Dove si comprano equità e solidarietà

La bottega di Ravinala a Correggio compie vent’anni

Fulvio Bucci è da qualche anno presidente di Ravinala, la storica cooperativa sociale reggiana che si occupa di commercio equo e solidale.
Ed è lo stesso che vent’anni fa, con gli altri giovani del gruppo missionario, aprì il negozio a Correggio.
Grazie alla famiglia Cattini, che concede gratuitamente il locale, la bottega si trasferì presto in via Montepegni.

«L’esperienza del commercio equo e solidale, –mi dice- cominciò alla fine degli anni ‘70 grazie ai movimenti di volontariato e cooperativi del nord Europa, quando si capì che per aiutare i popoli emarginati del sud del mondo non bastava l’azione di assistenza e di carità, ma occorreva intervenire nei meccanismi economici e proporre logiche di mercato alternative. Così sono sorte cooperative di produttori agricoli o manifatturieri, centrali di acquisto e importazione, botteghe promosse dalle centrali o di privati specializzati.
Tutte collegate in una “filiera dell’equità” su cui vigila un efficiente sistema di certificazione che controlla l’equità di salari e di prezzi, il rispetto delle norme ambientali e di sicurezza, e perfino la quota di finanziamento che all’atto della stipula dei contratti gli importatori riconoscono ai produttori per gli investimenti che dovranno compiere. In Italia il consorzio più importante è Altromercato di Bolzano».

Senza la consapevolezza dei consumatori, obietto io, il sistema non reggerebbe, perché i prezzi al dettaglio finiscono a volte per essere più cari di quelli normali.
«Ma, -dice Fulvio- la qualità è sicuramente superiore, senza parlare della “qualità sociale” che viene incorporata nel prodotto».
Comunque, dopo uno sviluppo impetuoso mi sembra che negli ultimi anni, con la crisi economica, la filiera sia in difficoltà.

«Vero. Sono scomparse le organizzazioni minori.
La stessa Ravinala ha dovuto registrare bilanci in perdita, chiudere i piccoli negozi, ridurre il lavoro dipendente.
Questo è accaduto non solo per la minore disponibilità di spesa delle famiglie, ma anche paradossalmente per il successo del messaggio equo e solidale: la grande distribuzione ha scoperto che può guadagnare anche sui prodotti equo solidali, e riserva loro spazi sugli scaffali.
È stato persino lanciato dalla Nescafé un tipo di caffè che rispetta condizioni di equità.
Ma solo le organizzazioni volontaristiche coi loro progetti assicurano un rapporto diretto, costante e duraturo con le comunità africane, sudamericane e del sudest asiatico, dando dignità ai contadini e agli artigiani locali.
Occorre però che aggiornino le strategie commerciali».

La cooperativa Ravinala, per ragioni storiche, è presente con propri progetti in Madagascar, Brasile, Sri Lanka e, ultimamente, Indonesia.
Stabilisce contratti equi con gruppi di produttori locali e, nel rispetto della loro cultura, li indirizza verso prodotti che possano essere collocati sul mercato italiano.
Nella bottega di Correggio trovate, importati da Ravinala, tessuti e batik; oggetti di artigianato in latta, rafia, rame, corno, pietra e legno; spezie, cioccolato e caffè.
Ma il negozio commercializza anche prodotti alimentari e oggetti provenienti dalle altre centrali italiane di acquisto equo e solidale, poiché funziona una vera solidarietà intercooperativa.

Un appello alla comunità correggese.
Si cercano nuovi volontari
che diano continuità a questa esperienza: il negozio ha giorni di apertura che consentono la disponibilità di volontari.
E si cercano clienti consapevoli di ciò che il semplice atto di acquisto determina in termini di maggiore o minore giustizia sociale.

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