A fine luglio, all’età di ottant’anni, Ernesto Schiatti, Ettore per tutti, colpito da un male che non perdona, si è spento nella sua casa a Correggio. Pubblichiamo volentieri questo ricordo personale.
Era il 1962 quando conobbi Ettore. Lavoravo come apprendista in un’officina meccanica in via Conciapelli, dove ora c’è la libreria Ligabue. Lui aveva da poco smesso di fare il taxista e iniziato un’attività commerciale che lo portava in Trentino e Tirolo a cercare trattori in buono stato da rivendere ai nostri agricoltori. In quell’officina, Ettore portava i trattori da sistemare e mi rimproverava con coloriti “accidenti” se nel rettificare la testa di un motore dei suoi, incorrevo in qualche sbavatura. Aveva dell’occhio, svelto, sagace. Anche nel rimprovero però, manteneva sempre il sorriso sulle labbra. Costante era la sua voglia di scherzare tanto con un apprendista alle prime armi come con i contadini che stazionavano in officina in attesa dell’affilatura delle prime barre delle falciatrici.
Poi, sempre negli anni sessanta, dai trattori passiamo alle auto. Spirito di iniziativa ed entusiasmo fecero sì che, pur essendo ferrato soprattutto nel dialetto correggese, la lingua tedesca non osasse fermarlo. Ettore percorreva la Germania in lungo e in largo per acquistare le auto tedesche e importarle in Italia con tempistiche e garanzie assolutamente innovative, viste le barriere nazionali che allora condizionavano il settore. Era stato già tra i primi ad aprire la strada delle auto dei dipendenti Fiat, rivendute seminuove. Con il suo intuito fece da pioniere anche per la concezione del salone per la vendita dell’auto: oltre al nuovo, il multimarca, l’usato, l’officina, l’assistenza. Ben oltre i confini tradizionali delle storiche concessionarie. Partì da una vetrina dietro l’oreficeria Tirabassi, poi in via Carlo V sotto la Sede dell’allora PCI, poi l’autosalone in Via Battisti (ora c’è l’Unipol) e già nel 1979 inaugurò quello attuale di grandi dimensioni, specializzato nelle marche più prestigiose, dove L’auto che vuoi, da noi c’è, come dice lo slogan aziendale. Nel grande salone si lavorava con numeri impressionanti: la clientela veniva da tante regioni d’Italia e grandi e medie aziende, locali e non solo, scelsero lì le prime flotte aziendali. Negli anni d’oro, per circa un ventennio, la distesa di auto in prima fila era più unica che rara, come la varietà e la moltitudine dei clienti affezionati.
Con Ettore sono cresciuti altri imprenditori dell’auto qui in zona. Era appassionato di bici (aveva un prototipo della Colnago in carbonio), moto (sponsorizzò Johnny Cecotto, il grande campione) e naturalmente auto. Ettore amava il suo mestiere. Amava Correggio e la sua gente che conosceva in larga parte. Non aveva paura di mettersi in gioco, di rischiare. Era gioviale, fervido, instancabile. Nel tempo, mi capitò di diventare suo cognato. E, avendolo così conosciuto ben da vicino, lo confesso: gli ho voluto proprio bene. Come ad un fratello.