Francesco, un ragazzo in gamba

La storia di volontà e coraggio del giovane calciatore correggese

Francesco Messori, nato a Correggio, nel 1998, è un ragazzo come tanti: frequenta l’Istituto Tecnico Einaudi, esce con gli amici, gioca ai videogiochi e, come molti coetanei, ama il calcio.
Ha però una particolarità: grazie a questo sport Francesco ha dato un “calcio” al destino, diventando calciatore nonostante sia nato senza una gamba.
L’abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia.

Partiamo dal principio: quando è nata la passione per il calcio e quando hai iniziato a praticarlo?
«Non ho memoria di quando sia sbocciata in me questa passione, c’è l’ho da sempre. Di certo ricordo quando ho iniziato a giocare: a 9 anni».

Veniamo ai giorni d’oggi: sei capitano e fondatore della Nazionale Italiana Calcio Amputati, ci vuoi raccontare come nasce e quali tornei giocate ?
«La nazionale nasce da un mio sogno: il desiderio di riunire i ragazzi italiani come me per poter organizzare qualcosa e giocare assieme. Ho fondato un gruppo su Facebook in cui raccontavo la mia storia per creare un punto di ritrovo. Il gruppo ha subito iniziato a crescere: poco dopo, sono stato contattato dal CSI che voleva realizzare il mio obiettivo, proponendomi di creare la Nazionale Amputati.
Nel dicembre del 2012 la Nazionale è stata ufficializzata.
Principalmente giochiamo amichevoli internazionali e abbiamo partecipato a due tornei europei. L’anno scorso, per la prima volta, abbiamo giocato il mondiale, a cui hanno partecipato 21 squadre, conquistando il nono posto»

Esiste un campionato dedicato agli amputati in Italia o in Europa?
«L’unico campionato professionistico attualmente dedicato agli amputati è in Turchia, dove si contano quasi 400 atleti. Il resto d’Europa ha solo le nazionali»

Oggi giochi anche con i normodotati: quando hai iniziato, e come giudichi questa esperienza?
«Ho iniziato quest’anno, gioco nel Virtus Mandrio, campionato CSI di Modena, col ruolo di punta. È un esperienza molto diversa: sono subito stato accolto bene anche dagli adulti, ma non ho trattamenti di favore e in campo gli avversari mettono lo stesso agonismo anche se gioco con le stampelle, com’è giusto che sia. Sicuramente è più difficile, qui non posso sbagliare nessun tocco, altrimenti perdo subito palla e recuperarla è praticamente impossibile, ma è un’esperienza che mi sta piacendo tantissimo»

Chi è il tuo idolo?
«Senza ombra di dubbio Lionel Messi! Ho avuto la fortuna di incontrarlo di persona due volte, la seconda mi ha fatto il suo autografo sul braccio e il giorno dopo l’ho subito fatto ricalcare da un tatuatore»

È difficile integrarsi nella società? Pensi mai a come sarebbe la tua vita con due gambe?
«All’inizio è normale, fisicamente sono diverso e le gente mi guarda. Ma non lo trovo fastidioso. Superato l’imbarazzo iniziale non ci sono barriere sociali che tengano, e riesco a fare amicizia con tutti. La vita con due gambe? Di certo non mi osserverebbero (ride). Scherzi a parte, è normale che uno ci pensi, ma non avrei potuto fare tutto quello che ho fatto, sono felice così e mi sta bene»

C’è qualcuno in particolare che vuoi ringraziare?
Sicuramente i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto; e anche l’attuale presidente CSI, senza il quale sarebbe stato impossibile organizzare la Nazionale»

Un desiderio per il futuro?
«Mi piacerebbe portare il calcio amputati alle Paraolimpiadi e riuscire a creare un campionato professionistico anche in Italia»

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