Ha meno di quarant’anni e si interessa di finanza da quasi venti.
Ha già pubblicato tre libri sulla gestione del risparmio con Hoepli e De Agostini, è titolare di un blog specializzato e offre sui social aggiornamenti informativi gratuiti.
Gabriele Bellelli si occupa non solo di consulenze finanziarie ma anche dell’amministrazione complessiva dei patrimoni familiari.
Perché in un “mondo a tassi zero” bisogna considerare il rendimento di tutte le proprie disponibilità: non ci saranno grandi guadagni che permettono come prima di assorbire operazioni in perdita.
Mi dice: «Ad esempio, le conseguenze fiscali di ogni scelta diventano economicamente determinanti, l’assicurazione dagli eventi negativi incide molto sui costi, e tutelare il patrimonio significa individuare con grande anticipo le strategie di successione.
Per questo opero in pool con studi d’avvocati e di notai».
Ma andiamo con ordine.
Gabriele mi riceve nel suo studio in corso Mazzini e mi mostra alcuni strumenti informatici su cui sta operando. «Ce ne sono diversi alla portata di tutti. Basta un po’ di informatica, la lettura di un qualche manuale e casomai un corso specifico di finanza.
Ma niente che sia più complicato o rischioso del vecchio “smanettare sui listini”.
L’importante è avere le idee chiare e aggiornate». Sarà.
La prima domanda che gli pongo è un assaggio: da questa crisi (che crisi non è più ma un definitivo livello più basso dei nostri mercati) come esce il risparmio delle famiglie? «Quantitativamente si è ridotto a seguito dei problemi occupazionali e dei più bassi rendimenti di titoli di Stato, immobili, attività economiche.
Poi, come noto, si è ampliato il divario tra chi continua ad accumulare e chi si impoverisce.
Quando si afferma che il ceto medio è quello che si è impoverito maggiormente, si fa riferimento a questo fenomeno e ciò spiega la difficoltà di ripresa dei consumi».
Comunque, dico io, c’è grande abbondanza di liquidità sul mercato ed è per questo che i rendimenti per i prestatori sono vicini allo zero.
«Bisogna abituarsi ai mutamenti di scenario, dimenticarci di com’era una volta.
La liquidità del sistema è tanta» conferma «ma oggi non è semplice investirla perché i titoli di stato offrono rendimenti netti negativi fino alla scadenza 2023 e questa situazione potrebbe perdurare ancora qualche anno.
(I titoli dello stato italiano emessi dal 2014 in poi offrono un rendimento così basso che non copre le commissioni bancarie e le tasse).
Non solo, ma le banche, i fondi e le assicurazioni sono obbligati ad investire in queste condizioni il denaro che i clienti continuano a consegnare loro: perciò il problema in tutta Europa, dopo le insolvenze prodotte dalla crisi economica, ora è quello della insufficiente redditività delle banche».
Allora teniamo i nostri risparmi sotto il materasso? Perché, chi ce lo fa fare di investire per ottenere così poco o addirittura nulla, con strumenti che crisi e fallimenti hanno dimostrato essere insospettabilmente rischiosi: buoni del debito di uno stato sovrano (Grecia), obbligazioni subordinate (banche toscane), prestito sociale (cooperative)…?
E poi arriva il nuovo spauracchio chiamato “bail-in”, che in soldoni vuol dire utilizzare le obbligazioni bancarie e i depositi oltre i 100.000 euro per ricapitalizzare le banche quando arrivassero al dissesto.
È vero che il materasso può essere rubato, ma insomma…
Gabriele mi sembra preparato a questo “lamento del risparmiatore”.
«Se non impieghi il risparmio, anno dopo anno ti impoverisci.
In passato era facile comprare e vendere titoli sui listini nazionali, oppure vedere bot e fondi che rendevano molto più dell’inflazione.
(I Buoni Ordinari del Tesoro finanziano il debito dello Stato Italiano: sono di gran lunga i preferiti dagli investitori “sedentari” e per molti anni hanno dato rendimenti migliori delle altre forme di investimento più rischiose, ma a lungo non saranno più competitivi).
Poi la globalizzazione ha rivoluzionato anche gli strumenti e le logiche dei mercati finanziari.
La risposta alla tua domanda è che si può lavorare per incrementare i rendimenti.
Ad esempio se utilizzi solo prodotti finanziari e operatori nazionali (banche, società di gestione, fondi) vuol dire che accetti i costi e i limiti di un mercato in contrazione come quello italiano.
I costi di gestione di numerosi prodotti finanziari nostrani sono due o tre volte maggiori di prodotti analoghi svizzeri o lussemburghesi.
Oppure, i fondi immobiliari non hanno un futuro se investono in Italia ma lo hanno (per ora) qualora scelgano realtà estere in sviluppo.
Poi bisogna valutare bene i potenziali conflitti di interesse degli operatori tradizionali: al cliente consiglieranno i titoli di cui la banca vuole disfarsi?
Il fondo investirà per massimizzare il rendimento per il risparmiatore o sceglierà ciò che gli consente di coprire meglio le proprie spese di gestione?»
Non per niente un libro di Gabriele si intitola “Mani in alto, questa è una banca”.
Poi riflette: «I bisogni emergenti dei risparmiatori sono molti: dalla pianificazione familiare all’allungamento dei tempi di pensionamento per quei professionisti o dipendenti che faticano a lavorare fino ai settant’anni, fino alla preoccupazione per i figli che non avranno pensioni certe o sufficienti.
Per ogni bisogno ci sono strategie diverse di impiego del risparmio.
Sono convinto comunque che in assoluto occorra gestire i propri risparmi con la prudenza del buon padre di famiglia.
La speculazione fine a sé stessa alla lunga paga solo nel 5% dei casi».
Prima di congedarmi chiedo a Bellelli quale sia il tema che attualmente interessa maggiormente. «Sicuramente la riforma del trattamento fiscale della successione, già in avanzata fase di discussione in commissione parlamentare.
L’Italia ha in assoluto un livello di tassazione tra i più elevati, ma il suo regime delle successioni è il più favorevole: per limitarci al coniuge e ai figli le tasse sono il 4%, con una franchigia di un milione di euro e l’esclusione dei titoli di stato dalla valutazione dell’asse ereditario. In Francia è il 45%, in Germania il 30%, in Gran Bretagna il 40%, con franchigie molto inferiori e senza esclusioni. Le modifiche in discussione alzano la tassazione in modo progressivo, dimezzano la franchigia, tolgono le esclusioni.
È importante sapere che se il risparmiatore compirà scelte in una ottica di globalizzazione dei mercati esistono gli strumenti per ridurre l’impatto di questa riforma sul patrimonio famigliare».
Insomma: nemmeno il materasso ci garantisce di poter dormire sonni tranquilli. Bisogna diventare risparmiatori attivi, come recita un’altra pubblicazione a cui ha contribuito Gabriele Bellelli: il “Manuale dell’investitore consapevole”.