Il girone degli alcolisti

Il ritorno alla vita con l'aiuto degli Alcolisti Anonimi

Incontro Otto Settembrini, un nome di fantasia, seduto ad un tavolo. Otto è distinto, gentile, mi ricorda mio zio in pensione, quello che prima lavorava in banca. 

Mi stringe la mano con sicurezza, parla a bassa voce. «I primi di ottobre compio ventun anni».

Lo guardo meglio. È ovvio che Otto ha almeno il doppio di ventun anni.

«Compio ventun anni di sobrietà».
Otto è stato per ventotto anni all’inferno. All’inferno non ci sono amici, solo compagni di bevute.
Niente amici, solo passanti con cui prendersi in giro, rannicchiati al bancone.
All’inferno non c’è la verità: le bugie alla moglie, ai figli, a se stesso.
All’inferno non c’è realizzazione: vivendo per bere, Otto perse il lavoro di rappresentante presso la multinazionale dove lavorava.
All’inferno non si sta bene, e Otto ha rischiato per un pelo la morte per cirrosi epatica.

«Continuando così avevo solo tre posti in cui andare. L’ospedale. La galera. Il cimitero».
L’Italia è allo 0,5% per la prevenzione dell’alcolismo. In Italia ci sono 4 milioni di alcolisti e 4 milioni di potenziali alcolisti. I giocatori d’azzardo, i dannati di un altro girone infernale (situato in un angolo di piazza San Quirino, a due passi dalle scuole), sono un quarto degli alcolisti.
Fra cure mediche, malattie, incidenti automobilistici e ore di lavoro perse, l’alcolismo pesa sulle casse dello Stato per circa 40 miliardi.
L’intero giro d’affari del vino italiano è della metà: 20 miliardi. E pesa sulle famiglie con divorzi, separazioni, cause. 

In Italia ci sono 400 gruppi degli Alcolisti Anonimi, in Inghilterra 5000, in Polonia 4000.
In provincia di Reggio ce ne sono 7, tre a Reggio, gli altri a Castelnovo Monti, Rubiera, Guastalla e Montecchio.
Ogni sera ne è aperto almeno uno.

«Perchè vedi, Matteo -mi dice Otto- io curavo le malattie delle piante, sapevo tutto dei problemi dell’agricoltura, ero un ottimo rappresentante agrotecnico… ma davanti ad una bottiglia, vinceva lei. Sempre».

Per ventotto anni Otto ha perso ogni incontro con il bicchiere, ogni match con la bottiglia.
Ventotto anni del diavolo. Diecimila giorni di dannazione.
Negli ultimi due anni girava con una cassa di vino nel bagagliaio.
Nel tragitto Budrio-Bagnolo le tappe per un bicchierino erano almeno tre. Stava sempre peggio.

L’alcolismo è riconosciuto dall’organizzazione mondiale della sanità come malattia incurabile, progressiva e mortale.
L’alcol è paziente. Per ammazzarti aspetta una vita.

Una vita. Ma non quella di Otto. Sono ventun anni che non beve. Ma non è un ex-alcolista. 

È ancora alcolista. Solo che non beve. Non beve neanche un bicchiere da ventun anni.

Ventun anni fa: il miracolo.

Sulle pagine del giornale locale di Novellara legge il numero di telefono degli Alcolisti Anonimi. Ci vorranno altri mesi prima che si decida a chiamare.

Da quella telefonata ha smesso, con l’aiuto di uno sponsor, cioè di un amico, sobrio già da nove anni, che tifava per lui. L’immagine lugubre che pensava di incontrare nel gruppo degli Alcolisti Anonimi si dissolse dopo la prima riunione: gli alcolisti che non bevono sono gente serena, allegra, normale. Gente che sa ascoltare e racconta la propria vita. Fa le cose che fanno tutti: tranne bere.

Non è facile. Confessa una ragazza che chiameremo Paola: «Ho questo problema del bere che mi fa morire dalla vergogna. Chiedo al medico che mi risponde: da sola non può, cerchi un gruppo d’aiuto. Io testarda: ce la farò da sola. Puntuale arriva la ricaduta e ancora di più la vergogna. Vedo attaccata a una parete dell’ospedale una locandina di Alcolisti Anonimi. Passo e ripasso memorizzando un numero alla volta, (di più era impossibile), che trascrivo su un foglietto ben lontana dalla locandina (non si sa mai che qualcuno capisca). Arriva il grande giorno: mi decido e vado al Gruppo.

È situato nel seminterrato di una casa popolare. Suono il campanello e dietro di me arriva una signora; mi secca farle capire dove vado. Così invece di scendere, comincio a salire le scale controllando tutti i cognomi di tutte le porte fingendo di cercare qualcuno. Primo piano, secondo piano, (non c’ è l’ascensore), terzo piano sperando che la signora si fermi ma seguita a salire, quarto piano… quella strega sempre dietro e io sto sempre più male (soffro di polinevrite tossica) e sempre di più mi vergogno. Quinto e ultimo piano (io mooolto seriamente controllo i nomi alle porte e la malefica mooolto seriamente finge di credere). A voce alta dico: avrò sbagliato portone, sono tutti uguali. “Sì, sì…” fa quella.

Ridiscendo disperata, stanca, dolorante, distrutta. Scendo le due rampe del seminterrato e lì a ridosso delle cantine mi si aprono le porte del Paradiso. Ho scoperto che parlarne in gruppo è miracoloso. In Alcolisti Anonimi, oltre alla polinevrite tossica mi hanno tolto anche la vergogna tossica: poter ridere insieme agli altri delle proprie vergogne è un vero toccasana, almeno per me. Per la cronaca, ho 49 anni, sono sei che non bevo, non mi fanno più male le gambe. Qualche volta mi capita di incontrare quella signora: posso dire “buongiorno” senza vergogna ma sorrido pensando alla tanta fatica e alla figuraccia che ho fatto quella volta».

Torniamo a Otto, nei suoi occhi vedo l’umiltà e la pace di chi è stato salvato.
«Gli ultimi anni di alcolismo avevo iniziato a bestemmiare, non ero più io. Ero falso. Non ero me stesso. La malattia dell’alcolismo non colpiva solo me, colpiva anche tutta la mia famiglia. Avevano perso la fiducia in me. Avevo perso tutti i desideri, tranne uno: bere».

Eppure, per entrare negli Alcolisti Anonimi serve un solo requisito: il desiderio. Il desiderio di smettere di bere.
«È stato un miracolo che avessi ancora quel desiderio. Nascosto sul fondo secco delle mie bugie, avevo ancora quel desiderio».
Smettere di bere.
Con questo pensiero andò alle riunioni degli alcolisti anonimi, e in cambio ne ebbe speranza per sé, fiducia dai famigliari e ricominciò a sentire i profumi.
Stava sempre meglio. Cambiò amici, trovando amici disinteressati, che gli dicevano: «se vuoi bere è un problema tuo, ma, se vuoi smettere e non ci riesci, è un problema nostro». 

Stava ricevendo gratuitamente quello che l’alcol gli prometteva in cambio dei suoi soldi, del suo lavoro, della sua anima, ma che poi non gli aveva dato. Cambiò stile di vita: divenne sincero. Imparò a raccontare e ad ascoltare.

Raccontami di te, perché io possa conoscermi meglio: in questa frase si può racchiudere il senso delle serate all’associazione: ascoltare gli altri che, raccontando di sé, parlano di te.
«Sarebbe bello che le lobby dell’alcol non facessero la loro pubblicità durante le fasce protette. Si salverebbero delle vite. Magari se ne parlasse di più».

Ventun anni fa qualcuno che ne ha parlato di più ha aiutato Otto a rinascere. 

Otto è rinato davvero: in ottobre Otto compie di nuovo ventun anni. 

Ventun anni di vita, di vita vera.

ALCOLISTI ANONIMI REGGIO EMILIA

346 3037000
esternoaa@gmail.com

Le riunioni sono aperte a tutti, chiunque può partecipare ascoltando.

Montecchio: gruppo “L’Incontro”, ultimo giovedì del mese ore 20,30

Guastalla: gruppo “Speranza”, ultimo martedì del mese ore 20,30

Castelnovo Monti: gruppo “Il Sentiero”, terzo mercoledì del mese ore 20,30

ALTRI RIFERIMENTI 

Narcotici Anonimi – Italia: 

339 411 6259

Giocatori Anonimi-Italia, 

gruppo di Reggio Emilia: 3669768018 / 3669767970 

reggioemilia@giocatorianonimi.org

Condividi:

Leggi anche

Newsletter

Torna in alto