Dove la plastica migliora l’ambiente

I primi cinquant’anni di Stampotecnica

Più o meno negli stessi giorni in cui Neil Armstrong metteva per primo il piede sulla luna, a Correggio, in via Cairoli, aveva inizio un’altra impresa. Alcuni giovani tecnici, in spazi alquanto limitati, fondavano il primo nucleo di quella azienda che dopo alcuni anni avrebbe preso il nome di Stampotecnica. Oggi, a distanza di 50 anni, con 70 dipendenti e circa 10 milioni di giro d’affari (di cui il 25% all’estero), è una azienda tra le più innovative nel panorama italiano dello stampaggio dei tecnopolimeri termoplastici. Il 25 ottobre 2019, al teatro Asioli, Stampotecnica ha festeggiato i primi 50 anni di attività con la presenza di tutti i dipendenti, i principali partners industriali, e del sindaco Ilenia Malavasi. Una compagnia di attori ha trasposto in recita alcuni momenti salienti della storia aziendale, interpretando i ricordi che sul palco venivano rievocati da Tullio Sabattini e Ivano Parmigiani, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato della Società. Meno giovani di allora, ma sempre sul pezzo e pieni di entusiasmo, li incontro in azienda, in via Martiri di Cervarolo.

«Più che di passato vorremmo parlare di presente e di futuro» esordisce Tullio, incontrando l’assenso di Ivano. «Oggi la realtà evolve così velocemente che è indispensabile cogliere i segnali, spesso nascosti, per indirizzare la ricerca e l’innovazione e non farsi superare dalla concorrenza».

 

Tullio, ma tu parli della plastica, il materiale accusato di aver inquinato mezzo pianeta! «L’inquinamento indiscriminato deriva da una non corretta cultura e gestione del riciclo dei materiali plastici ricavati dal petrolio. Inoltre la criminalizzazione in atto verso le materie plastiche dipende da una scarsa conoscenza dei processi di trasformazione che sono, al contrario, economici e poco impattanti dal punto di vista energetico. I materiali plastici sono sterili, versatili, leggeri e resistenti, così resistenti che se non si attiva una corretta e consapevole filiera del riciclo, rischiamo di passare dal mancato riutilizzo all’inquinamento. Le plastiche maggiormente impattanti dal punto di vista ambientale sono quelle legate all’utilizzo o al confezionamento monouso e al packaging in genere, materiali che per contro offrono garanzie assolute dal punto di vista igienico, con costi di produzione molto contenuti. Il riciclaggio conseguente alla raccolta differenziata è indispensabile ma estremamente oneroso, anche perché le differenti famiglie di polimeri devono essere separate selettivamente se le si vuole riutilizzare per i medesimi processi produttivi originali. Resta comunque il fatto che la causa principale dei problemi ambientali è causata dalla cattiva educazione dell’uomo, è necessario informare correttamente, educare soprattutto le giovani generazioni verso un corretto utilizzo dei prodotti fabbricati con le plastiche, consapevoli che non si può assolutamente fare a meno di esse. Venendo a Stampotecnica, i polimeri che vengono utilizzati nella fabbricazione dei nostri prodotti sono plastiche nobili o tecnopolimeri compositi con elevatissime caratteristiche meccaniche, termiche e chimiche. I componenti che realizziamo sono estremamente leggeri e sostituiscono parti in metallo molto più pesanti, riducendo in questo modo il fabbisogno energetico e l’inquinamento dovuto alla estrazione e alla trasformazione della materia prima. Oggi, per fare un esempio, ogni automobile ha in sé circa il 25% di plastica, la quale contribuisce ad ottenere una notevole riduzione dei pesi con minori consumi di carburante. Non si deve criminalizzare la plastica ma limitarne l’uso dove è possibile, magari sostituendola con bioplastiche, compostabili (di derivazione vegetale) o biodegradabili».

 

Ivano, attualmente su cosa si concentra la produzione di Stampotecnica?
«Circa il 50% della nostra produzione, realizzata dalla divisione AIRCOMP, è rivolta alla progettazione e realizzazione di componenti pneumatici per l’automazione in genere. Produciamo unità di trattamento aria, valvole, elettrovalvole, cilindri, raccordi e componenti speciali. Sono prodotti originali, fabbricati in serie e destinati a molteplici settori industriali (macchinari in genere, linee di movimentazione per l’automazione industriale). Sono venduti sia in Italia che all’estero. L’altro settore di attività di Stampotecnica riguarda lo stampaggio ad iniezione di componenti e assiemi complessi in plastica. Partendo dalla riprogettazione o dal co-design degli elementi da realizzare, progettiamo e costruiamo gli stampi relativi, offrendo alla clientela un servizio completo che può comprendere le analisi degli elementi finiti o le simulazioni di riempimento e ogni altro aspetto che caratterizza il nostro sapere. Vogliamo sempre offrire proposte innovative a problemi industriali grazie alla conoscenza dei bisogni e dei mestieri dei nostri clienti; è nostra precisa volontà essere non solo fornitori ma collaboratori e consulenti». Per farmi un esempio Ivano mi mostra un componente complesso di un macchinario per emodialisi, prima e dopo l’intervento di totale riprogettazione da parte di Stampotecnica: da un prodotto in acciaio molto pesante con parti elettromeccaniche ad un assieme in tecnopolimero con parti elettroniche, molto più leggero e miniaturizzato.

 

Tullio, per sviluppare prodotti di questo tipo serve personale altamente specializzato, no?
«Dietro i risultati di Stampotecnica ci sono le persone, uomini e donne, animati da una cura e una passione ancora artigianale che danno quotidianamente primaria importanza alla qualità del lavoro. La crescita professionale, la fiducia e la formazione continua sono i pilastri su cui si regge l’intera organizzazione. La ricerca di giovani tecnici specializzati non è semplice; il lavoro in fabbrica e le professioni tecniche non sono più attraenti per i giovani di oggi, forse per una vecchia mentalità che associava tali attività ad ambienti malsani e fatica fisica, mentre nelle nostre fabbriche gli ambienti sono luminosi e confortevoli ed i processi altamente automatizzati. Per attrarli maggiormente, da qualche anno come gruppo di imprenditori associati ad Unindustria e operanti nel settore delle materie plastiche (gruppo GMP), abbiamo attivato una collaborazione con l’Istituto Tecnico Einaudi di Correggio, dando vita ad un percorso di successo per tecnici meccatronici con declinazione plasturgica. É un percorso virtuoso, unico nel suo genere in Italia. Quasi una decina di questi giovani hanno trovato occupazione in Stampotecnica. Ospitiamo anche volentieri classi di studenti che spesso non hanno ancora visto una fabbrica dall’interno e che in questo modo possono toccare con mano una realtà produttiva legata ad un mondo assai particolare ed affascinante come quello della trasformazione dei polimeri termoplastici».

 

 

Ivano, sempre più spesso si sente dire, anche da fonti autorevoli, che l’introduzione dei robot nei processi produttivi creerà una crescente disoccupazione. Come la pensi?

«Credo che siano destinati a scomparire o a ridursi fortemente i lavori manuali, faticosi, ma dovrà sempre esservi qualcuno che progetta e costruisce i robot, qualcuno che li controlla e che orienta processi produttivi. Nasceranno nuovi mestieri e professioni, avrà grande sviluppo la ricerca in campo tecnologico, saranno necessari nuovi servizi e complessivamente credo che l’occupazione tenderà a crescere, soprattutto qualitativamente».

 

 Credi che gli ultimi avvenimenti quali la Brexit, la guerra mondiale dei dazi, la globalizzazione improvvisamente infettata da un virus sconosciuto, avranno effetti anche sulla vostra azienda?

«Il distretto della plastica di Correggio è tra i più importanti d’Italia come numero di aziende; nel reggiano ci sono più di 100 imprese che operano nel settore e il 34% di esse è a Correggio, anche grazie all’impulso che diedero al settore alcuni geniali pionieri locali negli anni ’60.  I distretti hanno rappresentato una grande forza ma possono anche scomparire in poco tempo. Le competenze manifatturiere sono condizioni necessarie ma non sufficienti. L’innovazione non può prescindere da un presidio diretto del mercato globale. È necessario recepire gli input internazionali e poi fare leva sulla specializzazione produttiva e sulla capacità di trovare soluzioni migliori, rapide e flessibili, in altre parole proseguire sulla strada dello sviluppo che è stato ed è ancora il grande valore aggiunto delle aziende del nostro distretto».

«Insomma, ci illuderemmo se pensassimo che essendo stati bravi a fare dei buoni prodotti per mezzo secolo continueremo ad esserlo anche in futuro! Dobbiamo guidare il cambiamento valorizzando quello che di buono abbiamo fatto» conclude Tullio, perentorio, prima che ci lasciamo.

La chiacchierata di oggi mi ha fatto ricordare una frase di Le Corbusier: “non si rivoluziona facendo rivoluzioni ma proponendo soluzioni”.

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