Frankie Magellano: il “Cane palustre” in Danimarca

Il nuovo album del cantautore correggese

L’ultimo disco di Frankie Magellano, pubblicato nel 2016, conferma ancora una volta il vulcanico talento del musicista correggese, alter ego di Matteo Morgotti. L’album si intitola Se dici Frikadeller sei in Danimarca e dieci nel frigorifero, con un gioco di parole suggeritogli dall’amico scrittore Roberto Miano, e segna il ritorno dell’artista a un lavoro completamente autoprodotto: scritto, musicato, interpretato, eseguito e cantato da lui.
È possibile acquistarlo al Muzik Station di Correggio oppure scaricandolo da iTunes.

Con questo cd Frankie supera, pur senza abbandonarle del tutto, le sonorità balcaniche della fase precedente, per rivelarci sfaccettature inedite del suo mondo poetico.
Ci prende per mano, con la “facilità” compositiva che lo contraddistingue, e ci accompagna nelle atmosfere del Nord Europa.
Anche il sound ne risente, rievocando -ma forse è solo una suggestione personale- certa scena cantautorale, indie-folk ed elettronica (Califone, Mark Kozelek, Elliot Smith), che potrebbe costituire un valido spunto per il futuro.

La mia track list ideale è la seguente: 1° Ottobre a Skagen, Il segreto di Lia Endersonn, La danese alla crema, Andy Murray a Portrush, Il figlio di Caronte, Atto di dolore, L’albero del peccato, Pinnacolo a Hivde Sande, Una canzone per me, Una madre come troia, Belgique, ma vi sono altre tracce che, dopo un ascolto più attento, si potrebbero aggiungere. Per esempio Due margherite dispari, il brano preferito di Frankie.

Sono soprattutto i lenti che ci suggeriscono l’inizio di un nuovo corso e che pian piano ci introducono ai brani più movimentati, elaborati e complessi, vicini allo stile “classico” di Frankie. L’album contiene, infatti, almeno quattro tipologie di canzone.
Vi sono canzoni-storia, racconti lirici e intensi, immersi nelle brume dei paesaggi nordici, come Il segreto di Lia Endersonn.
È qui che si manifesta quel senso di hygge, cioè di solitudine e pienezza, che Frankie associa ai suoi viaggi in Danimarca. Quindi si passa a canzoni-manifesto, vere e proprie dichiarazioni di poetica, come La danese alla crema o Andy Murray a Portrush: «E sempre là/dove il cielo ti batte la testa/qualche giorno può pioverti in tasca/desiderare non basta».

Non mancano, naturalmente, i pezzi più teatrali, grazie ai quali l’artista potrà dare libero sfogo al proprio istrionismo durante i concerti.
E si arriva a Una madre come troia, la canzonaccia sboccata e carnale (la nuova “Bidella”, per i fan della prima ora), che in un album di Magellano non può mancare.

È inevitabile stabilire un parallelo con Pier Vittorio Tondelli, lo scrittore correggese scomparso nel 1991, del quale Magellano nel 2015 ha musicato alcuni testi inediti per canzoni (Ho poco ma c’ho, Muki Edizioni). Anche Tondelli, come Frankie, cercava la propria ispirazione nel Nord Europa.
E il profumo del mare del Nord, intriso di fritto e di salsedine, sembra insinuarsi fra le diciassette tracce di questo ultimo affascinante album.

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