La sede di via Modena è bellissima: una “corte” rivolta versa il sole, un fabbricato bianco, moderno e sinuoso. Quando era in costruzione e ci passavamo davanti, andando verso via Fazzano, ci chiedevamo cosa mai avrebbe contenuto. Uffici pretenziosi, di sicuro. E invece contiene progettazione e innovazione, con spazi funzionali alla ricerca e alla formazione illuminati dalle vetrate sulla corte, sale essenziali con opere d’arte discrete, servizi per il relax degli addetti, e lo stabilimento alle spalle.
Ci accoglie Giuliano Scaltriti, manager di formazione meccatronica, direttore delle vendite in una ditta di Carpi, oggi amministratore unico di UNE srl. Ci racconta una storia breve ma affascinante. Grazie all’amicizia con due ingegneri esperti di chimica legata al petrolio, ha trovato la sua “via di Damasco”, anzi, la sua via alle fonti energetiche rinnovabili. L’idea che ha unito i tre nel 2010 è stata quella di progettare ciò che non c’era: l’indipendenza energetica per gli individui e le famiglie. Il boom dei pannelli fotovoltaici si esaurisce quando si riducono gli incentivi fiscali, perché in realtà la famiglia vende energia al proprio distributore a un prezzo di monopolio e la ricompra dallo stesso al prezzo che dice il mercato, molte volte triplicato. L’ideale è rendere autonomi la persona, la famiglia, il condominio, la fabbrica: veri “prosumers”, ovvero produttori e consumatori di tutta quanta l’energia da loro stessi prodotta. Quello che è l’eolico per gli agricoltori tedeschi, per intenderci.
Per far questo occorre una tecnologia pulita e poco costosa di stoccaggio dell’energia derivante dai pannelli fotovoltaici, nonché un sistema di software che ottimizzi l’uso dell’energia prodotta in proprio e l’accesso alla rete elettrica solo nei picchi di inutilizzo. Dal punto di vista normativo quest’ultimo passaggio, cioè la facoltà di accedere alle grandi reti di distribuzione di energia elettrica per un produttore di energia alternativa, è stato regolato solo nel 2017 dalla Comunità Europea.
L’attenzione dei tre si è concentrata sulla “tecnologia del sale”. In parole molto povere il cloruro di sodio, cioè il comune sale da cucina, è un ottimo conduttore e un ottimo accumulatore di elettricità, con costi limitatissimi (a differenza del raro litio, ad esempio), non ha decadimento e quindi non si esaurisce, il suo smaltimento è naturale (mentre rappresenta la principale criticità delle batterie montate sulle auto ibride) e garantisce la massima sicurezza. Questa tecnologia, già nota in Sudafrica negli anni ‘50, viene studiata in diversi paesi dai centri di ricerca senza che le multinazionali dell’energia siano ancora riuscite a risolvere tutti i problemi pratici connessi al suo utilizzo. La progettazione di Scaltriti e del proprio team di professionisti è innovativo perché risolve gli aspetti negativi (ad esempio le dimensioni, la dispersione del calore necessario a tenere liquido il sale, i tempi di rilascio dell’energia): così nasce ZHERO, sistema con batteria al sale a zero emissioni, interamente riciclabile, perfettamente utilizzabile da un appartamento come da un condominio o una fabbrica anche in assenza di rete pubblica (l’intera sede di via Modena è energeticamente autonoma). Tutti i componenti in corrente continua e in corrente alternata che portano a questo risultato sono stati oggetto di brevetto internazionale.
UNE, che sta per “Universal Nature Energy”, viene fondata nel 2012 con l’ingresso di un socio finanziatore, e si concentra sullo sviluppo elettronico per ottimizzare lo stoccaggio dell’energia solare, l’accesso alla rete elettrica e l’alimentazione di un sistema domestico che si può definire “innovativo”. Grazie a questi investimenti UNE è l’unica azienda ad esibire il certificato di eccellenza rilasciato dalla Comunità Europea; e concorrendo in altri 5 progetti internazionali si è già aggiudicata il prestigioso progetto europeo InteGridy. Il trasloco nella nuova sede è avvenuto all’inizio dell’anno. Giuliano Scaltriti ci ragguaglia sulla consistenza di UNE srl: 10 dipendenti tra ingegneri chimici, informatici e amministrativi, più collaboratori esterni; del centinaio di sistemi venduti fino ad oggi, praticamente senza una rete di vendita, alcuni sono stati collocati in rifugi alpini in collaborazione col CAI, altri in interventi immobiliari per iniziativa dei progettisti. A breve verranno consegnati Zhero per yacht di lusso e per due ospedali in Africa. Quella degli ospedali è una destinazione particolarmente interessante, perché il sistema “zhero ibrido”, sistema combinato di idrogeno e sale, produce ossigeno, il quale verrà poi utilizzato a scopi medici dalla struttura stessa. Ma pure l’uso abitativo presenta opportunità di sviluppo: anche se manca ancora una regolamentazione della Comunità Europea, si cominciano a progettare interventi immobiliari dotati di una rete di Zhero per ottimizzare l’energia prodotta a dimensione dell’intero intervento. Competere sull’innovazione energetica vuol dire correre senza mai fermarsi, vuol dire progettare su tutte le direzioni strategiche che si aprono. «Per questo avrei bisogno di neolaureati in diverse discipline scientifiche che accettino di formarsi sul campo delle nuove opportunità di ricerca. É ormai il momento di affrontare i mercati dell’energia a tutto campo, per realizzare il sogno fondativo di rendere disponibile a tutti una energia totalmente rispettosa dell’ambiente con costi minimi» afferma Scaltriti. «Del resto la sede è stata predisposta per triplicare la produzione e per fungere da centro permanente di ricerca e formazione continua. Gli interessi di alcune multinazionali per questa realtà imprenditoriale che muove i primi passi è sorprendente: proposte di partnership internazionali e addirittura proposte di acquisto che non scalfiscono la visione iniziale di realizzare qui, a Correggio, il centro di ricerca internazionale sulla tecnologia al sale per l’accumulo di energia da fonte rinnovabile».