Conoscenza è responsabilità.
Chinnici diceva: “Da soli non ce la faremo mai”.
Ecco perché preferisco parlare di educazione alla responsabilità.
Io mi devo interrogare se sono coerente, se faccio la mia parte.
L’obiettivo è la giustizia, la legalità è lo strumento».
Eccolo don Ciotti in mezzo a noi studenti il 17 aprile: ha l’abbassamento di voce per la bronchite ma le sue parole, scandite con l’abituale forza e l’accorato appello alle nostre coscienze, suonano chiare e forti. Noi della classe IV b linguistico del Liceo Corso sentiamo che abbiamo cominciato a fare la nostra parte.
Quest’anno siamo stati i “peer educators” di ERNESTO, un progetto che ha lo scopo di sensibilizzare i giovani affinché si sentano protagonisti responsabili nella lotta contro l’illegalità. L’attività si è sviluppata in quattro incontri con esperti di varie associazioni (Granello di senapa, Papa Giovanni XXIII, Cortocircuito, Libera, Reggiana Educatori, UISP e Colore-cittadini contro le mafie) durante i quali ci siamo suddivisi in cinque gruppi, approfondendo alcuni aspetti delle organizzazioni mafiose: business, droga, doping, ecomafie e sistemi di dominio.
Gli esperti che ci hanno accompagnato durante queste ore ci hanno aperto uno spiraglio su un mondo sommerso ma intrecciato con la vita di tutti i giorni.
Noi giovani, di fronte a questa realtà così vicina ma apparentemente lontana, preferiamo autoconvincerci che non siamo in grado di agire concretamente.
E invece no!
Noi studenti di quarta abbiamo iniziato a metterci in gioco, trasmettendo a nostra volta ciò che abbiamo appreso, in diverse classi terze, divisi in gruppi di sei, svolgendo il ruolo di educatori alla pari affiancati dai formatori.
Per coinvolgere maggiormente i compagni di scuola abbiamo utilizzato giochi, testimonianze, video, fatti di cronaca avvenuti nelle nostre zone, sradicando così il pregiudizio che la mafia esiste solo al sud.
È stato apprezzato il nostro modo di interagire con la classe: non essendo esperti in materia, non ci siamo posti come professori ma come giovani che discutono e si interrogano con altri giovani. Spartendo anche sogni.
Poi abbiamo sentito l’esigenza di conoscere le risposte politiche al problema, quelle vicine a noi: mercoledì 8 aprile abbiamo incontrato il sindaco Ilenia Malavasi, le abbiamo posto domande per conoscere gli interventi sulla legalità nel nostro territorio e abbiamo scoperto di essere, grazie al nostro progetto, parte di quella cittadinanza attiva che toglie terreno alle radici mafiose.
Oltre a questo percorso di formazione ed educazione alla Legalità, sabato 21 marzo alcuni di noi, con altri ragazzi della nostra scuola, sono stati a Bologna per partecipare alla “Giornata del Ricordo e dell’Impegno”.
La manifestazione si è svolta nelle vie della città fino all’arrivo in Piazza VII agosto.
Qui, attraverso la lettura dei nomi delle vittime e di toccanti testimonianze, sono state onorate e ricordate tutte quelle persone che hanno scelto di lottare con forza e determinazione contro quel sistema mafioso che, pur privandoli della loro stessa vita, non è riuscito a spegnere la loro voce.
Quel giorno centomila persone, centomila coscienze, centomila sognatori si ribellavano insieme non solo contro la mafia, ma anche contro il silenzio, la paura e l’indifferenza, ricordando le Vittime dell’illegalità che rivivono nel nostro grido di libertà, di onestà e nella nostra fame di giustizia.
Essi ci spronano a non restare inermi e ad avere coraggio di lottare insieme contro la mafia.
«Si tratta ora di procedere su questa strada, perché i passi da fare sono ancora molti.
Con una certezza: -dice don Ciotti- che quando si uniscono le forze -e ciascuno fa la sua parte- si costruisce cambiamento».