Il girone dei ludopati suicidi

L’azzardo della miseria miete vittime

Si chiama Pluto, ma non c’entra niente con Topolino. Pluto, in origine, era il nome del dio della ricchezza: in straordinaria assonanza con Plutone, dio degli inferi. Quando i soldi diventano un inferno.

Pluto è il nome che l’associazione Papa Giovanni XXIII ha dato alla comunità terapeutica per giocatori d’azzardo della nostra provincia. Una casetta sulle colline reggiane. Una delle tre presenti in Italia, le altre due in Piemonte e in Toscana.

«Solo tre? Pensavo di più» chiedo a Matteo Iori, presidente dell’associazione Papa Giovanni e del CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo).

«Infatti -mi risponde- ci sarebbe molto bisogno, ma per il trattamento del gioco d’azzardo non è prevista copertura finanziaria.
Lo Stato, per aiutare e prevenire la ludopatia, non dà i soldi».

Soldi. I soldi parlano di noi. Da come spendi si capisce chi sei. Da come sei decidi come spendere.
Hai già messo l’anima nel portafoglio? No? Tranquillo, c’è già.

Sono 350.000 gli italiani -soprattutto maschi, fra i 30 e i 40, ma non solo- che si svegliano alla mattina pensando alla videolottery (sorella aggressiva della slot machine) e si addormentano alla sera pensando al gratta e vinci. Un pensiero fisso: prima degli affetti, prima degli impegni lavorativi.
Chi gioca perde la famiglia, perde il lavoro.
Perde la libertà: è assediato, ovunque.

La vita del ludopate è un inferno.
Non può andare a prendere un caffè, perché al bar ci sono le slot machine. Non può andare al supermercato, i gratta e vinci sono alla cassa.
Non può guardare ItaliaUno, perché ogni 2 pubblicità ce n’è una di gioco d’azzardo. Non può navigare in internet, perché i cookies sanno che è dipendente e gli offrono pop-up d’azzardo ad ogni click.

Aggiungiamoci 650.000 italiani a grande rischio ludopatia. In totale: un milione di italiani a grave o gravissimo rischio (più altri due milioni a lieve rischio). Un quarto degli alcolisti, è vero, ma che muove un giro d’affari enormemente più grande: 84 miliardi di euro all’anno.

Soldi. Soldi buttati. Soldi bruciati. 

Che non fanno guadagnare nessuno. Nè i giocatori, né lo Stato (che da questi giochi porta a casa meno del 10%). 

Soldi che spendono le persone: un mondo al contrario.

Per quali porte si entra in questo inferno? La porta del bar. Le macchinette sono il gioco preferito della metà dei ludopati. Un altro 13% va all’inferno entrando al supermercato o all’autogrill, dove lo aspettano i gratta e vinci. Gli altri ludopati trovano il loro girone in altri modi: l’ippica, il bingo, le lotterie. Per altri la porta dell’inferno è la tastiera del pc.
L’azzardo online è sempre più diffuso: dà una dipendenza violenta. Puoi giocare da solo, ad ogni ora, in ogni momento, di nascosto.

Una dipendenza sottile, invasiva, subdola.

«Metà degli studenti italiani hanno giocato d’azzardo».

Ma il gioco d’azzardo non è vietato ai minorenni? «In teoria» mi risponde Matteo Iori. In pratica quasi la metà degli studenti italiani (di cui un terzo di ragazze) ha tentato la fortuna. O è la fortuna che ha tentato lui?

Tutti i ludopati hanno una grossa vincita alle spalle. O, meglio, una ex-vincita. Sono tutti ex-vincitori. Adesso hanno perso tutto: anziani che hanno bruciato l’eredità dei figli, professionisti che guadagnavano tanto e sperperavano tanto, famiglie che hanno dovuto tutelare i propri beni dal parente ludopate, che ipotecava la casa per poter continuare a distruggere ciò che aveva.

Su internet girano delle finte slot-machine pensate per bambini dai 4 agli 8 anni. Per prendere l’abitudine fin da piccolo.

Il gioco d’azzardo non è un gioco. È un inganno. Quando la pubblicità del superenalotto dice Darai ai tuoi figli un futuro splendente, sta dicendo una bugia.
Nella stragrande maggioranza dei casi sarà un futuro di miseria, di litigi, di beghe legali, di sfiducia e di tormento.

Dal 1994 ad oggi tutti i governi italiani hanno legalizzato nuovi giochi d’azzardo, con sempre minori entrate per le casse dello stato, che in vent’anni si sono più che dimezzate.
Tutti i governi. Tutti, tranne il governo Monti. Per vent’anni il problema è stato ignorato dai legislatori.
Nel 2012, l’anno in cui il fatturato del gioco d’azzardo raggiunse l’apice di 88 miliardi di euro, il governo Monti cominciò a trattare il problema.

Gli unici ad occuparsene sono gli enti locali, che hanno tutti gli svantaggi sociali del gioco d’azzardo e nessuno dei risibili vantaggi di cui invece gode Roma.

E a Correggio? A Correggio si può giocare dappertutto: vicino alle scuole. Vicino alle parrocchie. Vicino all’ospedale. Vicino al fast food. Vicino ai carabinieri. Ovunque.

Il 17 ottobre scorso il comune ha lanciato “Slot FreE-R”. Questo nome impronunciabile battezza la campagna contro l’azzardo promossa da Regione e Comune. Tutti gli esercizi commerciali che rifiutano le slot machine non pagheranno la tassa sul suolo pubblico.

Un progetto «per proseguire nel contrasto all’illegalità, dando importanza agli esercenti che hanno scelto un’azione anti slot, prendendosi a cuore più la collettività di un facile guadagno», secondo le parole di Ilenia Malavasi.

Illegalità. Tutti i ludopati rubano per recuperare soldi da bruciare. Rubano in casa, chiedono prestiti, truffano amici e parenti.
Persone che raramente li denunceranno. Criminalità della miseria, davanti alla slot-machine.
E, dietro alle slot-machine, la potente criminalità della lobby d’azzardo.

La Divina Commedia mette gli scialacquatori nel girone dei suicidi. I suicidi distruggono ciò che sono, gli scialacquatori ciò che hanno.
Il gioco d’azzardo è un peccato, un problema, una povertà antichissima: da quando l’uomo ha inventato il denaro, gioca d’azzardo.
Gli egizi giocavano d’azzardo, gli etruschi anche. Gli antichi cinesi. Nel medioevo si giocava a dadi. Ma oggi le cose sono diverse.

Oggi lo sfregio sociale dell’azzardo è alleato alla solitudine, alla tecnologia e alla pubblicità: non è mai stato così subdolo, letale e disumano.

Sul Golgota, sotto i rantoli dei tre crocefissi, si giocava d’azzardo.

Associazione Papa Giovanni XXIII 

Dal 2000 gestisce interventi d’aiuto e trattamento per giocatori d’azzardo. Negli ultimi quindici anni ha ricevuto una richiesta d’aiuto ogni due giorni. www.libera-mente.org

CONAGGA 

Coordinamento Nazionale Gruppi Giocatori d’Azzardo. Da Reggio Calabria a Bolzano ogni mese gestisce 238 gruppi di trattamento, sparsi in 34 sedi su tutto il territorio nazionale. www.conagga.it

Le attività “no slot” a Correggio

Ristorante “A casa di Camilla” – Bar “Blu Gest” – Gelateria “K2” – Tabaccheria “Nuvola di fumo” – Trattoria “Alla rotonda” – Pub “La galera” – “Café teatro” – Ristorante “L’osteria” – Bar “Nitos” – Pizzeria “La Pratina” – Ristorante “T.S.” – Ristorante “Cacio e Pepe” – Bar “Lorys” – Ristorante pizzeria “Olimpia” – Bar “La fenice” – “Tabaccheria Magnanini” – Ristorante “Le querce – Hotel President” – “Ace café” – Pizzeria “Pepperoni” – Ristorante “Il portico” – Ristorante pizzeria “Il destino” – “Tribeca café” – Pizzeria “La briciola” – Pizzeria “Blu notte” – Bar “Malandrino” – “Ristorantino del Borgo” – Pizzeria “L’infinito” – Bar “Fronteretro” – “La Rocca caffè” – “Caffetteria Mazzini” – Caffè “Ai portici” – “Cafè Politeama” – “Minibar” – “Caffè Principe” – “Ristorante Il Correggio  – Albergo dei Medaglioni” – “Komodo café” – “America graffiti” – “Bar Giulio” – Gelateria “Amadeus” – Bar “La piazzetta” – Pizzeria “La lanterna” – “Trattoria Tre Spade” – “Kalhua kafè” – “Forno Benassi” – Ristorante “Pachito’s”.

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