I negozi che bussano alla porta del cliente

Corrono forte le consegne a domicilio

Si parla tanto dei negozi, di come stiano e cosa facciano per sopravvivere nei piccoli centri come il nostro. Si cercano soluzioni, si studiano strategie, ma non si è mai pronti ad affrontare una situazione così grave come quella in cui ci siamo trovati. Certo, non è questo il momento di fare considerazioni sulla salute nei negozi, ma tra le tante forme di resistenza che sono nate in questo momento di grave crisi, una ci è balzata all’occhio: le consegne a domicilio. Se il cliente non va in negozio, allora il negozio potrà ben andare dal cliente, no? È questa la logica che ha spinto un gran numero di attività correggesi a reinventarsi. Da quando il Comune ha lanciato sul proprio sito la pagina chiamata “Correggio a casa… tua”, molte attività correggesi hanno dato la propria disponibilità per consegnare a domicilio i propri prodotti. Ne abbiamo raggiunte alcune (telefonicamente), per farci spiegare perchè lo abbiano fatto e quali siano stati i risvolti. Ovviamente senza cercare di mostrare queste attività come “migliori” rispetto a tutte le altre che, per un motivo o per l’altro, non sono riuscite ad attivare questo servizio. È solo un modo di mostrare che la comunità c’è, e che qui, a Correggio, non si arrende mai.

Incominciamo da Luca Solera, titolare di Siamo alla Frutta, l’ortofrutta che si trova in piazza Garibaldi. Ecco cosa ci ha raccontato: «Noi vogliamo che la gente stia a casa e non esca. Vedevamo troppe persone in giro, specialmente anziane. Così abbiamo deciso di iniziare a fare regolarmente consegne a domicilio. Questo servizio funziona bene, facciamo ore su ore di lavoro. Non lo facciamo per guadagnarci, ma per fornire un servizio che le persone non devono nemmeno pagare alla consegna». Tutto questo però comporta un’enorme mole di lavoro per un’attività come quella di Solera, che scende nei dettagli raccontando com’è diventata la sua giornata: «Mi alzo alle quattro di notte per fare tutti i giri che servono per rifornire la merce, poi apro il negozio a metà mattina. Chiudo alle 13 e incomincio a fare le consegne a domicilio, che mi durano anche fino alle 15. Mangio un piatto di pasta a casa al volo e torno subito in negozio alle 16 e sto lì fino alle 19.30. E poi ricomincio con le consegne, anche fino alle 22». È uno sforzo senza precedenti e tutto questo, ci tiene a sottolineare, solamente per poter dare un servizio in più, non per aumentare i guadagni.

Un’altra attività le cui consegne hanno riscosso grande successo è il Centro Carni, che ha attivato una linea telefonica apposta per gestire il servizio a domicilio. Come racconta il titolare, Andrea Montanari: «È iniziato così: qualcuno ci aveva chiamato chiedendo se facessimo consegne a domicilio, e allora abbiamo assunto due ragazzi per farli girare con il furgone. Dopo un paio di giorni, abbiamo iniziato a ricevere qualcosa come un centinaio di chiamate al giorno. Persone che ci chiamano per farsi portare una spesa quasi completa, chiedendo olio, sale, farina, lievito… tutte cose che prima non vendevamo così tanto. C’è stato perfino chi ha chiesto l’acqua, che però non riusciamo a vendere. E nel frattempo continuiamo a tenere aperto il negozio. La nostra clientela è aumentata e siamo riusciti a raggiungere tantissime persone che prima non ci conoscevano nemmeno». Ma passato questo periodo, continuerete a fare il domicilio? Montanari ci riflette, e confida di sì. Il lavoro è tantissimo, e dare un servizio come questo può essere di grande importanza.

 

Passiamo ai ristoranti. In particolare a La Brasserie Des Artistes, che ha portato i suoi hamburger nelle case di molti correggesi. E non solo: lo ha fatto con una piccola nota di colore che in tanti hanno apprezzato. «Mettiamo sempre un sacchetto con un dolcetto e con sopra scritto “Andrà tutto bene», racconta Gianna Guaitolini, socia de La Brasserie. «È una piccola coccola che vogliamo regalare ai nostri clienti, ma è anche un modo che ci permette di allentare un po’ la tensione. La situazione è pesante e abbiamo pensato che ce ne fosse bisogno, è il nostro modo per portare il sorriso. Le consegne ci stanno andando bene, tutta la nostra clientela correggese ha aderito a questa proposta e ci dà il suo supporto. Inizialmente facevamo sia pranzo che cena, poi dopo le prime due settimane abbiamo tenuto solo la cena».

 

Alcuni locali hanno poi fatto proprio la scelta di chiudere al pubblico prima che fosse necessario. È il caso del Cafè Teatro, come racconta Simone Casarini: «Avevamo deciso di chiudere in maniera volontaria già con il decreto dell’otto marzo, per tutelare la salute di tutte le persone che frequentano il nostro bar. Purtroppo salteranno tante nostre iniziative, e per noi commercianti è difficile, avremo bisogno il prima possibile di forti aiuti e ammortizzatori sociali. Abbiamo però iniziato un servizio a domicilio per birre e vini che pubblicizziamo online. Nel frattempo teniamo duro e accumuliamo tutti gli abbracci, faremo esplodere tutta questa bellezza appena si potrà!». La situazione è quindi difficile, ma questa mobilitazione fa capire quanto sia forte la volontà dei commercianti, e di tutti i correggesi, di non darsi per vinti. In tutto questo si può forse anche intravedere una rivincita dei piccoli negozi, che si sono messi in gioco nel servizio a domicilio, da sempre territorio privilegiato del commercio online. È quello che ricorda nuovamente Luca Solera, che conclude affermando: «Noi piccoli negozi abbiamo la possibilità di offrire i servizi di cui c’è bisogno. Dobbiamo essere valorizzati per questo, per il nostro rapporto con i clienti. Sono stati costruiti outlet e centri commerciali, ma la nostra vera forza si trova nei borghi che già abbiamo, nei piccoli negozi e nei servizi che loro possono offrire. È importante che le persone siano consapevoli di tutto questo, perchè noi lo facciamo proprio con il cuore».

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