«Però ci siamo divertiti tanto, vero?» dice così Stefania Sandrelli sul letto di morte nel film di Virzì “La prima cosa bella”.
Lo stesso pensiero lo ha consegnato ai suoi cari anche Agello, prima di lasciarli per sempre: ci si può scommettere.
Non lo ha potuto esprimere a voce solo perché la parola, ormai da qualche anno, gli era stata rubata da un morbo impietoso.
Agello Fantuzzi: una bella persona, conosciuta e stimata a Correggio.
Imprenditore del legno, titolare con i fratelli della segheria di Via Puccini; consigliere comunale per quasi vent’anni a partire dal 1964 per il Partito socialdemocratico; poi dirigente della CNA provinciale e regionale fino agli anni della malattia; appassionato di cultura, musica e arte con cariche nelle Associazioni teatrali della Regione e animatore instancabile del teatro Asioli.
Era un po’ dappertutto: insomma un “pomdòr”, ma doc.
Con lui si stava bene: in famiglia, in compagnia, nel lavoro, nello svago.
La moglie e la figlia, Roberta e Carlotta, lo hanno tanto amato e con lui si sono divertite: «Abbiamo riso tanto, insieme con lui che aveva grandi qualità umane e con un carattere d’oro».
Agello amava la vita, la sapeva prendere per il verso giusto.
Lettore accanito, cultore di un sacco di passioni, imbattibile nei cruciverba più assurdi, dormiva pochissimo.
I suoi ottant’anni vissuti?
È solo il dato ufficiale. In pratica molti di più.
Sensibile ai temi sociali: lo ricordano così Renzo Testi, Sindaco di Correggio in quegli anni, e Raffaele Zambrano, funzionario della CNA provinciale, suoi amici tutti e due.
Non amava, in Consiglio Comunale, le grandi discussioni sui massimi sistemi, meno che meno gli scontri ideologici all’arma bianca.
In quelle occasioni, trovava spesso qualche altro impegno per lasciare l’aula in anticipo.
Prediligeva invece il confronto sulle questioni concrete di Correggio e allora, per merito suo, la distinzione tra maggioranza consiliare e opposizione spesso sfumava.
Così anche sul versante della CNA, dove era benvoluto e apprezzato da tutti.
Curioso, generoso, non si tirava mai indietro di fronte alle responsabilità.
Ma a casa i grattacapi relativi li lasciava fuori della porta. Era un “mister simpatia” d’istinto, naturale.
Quando sotto i portici del centro c’erano più contatti che oggi su facebook, lui sbucava all’improvviso e c’era pronta per te una pacca sulla spalla, una battuta.
Un piacere incontrarlo. Un vero brav’uomo.
Sì, caro Agello, quei tanti correggesi che ti hanno conosciuto possono proprio dirlo: «con te ci siamo tanto divertiti».
Grazie.
Giulio