Se c’è un momento della nostra vita quotidiana che è diventato simbolo delle prime (e più intense) settimane della pandemia è quello della spesa.
Mentre prima era normale comprare “due cose al volo”, nei giorni più drammatici dell’emergenza Covid andare al supermercato era compito di una ed una sola persona per famiglia. L’ansia della spesa per quasi tutti era la preoccupazione di comprare tutto il necessario per una settimana, il più velocemente possibile e con il minimo sindacale di interazione con le altre persone.
Se possiamo ripensare a quei momenti permettendoci quasi di sorriderne, significa che siamo fortunati: per tante persone l’ansia della spesa è stata molto più profonda e concreta.
Nel momento in cui tutta l’Italia si è fermata, tante famiglie hanno letteralmente dovuto fare i conti su come portare del cibo in tavola. Se il lockdown ha comportato questa situazione di estremo bisogno (già presente anche prima), è anche vero che tanti si sono attivati per farsi vicini a chi era più in difficoltà. Tra i diversi servizi presenti sul territorio, Rita Nicolini ci racconta la sua esperienza di servizio spesa svolta con la cooperativa L’Ovile.
Rita, da dove nasce questa iniziativa di fornire la spesa a chi è più in difficoltà?
«Il progetto con cui la cooperativa L’Ovile fornisce la spesa a chi non riesce a procurarsela non nasce con l’emergenza Covid, ma con la crisi finanziaria del 2008. Il direttore di Coop vedeva che tante persone facevano fatica a fare la spesa, così insieme a don Daniele Simonazzi, allora presidente della cooperativa, si pensò di mettere in piedi un piccolo servizio con cui fornire diverse varietà di alimenti a chi non riusciva a procurarseli autonomamente. Nel giro di poco tempo passammo da 8 a 40 famiglie che usufruivano di questo servizio».
Quando immaginiamo questo tipo di servizio si pensa automaticamente alla Caritas: da dove è nata la necessità di organizzare un servizio simile?
«Per chi si trova in una situazione di necessità, non sempre è facile o scontato rivolgersi ai servizi Caritas perché significa “uscire allo scoperto” come persone bisognose e si prova una certa vergogna. Quando abbiamo pensato questo servizio con Ovile era proprio per andare incontro a quelle persone che sapevamo in difficoltà, tramite la nostra esperienza anche con il Movimento per la Vita, ma che faticavano a chiedere aiuto ad un centro più istituzionale. Grazie alle relazioni che già avevamo con queste famiglie abbiamo raccolto questa richiesta, poi pian piano la voce si è sparsa. Con Caritas però ci muoviamo in grande collaborazione per evitare di servire le stesse persone ma anzi, cerchiamo di arrivare a più famiglie possibili!».
Com’è cambiato il vostro servizio durante l’emergenza Covid?
«Non nascondo che quando è scoppiata la pandemia ci siamo trovati in difficoltà perché c’era timore ad uscire per tutti e anche i volontari erano ridotti al lumicino. Dopo un primo momento di titubanza, abbiamo pensato di fronteggiare l’emergenza reinventando il servizio in modo da garantire sicurezza sia per i volontari che per i destinatari della spesa.
Invece del normale centro di distribuzione degli alimenti, abbiamo deciso di preparare i pacchi e consegnarli a domicilio. In un primo momento abbiamo servito 15 famiglie, poi con lo spargersi della voce sono aumentati i volontari e il cibo e siamo arrivati a più di 45 famiglie raggiunte settimanalmente!».
Concretamente chi ha contribuito e in che modo?
«In tanti durante la pandemia mi hanno contattata per sapere come rendersi utili per aiutare le persone più in difficoltà: chi si è offerto di fare la spesa, di portare alimenti in più, così come i vestiti… tutte bellissime attenzioni che però non era possibile concretizzare, dato tutte le restrizioni giustamente presenti durante il lockdown. Insieme al presidente di Ovile, Valerio Maramotti, abbiamo deciso di costituire un “fondo spesa solidale” in cui abbiamo raccolto le donazioni che sono arrivate, per un totale di circa 4000€: chi voleva contribuire quindi ha fatto un bonifico specifico per questo progetto e da lì abbiamo attinto il denaro necessario per comprare le varie spese. Chiaramente comprare l’equivalente di 50 spese sarebbe stato uno sforzo titanico da compiere da sola, ma anche qui è stato fondamentale l’aiuto del direttore della Coop di Correggio, cui facevo una vera e propria “lista della spesa” con cose da tenere da parte.
Le donazioni sono state davvero tante, sia da parte di privati che di aziende: voglio ringraziare ogni persona che ha contribuito a realizzare questa opera di attenzione agli ultimi! Abbiamo inoltre ricevuto ingenti donazioni di cibo dalle aziende: oltre alla già citata Coop, che ci ha fornito spesso anche “il fresco” o frutta e verdura non più esponibili, una volta a settimana invece riceviamo il Parmigiano Reggiano, grazie a Fausto e Tanina dell’azienda Bertoni di Luzzara, il pastificio Barbieri ed altri.
E poi, ovviamente, i volontari che hanno assemblato e portato nelle case le spese finite. Tutti con le autorizzazioni del caso, essendo soci dell’Ovile. Giovani e… meno giovani! C’è stata proprio una bella mobilitazione!».
Insomma, io intervisto te ma in realtà c’è proprio un bel giro di persone…
«Assolutamente! In generale il servizio che svolgiamo, ma in particolare in questo periodo di emergenza, è stato possibile grazie ad una vasta rete di persone che si sono sentite smosse e si sono chieste “cosa posso fare io?”. Ognuno ha fatto un pezzettino e si è creata in poco tempo una catena di generosità! Desidero ringraziare di cuore, anche a nome de L’Ovile, tutte le persone che hanno contribuito nei diversi modi possibili: soldi, cibo, tempo ma soprattutto il pensiero di farsi vicini agli altri».
Per quanto riguarda i “destinatari” cosa puoi dirci?
«Purtroppo con questa emergenza sono tornate a chiederci questo servizio delle famiglie che avevamo lasciato più solide a livello economico. Una mano è poi stata data in questo ambito anche dai buoni spesa decisi dal governo: quando sono arrivati, qualcuno ne ha approfittato per comprare finalmente della carne, qualcun altro ha chiamato per rinunciare per un po’ alla propria spesa per dare ad altri la possibilità di ricevere il nostro servizio. Pur in un tempo così drammatico, posso dire di aver visto tante cose ma soprattutto persone belle e attente, proprio come ha detto Papa Francesco “siamo tutti sulla stessa barca”».
Un servizio davvero prezioso quello svolto da L’Ovile: fecondo per chi lo riceve ma anche per chi si prodiga perché possa esistere. Tanti sono gli spunti di riflessione che nascono dall’assemblare e consegnare una busta della spesa: quanto di quello che mangiamo va sprecato? Quanto e cosa è davvero necessario per le nostre famiglie? Cosa possiamo fare per chi si trova in situazioni precarie? Ci faremmo aiutare se fossimo in difficoltà?
Il segreto sembra comunque essere la relazione, solo grazie ad essa si mantiene l’attenzione che coglie i bisogni e si inventa soluzioni nuove. Forse, se ognuno fa il suo pezzo davvero andrà tutto bene!