Per chi si occupa di sport scritto, poter intervistare un campione è il massimo della libidine. In quest’occasione ne ho a disposizione una moltitudine, ma sono in difficoltà perché i campioni non parlano, bensì “tubano”: sono colombi pluri-vincitori di gare in Italia e all’estero, perciò mi avvalgo di un interprete autorevole che ne conosce ogni sfumatura, incluso il modo di farsi capire. Sto parlando del mitico William Zanasi, colombofilo di vaglia e allevatore di colombi viaggiatori in quel di Mandrio di Correggio.
Esordisco con una domanda da perfetto profano: il campione sportivo è il colombo o il colombofilo?
«Siamo in simbiosi: la scelta dei soggetti, gli incroci di coppia, l’alimentazione, la scelta delle gare a cui partecipare sono chiaramente a carico del colombofilo, ma la voglia di tornare a casa dal compagno o dalla compagna, lo sforzo fisico, l’orientamento sono doti esclusivamente del colombo, che vanno esaltate attraverso l’allenamento».
Cosa è cambiato dai tempi in cui hai intrapreso l’attività?
«Ormai siamo purtroppo rimasti in pochi a gareggiare, nonostante questa fosse una zona, assieme alle province vicine, ad altissima densità di colombofili attivi: i costi sono lievitati in modo esponenziale; l’habitat è diventato più ostile, poiché le coltivazioni intensive e il sorgere di nuove abitazioni non sono molto compatibili con questo tipo di allevamento sportivo. Infine è mancato anche il ricambio generazionale.
Oggi, anche in questo sport “antico”, per tanti adempimenti regolamentari bisogna operare online, occorre essere un po’ esperti di tecnologia informatica; è tutto computerizzato, dalla partenza all’arrivo, dalla registrazione degli orari alla visione delle classifiche. Le piattaforme di ingresso dei colombi sono collegate con un orologio elettronico, a sua volta collegato ad un computer, che registra l’ora esatta di arrivo del soggetto da una gara».
Come sono strutturate le gare e dove si svolgono?
«Le gare si differenziano per la lunghezza del percorso, come nell’atletica leggera: la velocità fino a 400km, mezzofondo fino a 500 km, fondo oltre i 600 km, maratona oltre i 700 km. L’altro criterio è l’età del colombo, che, ad esempio, nel primo anno di vita può coprire solo la distanza più breve. Le gare si svolgono sia in Italia che all’estero, in zone idonee e possibilmente non pericolose per i soggetti, perciò vengono escluse zone ad alta presenza di rapaci. Le gare all’estero sono molto impegnative, sia economicamente che tecnicamente: non voglio tediarvi con tecnicismi, sappiate solo che c’è un fiorente mercato di scommesse e, purtroppo, persino di doping».
Cosa si può fare per generare nuovo interesse per questo settore?
«Le scuole e i bambini potrebbero guardare da un’altra angolazione la cura e la crescita degli animali, attraverso visite guidate nelle colombaie; per gli anziani ancora attivi e dinamici si potrebbero attrezzare piccole colombaie con colombi condivisi, come avviene per gli orti sociali, così da veder andare e venire i colombi, vederli crescere oppure “adottarne” una coppia. Sono pensieri in libertà, sui quali però stiamo lavorando con il gruppo colombofilo che fa capo qui a casa mia».
Qui termina la nostra chiacchierata. Mi ha commosso questa mescolanza di amore dell’allevatore per i suoi colombi, trattati come dei piccoli lord, e dei colombi stessi per le proprie compagne, che sono stimolo per il ritorno a gran velocità dopo un viaggio lungo e pieno di peripezie.
Per chi si occupa di sport scritto, poter intervistare un campione è il massimo della libidine. In quest’occasione ne ho a disposizione una moltitudine, ma sono in difficoltà perché i campioni non parlano, bensì “tubano”: sono colombi pluri-vincitori di gare in Italia e all’estero, perciò mi avvalgo di un interprete autorevole che ne conosce ogni sfumatura, incluso il modo di farsi capire. Sto parlando del mitico William Zanasi, colombofilo di vaglia e allevatore di colombi viaggiatori in quel di Mandrio di Correggio.
Esordisco con una domanda da perfetto profano: il campione sportivo è il colombo o il colombofilo?
«Siamo in simbiosi: la scelta dei soggetti, gli incroci di coppia, l’alimentazione, la scelta delle gare a cui partecipare sono chiaramente a carico del colombofilo, ma la voglia di tornare a casa dal compagno o dalla compagna, lo sforzo fisico, l’orientamento sono doti esclusivamente del colombo, che vanno esaltate attraverso l’allenamento».
Cosa è cambiato dai tempi in cui hai intrapreso l’attività?
«Ormai siamo purtroppo rimasti in pochi a gareggiare, nonostante questa fosse una zona, assieme alle province vicine, ad altissima densità di colombofili attivi: i costi sono lievitati in modo esponenziale; l’habitat è diventato più ostile, poiché le coltivazioni intensive e il sorgere di nuove abitazioni non sono molto compatibili con questo tipo di allevamento sportivo. Infine è mancato anche il ricambio generazionale.
Oggi, anche in questo sport “antico”, per tanti adempimenti regolamentari bisogna operare online, occorre essere un po’ esperti di tecnologia informatica; è tutto computerizzato, dalla partenza all’arrivo, dalla registrazione degli orari alla visione delle classifiche. Le piattaforme di ingresso dei colombi sono collegate con un orologio elettronico, a sua volta collegato ad un computer, che registra l’ora esatta di arrivo del soggetto da una gara».
Come sono strutturate le gare e dove si svolgono?
«Le gare si differenziano per la lunghezza del percorso, come nell’atletica leggera: la velocità fino a 400km, mezzofondo fino a 500 km, fondo oltre i 600 km, maratona oltre i 700 km. L’altro criterio è l’età del colombo, che, ad esempio, nel primo anno di vita può coprire solo la distanza più breve. Le gare si svolgono sia in Italia che all’estero, in zone idonee e possibilmente non pericolose per i soggetti, perciò vengono escluse zone ad alta presenza di rapaci. Le gare all’estero sono molto impegnative, sia economicamente che tecnicamente: non voglio tediarvi con tecnicismi, sappiate solo che c’è un fiorente mercato di scommesse e, purtroppo, persino di doping».
Cosa si può fare per generare nuovo interesse per questo settore?
«Le scuole e i bambini potrebbero guardare da un’altra angolazione la cura e la crescita degli animali, attraverso visite guidate nelle colombaie; per gli anziani ancora attivi e dinamici si potrebbero attrezzare piccole colombaie con colombi condivisi, come avviene per gli orti sociali, così da veder andare e venire i colombi, vederli crescere oppure “adottarne” una coppia. Sono pensieri in libertà, sui quali però stiamo lavorando con il gruppo colombofilo che fa capo qui a casa mia».
Qui termina la nostra chiacchierata. Mi ha commosso questa mescolanza di amore dell’allevatore per i suoi colombi, trattati come dei piccoli lord, e dei colombi stessi per le proprie compagne, che sono stimolo per il ritorno a gran velocità dopo un viaggio lungo e pieno di peripezie.