«Tu dove hai giocato a calcio?» gli chiede uno del mestiere vedendolo correre su un campetto di Reggio Emilia tra altri extracomunitari in attesa di un qualsiasi destino. E il diciassettenne nigeriano, da poco sbarcato dalla Libia, risponde «On the road (per strada)». Adesso, appena maggiorenne, è stato tesserato dalla Correggese Calcio, diventato titolare fisso negli juniores. Ed ha esordito in prima squadra in un ruolo difficile come il centrocampista d’attacco (quello di Paul Pogba, tanto per dire).
Il fatto che provenga dal continente nero e che ora giochi nel campionato di Lega Nazionale Dilettanti di questi tempi potrebbe essere anche una “non notizia”: nei vari campionati minori se ne vedono già tanti. Ma OKPEBHOLO COLLINS, così si chiama il ragazzo, ha vissuto una storia per arrivare a Correggio, la sua storia. E ci piace raccontarla.
Abitava in Nigeria, in una zona dove imperversano gli jihadisti di Boko Haram, e a quindici anni ha lasciato famiglia e amici, ma anche guerra e fame. “Boko Haram” assicura un destino di sangue e di assenza di futuro. La famiglia racimola i soldi per le due settimane di viaggio e così Ok sapendo solo da cosa fuggiva arriva in Libia, senza un’idea di cosa fare e dove andare. Finisce nel “campo profughi”, che è all’inizio l’unica destinazione dei fuggitivi dalla Nigeria e paesi vicini. Dopo un po’ di tempo trova il modo di raggiungere Tripoli, perché tutti vanno a Tripoli, attraversando il deserto in auto. A Tripoli il destino gli fa incontrare un “buon arabo” che lo ospita, lo mantiene e lo fa lavorare come pulivetri; gli trattiene il salario per “finanziare” la sua traversata con destinazione Italia. E’ l’arabo che dopo sedici mesi di lavoro gliela organizza con le poche sicurezze consentite dalle circostanze: il battello è in buono stato, trasporta una sessantina di passeggeri senza eccessivi rischi, arriva a Lampedusa senza dover essere soccorso da nessuno. Insomma una storia non così drammatica come tante altre che abbiamo ascoltato in questi anni. Forse il fatto di essere un ragazzo lo aiuta. Forse il Dio dei pentecostali (Ok è molto religioso) lo aiuta.
Per incrociare un altro destino deve passare ancora un po’ di tempo in Sicilia, nel campo profughi di Augusta, dove gli viene riconosciuto lo status di “rifugiato per cause umanitarie”. Poi arriva la destinazione a Emilia Romagna e in particolare a Reggio Emilia, e qui trova una prima sistemazione in un vecchio albergo del centro storico, preso in carico e assistito dalla cooperativa “Dimora di Abramo” presso cui frequenta il corso di formazione, obbligatorio per avere diritto al permesso di soggiorno provvisorio. Insegnanti volontari che fanno parte dell’associazione “Passa Parola” insegnano la nostra lingua ai migranti, ed è qui che Ok incontra la professoressa Nadia Viviani, una gentile signora di Correggio che lo segue e lo porta nel nostro paese. Collins è ormai un ragazzo di 17anni serio (del resto per cosa dovrebbe ridere?), timido ma pieno di buona volontà. Pian piano si integra: gioca a calcio, canta nel coro della chiesa pentecostale di Reggio Emilia, studia e dà l’esame di terza media con una sufficiente conoscenza dell’italiano. Veniamo ora a parlarci direttamente.
Collins, come ti trovi a Correggio, gli chiediamo.
«Bene» ci dice il ragazzo, «anche se il paese non riesco a viverlo molto perché sono impegnato con lo studio e poi mi alleno con la Correggese, sia tra gli juniores che con la prima squadra. Sono occupato molte ore al giorno, sabato e domenica compresi».
Come immagini il tuo futuro?
«Non so cosa mi riserva il destino. So che mi piacerebbe giocare a calcio da professionista, è per questo che mi impegno molto, seguo attentamente quello che insegnano gli allenatori, mi sforzo di adeguarmi ai dettami tattici che ciascun “mister” pretende, per ampliare il mio bagaglio di conoscenze. Infine mi sono affidato ad un procuratore per le pratiche burocratiche ed eventuali contratti professionali».
Che tipo di calciatore ti ritieni?
«Mi piace giocare in mezzo al campo, aiutare i compagni a fare gol, provare la conclusione io stesso. Devo mettere su un po’ di muscoli in più, acquisire malizia, e disciplina tattica. Quando giocavamo sulle strade di polvere l’unico divertimento era dribbling, dribbling, ancora dribbling» e finalmente si mette a ridere
Nadia, chiediamo, ci dica qualcosa di Collins come persona.
«Collins è un bravo ragazzo, timido, educato che si impegna in tutto al massimo, ha appena ottenuto la licenza di scuola media con voti superiori alle mie aspettative. Per questo ho deciso di ospitarlo quando doveva trovare una sistemazione qui a Correggio, perché potesse conciliare studio e attività sportiva. Poteva anche non funzionare, invece non mi sono mai pentita della decisione presa».
Grazie Collins per la tua storia, grazie Nadia per il buon esempio… e arrivederci. Misureremo nel prossimo campionato della Correggese i progressi di questo giovane talento che viene da lontano. Sperando che Ok diventi finalmente padrone del suo destino.