“La moto non è solo un pezzo di ferro, anzi, penso che abbia un’anima perché è una cosa troppo bella per non avere un’anima. La moto è come una bella donna, delle volte è arrabbiata, delle volte ti dà grandi soddisfazioni, ma devi sempre stare attento a non farla arrabbiare” (Valentino Rossi).
Chi meglio del Dottore può introdurre la passione di un ragazzo che a soli 16 anni calca i circuiti di Misano, del Mugello, di Imola a 200 km/h? Lui si chiama Giacomo Mora, detto Jack. Correggese purosangue, da più di dieci anni cavalca le moto. Figlio d’arte, motoristicamente parlando, comincia la sua avventura nel mondo dei motori giovanissimo in officina con papà. È lì che conosce quello che (per ora, almeno) è il suo più grande amore: la motocicletta. Complice papà Gabriele che gli regala una piccola moto all’età di 5 anni, portandolo a correre per divertimento, appena undicenne Giacomo inizia a gareggiare prima con la moto da cross e poi con quelle da pista.
Giacomo, in che categoria gareggi attualmente?
«La mia categoria è la Supersport 300 nel CIV (Campionato Italiano Velocità) dove gareggiano moto nate per la strada poi adattate per la pista»
Dove e come ti alleni?
«Per l’allenamento standard faccio motocross nella pista vicino a Carpi o a Campogalliano oppure a Cremona. Fisicamente vado in palestra dalle 5 alle 6 volte a settimana col preparatore atletico. Mantenersi in ottima forma è importante per chi corre in moto perché, anche se dalla televisione non sembra, quando sei in moto si fa veramente molta fatica per via della tensione esercitata su nervi e muscoli delle spalle e delle braccia. Quando si corre in moto oltre al fisico bisogna allenare la mente a rimanere lucida e concentrata perché al minimo errore sei per terra!»
Chi ti allena?
«Mio papà mi ha insegnato come andare, che posizione tenere poi ho seguito qualche corso ma pochissima roba, il resto ho fatto tutto d’istinto»
Quanto pesa una moto come la tua?
«La mia moto pesa circa 140 kg e raggiunge i 210 km/h in rettilineo»
Hai mai avuto paura della moto?
«Una sola volta, in cui sono caduto in pista e mi sono spaccato il gomito. Era una bruttissima caduta e lì sono stato fermo quasi sei mesi e non sapevo bene se continuare o no ma era più forte di me, dovevo continuare»