La centrale a biomassa più virtuosa d’Italia è a Correggio. Si tratta della CAT, “Cooperativa Agroenergetica Territoriale”, che nello scorso mese di settembre è stata insignita, prima in Italia, della certificazione per impianti a biogas in agricoltura secondo il disciplinare del marchio “biogasfattobene®”. Un traguardo importate, non scontato, che oltre alle 25 aziende agricole ed alle 5 cantine sociali che fanno parte della cooperativa è motivo di orgoglio anche per tutti i correggesi.
In Via Fossa Faiella, dove si trova la sede del gruppo, ogni anno vengono gestite oltre 18 mila tonnellate di biomassa vegetale composta da trinciato di mais e triticale e per il 25% da sottoprodotti della coltivazione agraria come graspi d’uva o polpe di barbabietola da zucchero.
Questa, opportunamente fermentata, produce il cosiddetto biogas che serve ad alimentare due enormi motori che fanno funzionare altrettanti generatori di corrente che a loro volta producono, ed immettono in rete, quasi 9 milioni di kilowatt ogni anno, il 7,6% dei quali vengono utilizzati come autoconsumo per il funzionamento della centrale stessa. Il 19 aprile di quest’anno la cooperativa correggese festeggerà il suo decimo anno di vita. Il 2 giugno 2009 con la cerimonia della “prima vangata” è stata posata la prima pietra ed il 19 giugno 2010 sono stati accesi i motori e si è iniziato a produrre il primo kilovatt. Da allora i motori non si sono mai spenti e resteranno accesi sicuramente fino al 2025. In quella data in effetti scadrà il periodo di 15 anni di incentivo alla produzione energetica da parte del GSE (s.p.a. controllata dal Ministero delle Finanze) che oggi è l’unica fonte di ricavi della CAT.
«Per quella data il nostro impianto – spiega il presidente Gabriele Santi – sarà completamente ammortizzato ma ancora perfettamente efficiente per partire con un nuovo periodo incentivato, soprattutto per non disperdere il lavoro che abbiamo compiuto in questi anni.
Ci auguriamo che questa nostra certificazione possa servire a sensibilizzare la politica nelle scelte che disegneranno il nostro futuro».
La CAT è una cooperativa costituita da aziende agricole che senza stravolgere loro identità ed un razionale ordinamento colturale hanno trovato la forza di reagire alla drammatica crisi della bieticoltura che a partire dal 2005 ne ha praticamente decretato la scomparsa dal nostro territorio.
La passione e l’impegno che i soci della CAT hanno dedicato a questa sfida si vedono benissimo nell’ordine e nella precisone di una sede che oggi, così come il giorno dell’inaugurazione, sembra un giardino.
Tutto perfettamente pulito, acque reflue recuperate ed indirizzate ai fermentatori; e nessun odore fastidioso. «Siamo in grado di continuare a produrre energia elettrica – conclude Santi – ma se ci venisse chiesto possiamo strutturaci per produrre biometano per autotrazione».
E c’è un ulteriore motivo di orgoglio, il digestato. Si tratta del residuo finale del processo di fermentazione che è perfettamente naturale e possiede una grande valenza fertilizzante.
Un ulteriore vantaggio economico per i soci e per l’ambiente visto che permette di eliminare l’utilizzo di concimi chimici.