Debiti En.Cor, siamo già a buon punto

Ilenia Malavasi rassicura i cittadini

Nei mesi passati ci siamo sentiti dire che Primo Piano, per una presunta sorta di soggezione al potere locale, non voleva parlare di una vicenda scottante come En.Cor. Non si è trattato di reticenza, ma di attesa di tempi più maturi, per dar la parola più ai fatti che alle congetture. Ci pare che il momento sia giunto. Ecco come il Sindaco Ilenia Malavasi ha risposto alle nostre domande.


La complicata e dolorosa vicenda En.cor sembrerebbe essersi chiusa, forse anche più rapidamente di quanto si potesse pensare, grazie agli accordi raggiunti con le banche. La Sua amministrazione, scegliendo la strada della transazione dopo le sentenze di primo grado, si è presa una grossa responsabilità; non era più giusto resistere e ricorrere almeno in appello?
«La mia amministrazione si è trovata davanti a una scelta senza precedenti: ripianare i debiti, trovando la copertura nel bilancio triennale (i debiti si devono pagare in tre anni, pena il dissesto dell’ente), senza alzare le tasse locali oppure dichiarare il predissesto, andando a penalizzare i cittadini con l’aumento delle tasse per un periodo massimo di 10 anni (cioè fino al rientro del debito) e con molte rinunce sui servizi in tutti i settori, oltre che i nostri dipendenti, con il blocco delle assunzioni e penalizzazioni varie. Poiché il nostro bilancio non era in grado di sostenere tutti i debiti in un periodo così breve, visti i pareri favorevoli dei nostri legali e dei revisori dei conti, abbiamo deciso di optare per la prima ipotesi, cercando di arrivare ad accordi transattivi con le banche per abbattere il debito complessivo. Essendo tutte sentenze esecutive di primo grado, emesse dal tribunale civile di Reggio Emilia, l’appello non avrebbe comunque sospeso il pagamento, avendo le banche in mano un titolo esecutivo. È vero però che ci siamo presi delle responsabilità importanti. Lo abbiamo fatto per il bene della città e per questo ringrazio tutti gli assessori e i consiglieri che hanno sostenuto questo importante lavoro che abbiamo costruito giorno dopo giorno con serietà, impegno e tanta concretezza perché, a parte la vicenda Encor, ci siamo occupati quotidianamente della nostra città, garantendo servizi di eccellenza, organizzando e sostenendo iniziative, promuovendo assemblee, ricevendo circa 800 cittadini e rispondendo a circa 2.000 segnalazioni ogni anno. Il nostro è un Comune che gestisce le stesse difficoltà che hanno tutti i miei colleghi sindaci, ma di certo nessuno si è trovato ad affrontare un debito così importante e un percorso tanto impegnativo».

C’è chi sostiene che il progetto alla base della nascita di En.cor fosse una buona idea e che poi si sia trattato soprattutto di un fallimento tecnico. Certo è che, dal 2006 al 2013, tutto l’iter decisionale, dalla costituzione della società, i vari piani industriali e le rispettive modalità di finanziamento, il conferimento dei beni, fino alla decisione della vendita, è definito con precisione da numerose delibere di Consiglio Comunale. Molti di questi atti sono stati votati anche dalle opposizioni. Vi è quindi una chiara responsabilità politica e amministrativa delle passate amministrazioni. Lei cosa ne pensa?
«En.cor è stato un progetto innovativo e che aveva l’ambizione di affrontare un tema vero e importante come quello delle energie rinnovabili e della tutela dell’ambiente, nel rispetto di obiettivi europei che restano temi fondamentali nell’agenda politica del nostro Paese e per il futuro di tutti noi. Tutto ciò che è successo dopo fa parte della storia di Correggio. Quando ci siamo candidati, abbiamo affrontato una campagna elettorale spietata e piena di cattiverie, avvelenata da questa vicenda e dalle conseguenze che ne sono derivate. Non ci siamo però mai sottratti alle critiche, affrontando spesso questo argomento, in diverse occasioni pubbliche, per quattro lunghissimi mesi. Credo che il PD di Correggio abbia dimostrato coraggio nel ripresentarsi con lo stesso simbolo, senza utilizzare liste civiche tanto di moda, proprio per prendersi una responsabilità politica ed essere giudicato anche dopo quanto accaduto, richiedendo di nuovo il voto ai nostri cittadini. È stato un atto di trasparenza e di onestà che è stato riconosciuto e premiato.
Prima del voto, ci sono stati documenti votati dal direttivo del PD locale e un’assemblea pubblica promossa dal gruppo consigliare uscente per spiegare ai cittadini il susseguirsi dei fatti che avevano portato a questo epilogo. Anche la decisione di dimissionare il proprio sindaco è stato un fatto inedito, complesso e doloroso per la città e la sua maggioranza di governo. Credo proprio che il PD si sia preso la sua parte di responsabilità, ora come allora. Sulle responsabilità amministrative spetta alla Corte dei Conti verificare se ci sono state. Il sindaco deve fare il sindaco e lasciare che gli altri enti e organi preposti facciano il loro dovere».

Come farà l’Amministrazione a corrispondere nei tempi previsti gli importi così consistenti alle banche, tenuto conto della persistente crisi del mercato immobiliare che renderà molto difficile l’alienazione di terreni o immobili comunali o quantomeno deprimerà i valori stimati degli stessi? «L’amministrazione ha ottenuto, grazie agli accordi transattivi, una riduzione del debito del 30%. Dal 2016 al 2019 dovremo quindi corrispondere alle banche complessivi 21.450.000 euro, che hanno già trovato copertura per euro 8.474.085 di parte corrente (razionalizzazione di tutti i capitoli di bilancio, senza rinunciare ai servizi) e per 12.975.915 euro di parte capitale (alienazioni immobiliari o finanziarie, oneri di urbanizzazione, avanzi). Ad oggi abbiamo già corrisposto alle banche (Banco Popolare, banca San Felice e BNL) 10.074.030,19, rispettando gli impegni che ci siamo presi. Nel 2018 termineremo di pagare sia Banco Popolare che Banca San Felice, mentre nel 2019 resterà da pagare solo l’ultima rata di BNL. Questo per dire che non useremo solo alienazioni (ad oggi abbiamo alienato la sede della moschea, della caserma dei carabinieri e della guardia di finanza, pur mantenendo tutte le destinazioni d’uso), ma lavoreremo sul bilancio con molto rigore per chiudere definitivamente questa pagina alla fine del 2019».

En.cor aveva costruito un consistente patrimonio che dovrebbe tornare per intero al Comune ora che le banche saranno pagate. Sono terreni, edifici, impianti (alcuni in funzione come i vari fotovoltaici). Quali tempi si prevedono per il loro effettivo recupero?
«In questo caso i tempi non dipendono dalla nostra amministrazione. La società En.cor è fallita a gennaio 2014 quando già non era più di proprietà del Comune di Correggio e il fallimento è stato assegnato ad un curatore che dovrà gestire il processo di liquidazione della società. Grazie agli accordi transattivi, siamo diventati creditori per 30 milioni di euro (pari circa all’85% del passivo fallimentare) che ci permetteranno di riportare a Correggio un importante patrimonio».

Lei ha affermato in più occasioni che su questa vicenda il Comune di Correggio ha presentato esposti/denuncia nei confronti degli amministratori e dirigenti dei mandati precedenti. Ci sono delle novità in merito?
«Non solo l’ho affermato, l’ho proprio fatto. Ed è stata una scelta difficile dal punto di vista umano e personale, ma per il ruolo che ricopro, come sindaco, ho il dovere di tutelare sempre e prima di tutto la mia città e i miei cittadini. Benché abbiamo fatto esposti sia alla Corte di Conti sia alla Procura della Repubblica, ad oggi non abbiamo nessuna notizia a riguardo.  Auspico che le indagini permettano di capire meglio i fatti e soprattutto verificare se ci sono state eventuali responsabilità personali, amministrative o penali perché solo allora la città di Correggio potrà voltare pagina».

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