È cosa nostra

La lotta alle mafie riguarda tutti noi Correggesi

Nonostante la grandiosa manifestazione organizzata da Libera a Bologna il 21 marzo contro le mafie e le tante iniziative pubbliche promosse in questi anni anche a Correggio, si ha la sensazione che il problema della presenza mafiosa non sia ancora in cima alle preoccupazioni dell’opinione pubblica e che non sia percepita come una questione che riguarda da vicino, ognuno di noi.

In Emilia in questi anni si è poi passati da una sorta di rifiuto del problema alla competizione tra chi la spara più grossa in merito al possibile “soffocamento mafioso” della società emiliana.

Da un estremo all’altro.

Fino a pochi anni fa si sosteneva che la nostra, presunta, diversità emiliana fosse una barriera insormontabile per le mafie.
Che la nostra storia, la nostra identità politica e sociale garantissero la nostra integrità.
Ora invece non mancano giornalisti, magistrati e politici in competizione tra chi la spara più grossa, che parlano di un diffuso inquinamento politico e sociale della nostra regione realizzato dalle mafie.

Nessuna delle due esagerazioni aiuta.
Come ha sostenuto il magistrato Raffaele Cantone, in un recente intervento al Museo Cervi di Gattatico, «dire che l’Emilia sia una terra con un grado elevato di infiltrazioni mafiose è sbagliato, ma di certo c’è stata una sottovalutazione del rischio, specie per quel che riguarda il reimpiego di capitali di provenienza illecita».

Ed è proprio nel mondo degli affari che, penso, dovremmo porre maggiore attenzione.

A Correggio, almeno per ora, non sono state scoperte aziende o accertati fatti puntuali riconducibili ad esponenti mafiosi. In anni recenti però hanno operato imprese edili vicine a famiglie collocabili nel sistema ‘ndranghetista reggiano oggi al centro delle cronache giudiziarie. Anche in altri settori economici, dubbi e sospetti non mancano.

A Correggio abbiamo bisogno di cittadini e operatori economici onesti e responsabili. Bisogna che l’essere in relazioni d’affari con personaggi malavitosi venga considerata una colpa grave, uno stigma sociale, un comportamento disonorevole.

Anche acquistare una casa in nero, che rimane comunque un reato fiscale, deve essere vissuto come un intollerabile atto di sostegno all’illegalità e potenzialmente al crimine organizzato.
Senza dimenticarci dello spaccio delle droghe e del racket della prostituzione.

C’è bisogno di una nuova cultura civile della responsabilità e dell’onore.

Ciascuno di noi può aiutare a fare terra bruciata intorno alla criminalità organizzata.
Certo le responsabilità non sono tutte uguali.
Gli ultimi avvenimenti scoperti al nord, hanno evidenziato che la ‘ndrangheta e le altre mafie hanno trovato alleati formidabili nel mondo economico e delle professioni, oltre che in quello della politica.
Tra i cosiddetti “colletti bianchi” -commercialisti, avvocati, consulenti d’impresa, giornalisti- anche in provincia di Reggio Emilia non sono mancati i casi.

A Correggio nessuna di queste figure si deve lasciare coinvolgere. Nessun commercialista, ad esempio, può sporcarsi le mani nel favorire l’impiego di lavoratori in nero in imprese che sguazzano nell’illegalità. Nessun proprietario di immobili dovrebbe vendere o affittare a figure riferibili alla galassia mafiosa.  Nessun avvocato dovrebbe accettare di difendere personaggi che hanno evidenti relazioni con il crimine organizzato.

È vero, una persona imputata non è colpevole, per la legge italiana, fino alla sua condanna definitiva. Ma di fronte a fatti evidenti di illegalità, scoperti magari grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali delle forze dell’ordine, è molto difficile non credere alla gravità delle azioni delle persone indagate.

La criminalità non deve incontrare scusanti di sorta.

Gli errori nello svolgere le proprie attività professionali o gli incarichi amministrativi pubblici possono essere compresi; commettere volontariamente un reato o sostenere, direttamente o indirettamente, la criminalità non deve avere giustificazioni.

Per sconfiggere le mafie, come sostiene don Luigi Ciotti, l’arma più importante sono le nostre coscienze e le nostre coerenze.

A tutti noi è chiesto di fare delle scelte utili contro l’illegalità.

Tutti dovremmo poter passeggiare sotto i portici a testa alta.

Correggio può essere una comunità che respinge le mafie, grazie ad un impegno comune e ad una forte vocazione civile.

Noi sappiamo farlo: la nostra storia degli ultimi settant’anni fatta di un diffuso impegno per la democrazia, la solidarietà e la giustizia sociale ce lo insegna.

 

Il Comune ci prova

Il Consiglio comunale di Correggio ha di recente approvato all’unanimità un ordine del giorno, proposto dal sindaco e dal gruppo consigliare Pd, contro le infiltrazioni mafiose nel territorio reggiano.

Le misure approvate dal Consiglio comunale, possono ostacolare concretamente gli appetiti della criminalità organizzata ormai insediata anche in Emilia Romagna.

Sono provvedimenti che avranno qualche conseguenza non particolarmente gradevole per il Comune e per i cittadini, a partire dall’aumento della burocrazia e dei tempi di attesa per ottenere le autorizzazioni, necessari per poter effettuare i controlli atti ad escludere aziende in odore di mafia, sia in relazione agli investimenti del Comune che agli interventi di edilizia dei privati.

Un onere sopportabile se aiuta ad escludere presenze quanto mai sgradite.

Nello specifico ha individuato cinque obiettivi prioritari.

  • Continuare il lavoro di educazione alla legalità che ha coinvolto tutte le scuole secondarie di primo e secondo grado presenti sul territorio.
  • Proseguire nella promozione di campagne di sensibilizzazione della cittadinanza alla cultura della legalità, in collaborazione con le associazioni e con il sistema economico locale.
  • Non utilizzare la formula del “massimo ribasso” nelle procedure di gara per l’assegnazione dei lavori pubblici e per le forniture al Comune. Questo per evitare il rischio di dover affidare lavori e forniture a ditte in grado di applicare prezzi scontatissimi in conseguenza della loro natura malavitosa.
  • Estendere i controlli sui subappalti nella realizzazione di opere pubbliche ed anche sugli interventi di edilizia privata, al fine di escludere ditte non in regola con le norme contro le infiltrazioni mafiose previste da un apposito Protocollo tra Prefettura di Reggio Emilia e Comuni della provincia.
  • Considerare la possibilità che il Comune di Correggio si costituisca in giudizio come Parte Civile nei processi per mafia a tutela della comunità.

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