I mille segreti dell’amato vino

Emilio Maioli, assaggiatore esperto

Un prodotto simbolo del made in Italy, con buona pace dei francesi, è senza dubbio il vino. Dietro e dentro una bottiglia ci sono storie di terre stupende, di cantine straordinarie, di passioni per sapori, profumi e bollicine; quanta cultura in una botte di buon vino! Se ne producono ogni anno più di 52 milioni di ettolitri. Non lo beviamo per fortuna tutto noi; primo paese importatore sono gli Stati Uniti, seguiti da Germania, Regno Unito, Canada, Svizzera, Russia e Giappone.

Sono 310 mila le aziende produttrici, grandi e piccole, con vigne distese in pianura o in collina. Cantine Aperte dal 1993 ha aperto le porte al turismo legato al vino e interessa 800 cantine con un milione di visitatori, dalla Valle D’Aosta alla Sicilia e alla Sardegna.

Ne parliamo col nostro Emilio Maioli, che ha ricevuto da poco dall’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino) un prestigioso riconoscimento per i suoi quarant’anni di assaggiatore.

 

Come e quando tutto è iniziato?
«Iniziai a frequentare corsi di preparazione nel ‘77, poi un corso come degustatore col sig. Casali, che ha una famosa cantina a Scandiano, e nel ‘78 mi sono diplomato. Il diploma è depositato alla Camera di Commercio e faccio parte di una commissione ufficiale per i Vini Italia. Ho partecipato poi al “Douja d’Or” di Asti, un grande concorso enologico e salone nazionale di vini selezionati e a tante altre manifestazioni.

Chi vuol fare l’assaggiatore deve sapersi “spersonalizzare”, non contano le proprie simpatie (io ad esempio non amo il Chianti) ma conta saper giudicare la tipicità dei vari vini».

 

Qual è lo scopo di tutto ciò?
«Ogni cantina che presenta un vino deve superare un esame organolettico per poter imbottigliare un vino. La commissione è sempre composta da cinque persone, divise con le paratie, affinché ognuno lavori con la propria testa e possa dare un giudizio oculato sulla scheda».

 

Come si giudica e cosa si osserva nel vino?
«Il primo aspetto è quello visivo, legato al colore tipico di zona, nero o bianco, velato o meno. Poi ci sono gli attributi olfattivi e lì ci vuole buon naso, per scovare eventuali profumi di muffe o altre anomalie. Quindi si procede con le caratteristiche gustative: si assaggia e se ne valuta la corposità, la tipicità, il gusto. Allora avevo con me un carissimo amico, Alberto Morani, che ha smesso per problemi di salute».

 

Assaggia soprattutto i nostri vini?
«Sì, normalmente è così e da noi dominano i lambruschi; poi la spergola, il cabernet, il merlot della bassa reggiana, il sauvignon, il pinot e la malvasia, che però è tipicamente piacentina e ha il suo vitigno che produce uve bianche, come il pignoletto. Ci sono anche dei bianchi che sono dei rossi decolorati; si fa una pigiatura soffice, perché è la buccia che dà il colore e poi si vinifica in bianco. Tanti vitigni sono andati perduti, ora si sta cercando di recuperarli da qualche ceppo rimasto. È giusto, è anche un fatto culturale anche se evidentemente non erano più redditizi».

L’ONAV è presente nella nostra provincia?

«Certo, c’è Marco Simonazzi, che è delegato provinciale, poi Marco Rocco, avvocato di Reggio, che è vicedelegato; tutte le province hanno i loro delegati».

 

E del Vinitaly non diciamo nulla?
«È una grande manifestazione che si svolge a Verona; sono andato tante volte per assaggiare vini diversi, anche stranieri. I nostri li assaggio qui. Negli ultimi anni poi la regione Emilia Romagna che ci dà uno spazio anche per l’Aceto Balsamico. Io sono assaggiatore anche di aceti e di Nocino. Ho iniziato pure con l’olio, ma non era nelle mie corde».

 

Emilio mi mostra i numerosi riconoscimenti, i diplomi di assaggiatore dei 25 anni e naturalmente quello dei 40; con un giusto orgoglio, sottolinea che è l’unico in provincia ad averlo avuto. Mi mostra alcune foto, in particolare quelle scattate in un noto ristorante di Bologna, dove viene premiato dal presidente nazionale ONAV Vito Intini, alla presenza della signora Pia Adriana Berlucchi.

Concludiamo la nostra chiacchierata con un buon bicchiere di lambrusco.

Grazie Emilio!

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