Una mano che versa l’acqua in un bicchiere.
Un atto che compiamo senza nemmeno rifletterci e che diventa una montagna impossibile da scalare per le persone colpite da paralisi dell’arto.
Da oggi il reparto di riabilitazione neurologica dell’ospedale di Correggio dispone di una attrezzatura che consegna loro una speranza in più.
Il merito è di Valter Vecchi, professore di francese alla scuola media Andreoli, consigliere comunale, appassionato di filosofia, che ci ha lasciato nel 2006 a soli 59 anni. Correggese doc impegnato in numerose attività di volontariato, ha voluto nel suo testamento riservare un importante lascito all’AVO, l’Associazione dei Volontari Ospedalieri, che gli è stata vicino nel periodo della sua lunga malattia.
L’AVO del distretto di Correggio si è costituita nel 1988 e conta oggi 87 soci che, dopo un percorso formativo, prestano il proprio tempo libero nell’ascolto, sostegno ed assistenza ai ricoverati. Oggi è presieduta da Renza Vezzani.
L’AVO ha utilizzato questa somma per donare al reparto di Riabilitazione Neurologica del S. Sebastiano un innovativo dispositivo, progettato e realizzato in Italia, a supporto della riabilitazione di pazienti con gravi deficit alla mano a causa di ictus, lesioni spinali, malattie neuro degenerative, traumi ortopedici.
Si tratta di un guanto con sensori collegati ad una macchina che, grazie al proprio software gestito dal paziente stesso, mobilizza le articolazioni delle sue dita consentendogli di controllare il movimento attraverso l’animazione in 3D su di uno schermo.
Il dottor Francesco Lombardo, direttore del reparto, spiega: «Il primo traguardo di ogni paziente in riabilitazione è quello di riprendere a camminare autonomamente; il secondo è quello di recuperare la manipolazione.
Corriamo il rischio di concentrare gli sforzi sul primo obiettivo e di fornire un’educazione negativa sul secondo, cioè di educare il cervello al non-uso della parte colpita. Questo ausilio tecnologico non sostituisce il fisioterapista ma aumenta grandemente l’efficacia della sua azione, arricchendola in metodo e quantità».
Cosa si prova? chiedo a Massimo, un giovane colpito da ictus alcuni anni fa che, grazie ad una grande forza di volontà, oggi è autonomo e guida addirittura una vettura. Ma non ha ancora recuperato l’uso del braccio e della mano sinistra.
Massimo ha già usato questa attrezzatura una decina di volte, perché prima di procedere all’acquisto l’ospedale ha potuto sperimentarne la validità.
«Una sensazione che mi ha sconvolto e commosso. Questa attrezzatura restituisce memoria cerebrale a chi l’ha persa nell’uso di un arto.
Occorreranno molte sedute, come è accaduto per il recupero della deambulazione, ma già adesso mi sento il braccio paralizzato più leggero, non solamente un corpo morto».
Il 9 aprile, con una festa dedicata a Valter Vecchi, è avvenuta la consegna dell’attrezzatura al reparto, presenti i vertici nazionali e regionali dell’AVO, la direzione dell’USL, e un folto pubblico composto anche da rappresentanti di altre associazioni di volontariato e da molti amici di Valter.
Il sindaco, Ilenia Malavasi, unendosi ai ringraziamenti di tutti gli intervenuti, si è detta orgogliosa di far parte di una comunità che ha nella solidarietà e nell’auto-organizzazione due delle sue caratteristiche distintive.