A Correggio scoppia finalmente il caldo dopo che alberi secolari sono stati divelti da temporali e tornado locali che non si erano mai visti da queste parti, i quali hanno finalmente posto fine al giugno più riarso e torrido del millennio, il quale finalmente aveva sostituito un aprile piovoso e freddo come la Geenna, il quale… Adesso il caldo affanna i pensieri, desertifica il paese e trasforma le strade in piste d’asfalto dove d’improvviso compaiono le fate-morgana.
Uno di questi miraggi, che porta una kefiah bianca su una tunica ecru e due semplici calzari, si materializza lungo via dei Mille, direzione Coop. Cavalca un asino appesantito da un paio di sacchi e si ferma davanti ad un pio correggese in carne ed ossa.
D – Buon uomo mi sa indicare la chiesa?
R – Quale? Qui ci sono parrocchie di rito diverso a seconda del prete e del consiglio parrocchiale
D – Me ne basta una. Devo capire come va il mondo. Sa, è da poco che mi sono trovato a esercitare il mestiere di miraggio da queste parti
R – Scusi se insisto… signor?
D – Buon Samaritano. Mi dica pure
R – C’è una lunga tradizione settaria nella comunità correggese. Anche oggi continuiamo ad oscillare tra spiritualità e formalismo, oppure tra tradizione e nuovo sentimento religioso
D – A me interessa capire il grado di entusiasmo che suscita Papa Francesco. Il fatto è che lui conta molto sulla mia parabola per indirizzare il comportamento della gente
R – E dice poco! Qui casca l’asino… no, non il suo. E’ un modo di dire
D – Perché, Papa Francesco non è popolare?
R – Popolarissimo tra i correggesi atei, i non praticanti o i credenti di altre religioni. Essi dicono di non ricordare un Papa così aperto e dialogante. Si sono convinti che la Provvidenza esista
D – In realtà basta leggere il Vangelo. La parabola della pecora smarrita per esempio…
R – Invece i cattolici sono divisi tra chi lo approva e chi lo accusa ormai apertamente di rovinare la Chiesa. Questi ultimi hanno maturato forti dubbi sulla Provvidenza
D – Addirittura! Sono Farisei?
R – Non offenda: sono correggesi! L’avviso subito che anche io sono tra i più arrabbiati. Cominciamo dalle aperture del Papa
D – Oddio “aperture”, basta leggere le parabole. Quella degli ultimi che saranno i primi, per dire…
R – Vede, a forza di comprendere le ragioni degli altri si smarrisce la fede nelle proprie. Quando facemmo le crociate tutto era più chiaro. Quando mandavamo all’inferno i comunisti non avevamo dubbi. Adesso invece il Papa giustifica il relativismo religioso: basta credere in qualcosa di spirituale che siamo considerati tutti uguali!
D – In effetti nella parabola dei due figli, ha presente? I pubblicani e le prostitute possono entrare nel regno dei cieli prima dei praticanti ortodossi, se sono giusti e umili non se frequentano le cerimonie religiose
R – No guardi, ci vuole un argine, un discrimine. Una comunità ha bisogno di frontiere presidiate dalla dottrina. Altrimenti a cosa serve la Chiesa se non garantisce che chi sta dentro è meglio di chi sta fuori?
D – Più che a un muro ho sempre pensato alla Chiesa come ad un insegnamento
R – Ma non si vive col solo insegnamento. Poi Papa Francesco ce l’ha con l’ostentazione, i paramenti, le liturgie, gli affari, gli organi del potere religioso… tutte cose che invece servono da secoli per rafforzare la nostra identità. Mi sa che questo Papa è stato troppo in Sudamerica
D – Per questo ha la fissa dei poveri
R – Esatto. Veniamo alla famiglia. Noi cattolici riteniamo di avere l’esclusiva sulla famiglia. Ma Papa Francesco non manda più all’inferno la donna che abortisce, sta lì a distinguere un caso dall’altro. E arriva a comprendere le ragioni del divorzio. Pensi che alla fine arriva perfino a giustificare i matrimoni tra gay!
D – In quest’ultimo caso francamente non vedo un attacco alla famiglia, anzi aumenteranno i matrimoni, no? Del resto la mia parabola insegna l’amore per il prossimo, e che quello che si fa è più importante di quello che si è
R – La sua parabola! Ma lo sa che è proprio la parabola del buon Samaritano a creare dei problemi alla Chiesa?
D – Davvero? Mi dispiace
R – Dunque, un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, venne derubato e picchiato dai briganti che lo abbandonarono mezzo morto lungo la strada. Passò un sacerdote e lo evitò; passò un ministro del tempio e finse di non vederlo. Poi passò lei, un forestiero, e ne ebbe compassione, lo curò e pagò per la sua assistenza. Giusto? Purtroppo al giorno d’oggi questa storiella può venir letta riferendola a chi fugge da guerre e carestie, e nella sua fuga è stato oggetto di violenze. Comprende?
D – Il pregio di una parabola è che è sempre attuale
R – Va bene va bene. Allora io le chiedo: se invece di una persona lei avesse incontrato migliaia di persone picchiate e derubate dai briganti, cosa avrebbe fatto? Come avrebbe potuto sostenere le spese della loro assistenza?
D – Beh, è per questo che ci vogliono migliaia di buoni samaritani. Ed è per questo che è venuto Cristo
R – Lasciamo perdere. É la mancanza di realismo ciò che oggi molti cattolici contestano al Papa, ed è per questo che anch’io voto contro di lui quando mi esprimo da cittadino.
I miraggi agostani sono ingannevoli ma fortunatamente durano poco: il tempo di strabuzzare gli occhi e già non ci sono più. Capita anche in questo caso. Un battito di palpebre e il pio correggese è svanito, evaporato nella calura. Così il buon Samaritano e il suo asino possono riprendere il loro cammino lungo via dei Mille, perplessi.