Il Centro Sociale 25 Aprile, nato alla fine degli anni ottanta, dal 2012 è nella nuova sede di via Per Campagnola.
Da sempre attivissimo, in questi anni si sta “ripensando”, per essere sempre più al servizio della comunità, dai più piccoli agli anziani.
Dopo la storica presidenza di Sigfrido Ruscelli, ora la carica è ricaduta su Ombretta Martelli, che vede al suo fianco Zeno Borghi come vicepresidente, Caterina Giacomino come amministratrice e Giancarlo Bonetti in qualità di responsabile delle attività.
Ma il Centro di Correggio non è l’unico in provincia: ne esistono 56 con quattordicimila iscritti; solo Correggio conta quaranta soci volontari e seicento iscritti.
La proprietà è comunale, ma la gestione (spese, entrate, iniziative ecc.) è dei volontari.
A chi si rivolgono i centri?
«Si rivolgono a tutti, la gente vi entra liberamente. -risponde Giancarlo Bonetti– I centri erano nati nel ‘63 a Reggio per aggregare gli anziani; successivamente hanno aggiunto le bocciofile, poi hanno aggiunto gli orti.
Adesso siamo ad un bivio: è bene cominciare a chiedersi come questi centri possano avere una continuità di ruolo, in che modo possano attrarre anche altre persone, anche i giovani. Altrimenti la stessa generazione che ha fondato i centri dovrà chiuderli».
Cosa si intende per dare continuità ai centri?
«La società pone nuove problematiche, nuove povertà, fenomeni diversi legati all’intercultura.
Da questo punto di vista, ad esempio, stiamo facendo formazione, affinché davanti ai problemi sappiamo non tanto risolverli, ma dare una prima risposta.
Il centro sociale deve dialogare con l’esterno, perché in queste strutture si fanno molteplici iniziative durante l’anno, che all’esterno spesso non si sanno, con migliaia di ore spese dai volontari. Occorre uscire all’esterno».
In che modo?
«Il primo tentativo che stiamo facendo in modo strutturato è la collaborazione con “Lo Zaino dell’artista”, che propone musica, cultura, spettacoli, letture, discussioni. Abbiamo poi allacciato un rapporto con la scuola alberghiera del Convitto, per dare la possibilità a noi di conoscere questi ragazzi e a loro quella di fare una esperienza concreta.
Alla fine avremo ottanta ragazzi suddivisi in attività di cucina, sala e bar, che vengono qui al centro a dare il loro contributo.
L’altro soggetto che abbiamo coinvolto ovviamente è il Comune, perché ci teniamo al patrocinio, in quanto crediamo di fare parte a pieno titolo dello stato sociale.
Poi, per la nostra natura di volontari, la nostra attenzione va verso chi ha bisogno, quindi, ci siamo detti, dobbiamo individuare due soggetti da aiutare».
Li avete già individuati?
«Sì, primo è la Croce Rossa. L’altro soggetto è il Centro Arcobaleno, che raccoglie ragazzi che hanno un certo tipo di svantaggio.
C’è un gruppo di genitori che lavora e noi andremo ad attrezzare una sala, affinché i ragazzi possano trovare un ambiente più consono alle loro necessità».
Zeno Borghi ci ricorda: «Naturalmente organizziamo anche le serate danzanti e i corsi di ballo, il gioco delle carte, i corsi di inglese per adulti e per bambini dai tre ai cinque-sei anni.
Un corso di propedeutica musicale con un professore che aiuta i bambini nella percezione dei suoni.
Poi abbiamo dato spazio ad “AltrArte”, che ospiteremo tutti i martedì, fino alla fine di maggio.
Il sabato è riservato al gioco della tombola, ma la sala grande viene data per compleanni e iniziative anche a persone di etnie diverse, che vi hanno celebrato addirittura dei matrimoni.”
Riassumendo, il senso politico del Centro è proprio nella capacità di essere un soggetto utile alla società, che collabora con l’esterno, che sa svolgere un ruolo di aggregazione aperto a tutti.