Come vanno le cose con l’islam a Correggio?
Per rispondere a questa domanda il vicesindaco Gianmarco Marzocchini mi riceve nel suo ufficio: il vicesindaco ha anche la delega al welfare e alla coesione sociale.
Mi racconta che le realtà musulmane a Correggio sono tre, due pakistane e una araba. Fino al 2010 tutti i musulmani correggesi condividevano la moschea di via Ardione, nei pressi del cimitero, poi le tre associazioni si sono divise.
L’associazione in lingua araba, che accoglie i fedeli del Maghreb (tunisini, algerini, marocchini e altri, come senegalesi e kossovari) ora ha una sede, in affitto, in via Gambara. Le due associazioni pakistane hanno convissuto per qualche anno in via Ardione, separando la stanza con una parete di cartongesso, in modo da dare spazio ad entrambi i culti. Due anni fa, però, il comune ha messo in vendita il locale in via Ardione, che è stato acquistato dalla più numerosa delle due associazioni islamiche pakistane, quella di rito sunnita. Da quel momento l’altra associazione pakistana, di rito wahabita, è in cerca di un luogo in cui pregare.
Marzocchini sottolinea come questa fase di separazione fra culti diversi all’interno della stessa fede sia avvenuta in modo assolutamente pacifico e sereno.
Quando gli chiedo come sono i rapporti con l’amministrazione locale, il vicesindaco mi risponde che sono sempre stati molto cordiali. Le associazioni islamiche invitano l’amministrazione quando si celebra uno dei momenti importanti del calendario musulmano, come ad esempio il natale islamico, oppure quando l’associazione in lingua araba ha interpellato l’amministrazione per destreggiarsi correttamente all’interno delle procedure burocratiche italiane. La collaborazione è quindi serena e cordiale.
Del resto, ricorda Gianmarco, a Correggio ci sono stati fin dalla fine degli anni novanta dei bei percorsi di reciproca conoscenza fra fedi diverse, fino ad arrivare ad una sottoscrizione di patto di cittadinanza.
Quando chiedo di eventuali presenze di radicalismo o fanatismo religioso mi viene risposto che dal punto di vista della sicurezza non c’è mai stata nessuna segnalazione particolare. C’è stata qualche questione da risolvere con gli edifici delle moschee di via Gambara e via Ardione, ma si trattava di cose da mettere a posto, utenze, problemi da condominio, nulla di più. La scissione fra le anime pakistana e maghrebina dell’islam correggese è ormai un dato di fatto, e la parte arabofona è molto diversificata al suo interno, ma l’islam di Correggio è un islam molto tranquillo.
Il modello integrativo correggese (e, in generale, italiano) porta buoni risultati quando si evita la ghettizzazione, quando la scuola non esclude nessuno, quando fra colleghi di lavoro si trovano fedi diverse, quando il modello di inclusione è quello della micro-accoglienza.
E ciò dimostra anche la vivacità dei giovani musulmani, che sono molto attivi: la moschea accoglie un centinaio di persone tutti i venerdì, i giovani che stanno studiando per diventare imam hanno vent’anni e hanno studiato nelle nostre scuole. La moschea di via Ardione, infatti, è anche una “jamia”, cioè una scuola teologica musulmana per la formazione di nuovi imam.
È significativo della tranquillità delle associazioni musulmane correggesi il fatto che entrambe, sia la parte pakistana che quella arabofona, hanno scelto lo stesso nome: Assalam, cioè “pace”.