L’attenzione cristiana per le reliquie è un tema che non solo ha valenze religiose, antropologiche e sociali, ma è anche un interesse che fa “camminare” i cristiani da secoli. Il pellegrinaggio verso i luoghi di sepoltura dei martiri e dei santi, intrapreso percorrendo quelle che un antropologo ha definito “le vie dei morti”, infatti già dal Medioevo divenne una pratica molto diffusa. La Terra Santa, Roma, così come Santiago di Compostela o San Michele al Gargano sono da sempre le mete più ambite dal pellegrino cristiano, al quale si è aggiunto, in tempi più recenti, anche quello laico.
Si racconta che un tempo, nessuno partisse senza aver fatto prima testamento, poiché le difficoltà e le incertezze date dal lungo viaggio e dalle distanze non assicuravano il ritorno. Nel presente queste incertezze sono di fatto annullate, anche perché è possibile trovare informazioni sui percorsi in ogni formato possibile (digitale o cartaceo) e gli itinerari sono tutti ben segnalati e supportati da alloggi. Qualcosa, però, accomuna l’esperienza dell’uomo moderno a quella dell’uomo medioevale: oggi come allora su queste vie si cammina. Si cammina per viaggiare, per mettersi alla prova, per meditare sulle orme degli antichi, per inoltrarsi nei luoghi con un ritmo più lento.
Viller ed io abbiamo incontrato alcuni correggesi che di recente hanno percorso un tratto della Via Francigena e abbiamo chiesto loro di parlarci di questa esperienza. Si tratta di una coppia di coniugi, Rita Brevini e Maurizio Bruschi, e di un pellegrino solitario, Fabrizio Romani.
Fabrizio ha percorso un tratto di 530 km in diciotto giorni, Rita e Maurizio circa 600 km circa in altrettanto tempo; tutti hanno soggiornato nei luoghi di accoglienza pellegrina disseminati sul percorso, per lo più ostelli gestiti da volontari appartenenti a comunità religiose.
Dalle risposte è emerso come per loro, il cammino, abbia rappresentato una splendida occasione di crescita sia spirituale che umana: «Camminando si affronta la realtà in modo completamente diverso, perché si assimila lentamente ciò che ti circonda. Durante i silenzi, poi, si ha la possibilità di confrontarsi non solo con il mondo, ma anche con se stessi» hanno affermato i coniugi; sensazione questa è stata confermata da Fabrizio: «il camminare da pellegrino fa vivere momenti di felicità che arrivano senza nemmeno una particolare ragione, ma sono forse semplicemente dovuti al fatto che camminando nella natura, immersi in splendidi paesaggi, si prova una benefica sensazione di libertà. Inoltre ci si può soffermare a meditare sulle cose importanti della vita, senza limitazioni di tempo».
Anche dal punto di vista della condivisione il pellegrinaggio si è rivelato prolifico, in quanto: «il cammino ha il pregio di accomunare chi lo percorre, al di là delle singole motivazioni che spingono le persone a cimentarsi con questa esperienza» ha detto Rita. Lei e Maurizio, infatti, durante il viaggio hanno conosciuto Giuseppe, pellegrino di Ferrara con il quale hanno poi camminato da Pietrasanta a Roma, affrontando insieme la fatica, le scelte di percorso, gli imprevisti e tutto il bello della loro esperienza. Con lui «il rapporto si è costruito passo dopo passo, arricchendosi chilometro dopo chilometro».
Indubbiamente la Via Francigena, nel tratto italiano, ha l’enorme pregio di snodarsi in un territorio ricco di storia, incantevole da anche da un punto di vista paesaggistico, il che la rende attraente anche per coloro che, senza nutrire interessi religiosi, sono però interessati al turismo in formato “slow”. Per quanto riguarda i “nostri viandanti”, da un punto di vista prettamente culturale, hanno particolarmente apprezzato il tratto della Toscana con le sue dolci colline, le città d’arte, le pievi e le abbazie romaniche.
Sembrano essere dunque tante le motivazioni che spingono i nuovi pellegrini a camminare, ma parrebbe proprio che ognuno, strada facendo, non senta la fatica quanto il piacere del Viaggio, quello con la V maiuscola, perché è in grado di arricchire ben al di là della fatica. Lo spiega bene Fabrizio: «camminando per tanti giorni di seguito si finisce per capire che quello che ci dà la possibilità di avanzare nella vita non è tanto la prestanza fisica, quanto un atteggiamento mentale adeguato».
E allora gente non abbiate paura, indossate le scarpe giuste, e… camminate!
900 Km di Francigena
Il tragitto originario della Via Francigena si snodava da Canterbury a Roma per 1600 km.
La testimonianza di viaggio più antica risale a Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che nel 990 descrisse in modo dettagliato il percorso effettuato.
Sigerico suddivise il suo pellegrinaggio in 80 tappe.
Il tratto italiano della Via Francigena va dal Gran San Bernardo a Roma ed è lungo 945 km.
I pellegrini che si incamminano su questa via, giunti a Roma dopo aver percorso almeno 100 km, possono fregiarsi del “Testimonium”, il documento che certifica l’avvenuto pellegrinaggio.
Barbara Berretti, Viller Magnanini.