Gli internati, eroi dimenticati

Il nuovo libro di Gianni Giannoccolo sui militari italiani deportati nei campi tedeschi

Nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre 1943, le forze armate tedesche disarmarono e imprigionarono tutte le formazioni militari italiane.

Non mancarono eroici episodi di resistenza, i cui esempi più noti sono quelli di Porta S. Paolo e Cefalonia.
Vi furono anche militari, a volte interi reparti, che riuscirono a sottrarsi alla cattura e si unirono ai partigiani in Jugoslavia, Grecia, Albania, Corsica.
In Italia gruppi di soldati e ufficiali contribuirono a costituire le prime bande partigiane soprattutto al nord.
Ma la gran parte dei militari italiani, sparsi sui vari fronti europei, venne fatta prigioniera: circa un milione di persone.

Un disastro militare e morale per l’Italia, dovuto in primo luogo al comportamento del Re, del governo Badoglio e degli alti comandi militari che abbandonarono a sé stessi il popolo e i soldati italiani.
Ad esso fece da contraltare il lucido e spietato comportamento dei comandi tedeschi che fin dal 27 luglio, in previsione di un crollo militare e politico italiano, avevano predisposto il piano Alarico per disarmare l’esercito italiano e occupare l’Italia.
Di quel milione di militari catturati dopo l’8 settembre, diverse decine di migliaia fuggirono, alcune migliaia morirono durante i trasferimenti o a causa del brutale trattamento.

Quasi tutti gli altri, per i quali le autorità tedesche inventarono lo status di “Internati Militari Italiani” (per non riconoscere loro le garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra per i prigionieri di guerra), furono trasferiti in campi di prigionia, soprattutto in Germania. Quasi tutti gli IMI (almeno 600.000, ma c’è chi ritiene fossero di più), nonostante le sofferenze e il trattamento disumano a cui furono sottoposti, scelsero di non collaborare coi nazi-fascisti.

Ciò nonostante, al loro rientro in Italia alla fine della guerra, furono ignorati.

A loro è dedicato l’ultimo libro di Gianni Giannoccolo, intitolato Gli eroi dimenticati.
Gli Internati Militari Italiani nei campi tedeschi 1943-45
.
L’autore intende “fare piena luce sulle travagliate vicende dei 770.000 militari italiani catturati e tenuti in cattività dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943.
Di essi si è parlato talvolta con un linguaggio burocratico, che non teneva conto dei sacrifici, delle sofferenze e delle angosce”.
Nella prima parte del libro vengono raccontate le vicende che portarono i soldati italiani imprigionati dai tedeschi dallo status di “internati militari” a quello di “lavoratori civili”, spiegando che non si trattò affatto di un miglioramento della loro condizione e, soprattutto, non fu una forma di collaborazione liberamente scelta dai militari italiani, ma un’imposizione delle autorità tedesche.
Vengono altresì descritte le condizioni di vita degli IMI, le punizioni e la propaganda a cui erano sottoposti, la censura applicata alla loro corrispondenza, la loro esclusione dalle tutele e dall’assistenza previste dalle Convenzioni internazionali.
Ne esce una situazione di gran lunga peggiore di quella degli altri prigionieri militari, pari solo a quella riservata ai sovietici.
La seconda parte del libro, invece, si occupa delle formazioni e dei luoghi in cui vennero internati gli IMI.

Insomma, un libro scritto con la meticolosità dello studioso ma anche con la passione civile dell’antifascista.
Un libro che merita di essere letto.

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