Il mio amore è fedele

Attenti al cane… in tanti e sempre più numerosi

Quando l’aria fresca del mattino mi dilata i polmoni nella consueta passeggiata al Parco della Memoria, incontro A. a passeggio col suo cucciolone e a bruciapelo (non del cane) le chiedo qualche pensiero su di lui.

«Mio marito se n’è andato e le mie figlie sono grandi. Ora preferisco la compagnia del cane; gli animali non conoscono la cattiveria come purtroppo gli uomini».
Quello di A. è un pensiero comune a tanti.

L’incremento notevole della popolazione canina è sotto gli occhi di tutti.

Ci sono stime che valutano il numero del nostro migliore amico in Italia in venticinque milioni.

In realtà nel 2014 solo 7 milioni erano i cani registrati, nonostante l’anagrafe canina sia l’unica anagrafe animale obbligatoria.

Il cane, selezionato per innumerevoli compiti in più di quattrocento razze, può essere utile come cane da pastore, da guardia, da difesa, da caccia, da compagnia o d’affezione.
È proprio quest’ultima la fascia con un aumento esponenziale.

In guardia però: a volte la scelta di un cane è dettata da carenze psico-affettive, emotive, educative del proprietario.
C’è il pericolo di atteggiamenti antropocentrici, che trasferiscono sul cane modelli tipici dell’uomo, mentre va invece sempre rispettata l’autonomia psichica dell’animale.

Il cane chiede una vicinanza affettiva ed effettiva e ricambia in maniera canina le nostre attenzioni con dimostrazioni di grande amabilità, ma “non deve mai essere sostituto di figlio, sorella, di moglie, di madre” (Baroncini).

Si vedono comportamenti sbagliati di persone troppo tolleranti o, viceversa, inutilmente severi: guinzagli troppo lunghi o troppo corti, che trascinano come sacchi i malcapitati.

Ma poi ci sono, e credo siano la maggioranza, i possessori virtuosi, anche a seguito di corsi di addestramento ed educazione cinofila.

Eccoli a passeggio fin dal primo mattino con guinzagli e sacchetti per raccogliere gli escrementi, diretti verso il parco pubblico, dove esistono tre zone recintate dedicate ai cani e alle amicizie vecchie e nuove dei padroni; pronti a giocare con i loro tesori, che tengono loro testa per ore e ore, o a prevenire eventuali conflittualità tra gli animali.

Queste persone leggono libri di etologia, si scambiano idee, conoscono le regole fondamentali di igiene, alimentazione, educazione, riproduzione e la vigente legislazione a tutela degli animali: l’accesso ai locali pubblici, le vaccinazioni, i luoghi di vacanza che accettano il cane e così via.

Spesso si attivano anche per ritrovare gatti o cani smarriti o per aiutare animali feriti e debilitati, piccoli caduti dal nido, ricci in difficoltà.

Legambiente ha assegnato un punteggio in centesimi al rapporto con gli animali nelle nostre città.

Le più virtuose: Prato 80 punti, Bolzano 75.
Reggio Emilia non sfigura coi suoi 62 punti, ma c’è ampio margine di miglioramento.

Avrei desiderato dilungarmi un po’ con Argo, cane di Ulisse, che dopo venti anni riconosce il suo padrone e muore sereno; o con Cerbero, mostro a tre teste, messo a guardia dell’Inferno. O sui cani delle nobili famiglie, ritratti da grandi pittori… o sui pittori e sui cantanti detti cani, a volte per pregiudizio degli sciocchi!?
Ma lo spazio è un tiranno-cane e allora mi affido alle parole della mia veterinaria preferita, la dottoressa Silvia Lugli.

«Il desiderio della compagnia di un cane è scoppiato da molto tempo; in questi 35 anni dacché mi sono laureata le cose sono notevolmente cambiate.
Un tempo l’animale era trattato da animale; adesso fa parte della famiglia, ma c’è da promuovere sempre una maggiore educazione.

Se il cane è di razza te lo vendono già pronto, altrimenti si svermina, si vaccina, si mette il microchip dietro l’orecchio sinistro.
Spesso il cane può avere una sindrome di abbandono e allora può essere utile appoggiarsi a qualche bravo istruttore, anche per evitare che pianga quando resta solo in casa.

C’è poi la moda tra i giovanotti dei pitbull o cani similari incrociati tra loro, che a volte possono sembrare aggressivi; ma il cane aggressivo di per sé non esiste, dipende da come viene allevato. Nei canili c’è abbondanza di questi cani, perché poi di frequente vengono abbandonati.

Se guardiamo il cane e il proprietario spesso hanno una certa somiglianza; c’è il palestrato che acquista il rottweiler o la signora che si pettina come il suo barboncino!

Un altro aspetto: io tutti gli anni metto un cartello a Natale “Non regalate animali, non sono giocattoli”.
Si regala un peluche, il cane si adotta e c’è molta differenza. Perché poi non riescono a tenerli e usano la scusa che il bambino è diventato allergico… Ma toh!?
Stiamo anche cercando di introdurre il microchip obbligatorio nei gatti».

E si scivola sul gatto, perché Silvia Lugli afferma di avere una passione viscerale per questi animali; ma questo è un altro argomento, che potrei affrontare in un articolo successivo, dopo aver consultato il mio amico magnagatt di San Martino

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