Il 17 aprile un palazzetto gremito di giovani delle scuole di Correggio, ha incontrato don Luigi Ciotti, presidente di Libera.
L’incontro con lui è un fiume di storie che si intrecciano e incantano i volti attenti dei ragazzi.
Don Luigi racconta quando ha incontrato Falcone poco prima che morisse.
Rammenta la profezia che don Sturzo fece sull’espansione mafiosa.
Sgombra i dubbi sulle cooperative che hanno permesso di produrre pasta e olio sui terreni confiscati.
Accenna alle minacce biascicate da Riina per lui.
Parla dei nonni di papa Francesco, che schivarono un naufragio.
Ricorda la legge proposta da Pio La Torre nel 1980 per togliere alle mafie i loro beni, legge che Libera ha concretizzato e perfezionato.
Dice che il 25 aprile resterà incompiuto fino a che la Liberazione non sarà la sconfitta della schiavitù mafiosa.
Si commuove ricordando un senzatetto che gli aprì il cuore e gli occhi sulla droga che invadeva Torino.
Un fiume di storie. Un fiume di nomi: Falcone, il papa, Pio la Torre.
E poi Antonio Montinaro.Un nome meno noto degli altri, che don Ciotti vuole ricordare.
Un uomo della scorta di Falcone.
Pugliese, morto in Sicilia.
Il sacerdote tiene nel cuore una frase della madre di Antonio: «Perché nessuno ricorda il nome di mio figlio?». Don Ciotti ha anche incontrato la nipote Elisabetta, che in un tema scrisse: «Mia nonna mi raccontava dell’amore per suo figlio, che uomini cattivi le avevano portato via.
Era orgogliosa: non raccontava di come fosse morto ma di come aveva vissuto».
Un fiume di nomi perché ogni nome è importante.
«Non basta commuoversi, bisogna muoversi», continua il prete, «a cominciare dalle piccole cose».
Chi è libero nelle piccole cose è libero anche in quelle grandi. Ad esempio a scuola: «Conoscere è responsabilità!». Solo la responsabilità può portare alla legalità.
«La legalità però non è un valore», dice il sacerdote, «il valore è la giustizia.
La legalità è lo strumento per ottenerla», saldando la “responsabilità dell’io” con la “giustizia del noi”.
Infatti può esistere anche una legalità senza giustizia: quando le leggi e le regole sono costruite per favorire i disonesti. Oppure quando «i poteri legali si muovono in modo illegale».
Ecco il vero problema: la corruzione.
Perché i mafiosi non sono nessuno, senza i corrotti.
«Va bene essere legali e responsabili» dicono gli studenti «ma come si fa?». La mafia fa così tanta paura, che quando arriva non deve nemmeno combattere. «Come l’Isis» aggiunge un altro.
È vero. Ecco perché 500 ragazzi hanno ascoltato per 2 ore un prete antimafia. Affrontare il terrorismo mafioso da soli è impossibile, ma la paura scompare quando qualcuno è al nostro fianco. Qualcuno come don Luigi Ciotti.
Liberamente
Dal 1995 Libera coordina 1500 associazioni per diffondere legalità e giustizia.
Nel 2008 l’Eurispes la inserisce tra le eccellenze italiane.
Nel 2012 è inserita da The Global Journal nelle 100 migliori Ong del mondo.
Organizza Campi di Volontariato sui terreni confiscati:
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