Una decina d’anni fa esistevano politiche incentivanti che integravano il valore dell’energia immessa in rete. Oggi le cose sono cambiate: l’emergenza energetica è molto sentita e per questo ci si interroga sul futuro del fotovoltaico a Correggio, sia per le imprese che per i cittadini. La materia è molto complessa e richiede adeguate competenze. Per parlarne abbiamo disturbato il correggese Fabio Testi, ingegnere ambientale, dipendente del Comune di San Martino in Rio dal 2007 nel settore lavori pubblici e ambiente, oltre che Assessore del Comune di Correggio nelle due giunte del Sindaco Malavasi, dal 2014 al 2022, con deleghe ai lavori pubblici, ambiente, urbanistica ed edilizia privata.
Per il Comune di San Martino in Rio Testi ha seguito passo passo la creazione del parco fotovoltaico di Gazzata, in veste di responsabile unico del procedimento (RUP). Ce ne racconta la genesi: «Il progetto del parco fotovoltaico, ben visibile sulla destra dal cavalcavia autostradale che porta a San Faustino di Rubiera, nasce nel 2010: il tratto della ferrovia per l’alta velocità era ormai concluso, con l’area del cantiere dismessa da alcuni anni. Si trattava di un’area di circa sette ettari a ridosso di autostrada e ferrovia, con accesso da via Rubiera. Il terreno, un tempo a destinazione agricola, venne ritenuto idoneo dal consorzio incaricato per la realizzazione del tratto di alta velocità all’approntamento del campo n°28: una vera e propria “cittadella”, dotata di prefabbricati per l’alloggio delle maestranze, uffici, mensa, magazzini, infermeria e tutti gli impianti necessari. Al termine del cantiere l’Amministrazione comunale di San Martino acquisì l’area, poi trasformata urbanisticamente con apposita variante per poter ospitare il campo fotovoltaico. Grazie al progetto il tutto venne bonificato, ripristinando il terreno agricolo su cui fu poi realizzato il campo fotovoltaico di settemila pannelli a terra da due megawatt di potenza: la produzione di elettricità è pari al fabbisogno annuale di oltre cinquecento famiglie. L’impianto è stato allacciato alla rete sotto una fitta nevicata nel dicembre 2012, l’anno del terremoto, non senza difficoltà autorizzative emerse nonostante la sua virtuosità, derivante sia dal ripristino del terreno agricolo in un’area compromessa dall’urbanizzazione che dallo scopo della produzione di energia rinnovabile».
Qual è la differenza fra il fotovoltaico di dieci anni fa e quello di oggi?
«All’epoca, sebbene vi fossero già esperienze consolidate sotto il profilo tecnico, si trattava di una tecnologia ancora in evoluzione, con costi elevati e molta diffidenza sulle garanzie di durata e di reale produzione. Il Comune di San Martino in Rio fece una gara per un investimento di circa cinque milioni di euro, finanziato attraverso un leasing ventennale, pari cioè al tempo di vita dei pannelli e alla durata dell’incentivo del IV Conto energia. Oggi non vi sono più gli incentivi ma i rendimenti degli impianti sono migliori, la tecnologia più affidabile e la normativa del settore ha fatto notevoli passi avanti, prevedendo soluzioni una volta non percorribili».
Che fine faranno gli impianti fotovoltaici realizzati una decina di anni fa a fine incentivazione?
«Gli impianti, terminato il periodo di incentivazione, continueranno a produrre energia che verrà venduta in rete o autoconsumata, sfruttando i pannelli e gli inverter che verranno sostituiti con altri nuovi e più performanti. La nascita delle comunità energetiche rinnovabili darà ulteriore impulso alla condivisione dell’energia rinnovabile prodotta in loco, riducendo anche i costi e le dispersioni dovute al trasporto dell’energia».
Cosa intende per comunità energetica?
«Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono raggruppamenti, su base volontaria, di utenti che decidono di condividere consumo e produzione di energia rinnovabile, ottenendo in tal modo benefici economici, ambientali e sociali per sé stessi e per il territorio. Possono essere costituite da gruppi di persone fisiche, piccole e medie imprese ed enti locali, purché collegati alla stessa cabina elettrica. I decreti attuativi sono tutt’ora in fase di definizione e perfezionamento, ma a breve ci saranno tutti gli strumenti per sfruttare anche questa opportunità».
Perché investire in fotovoltaico?
«Oggi la tecnologia è molto più performante ed affidabile. Con minore superficie si hanno più kilowatt di potenza, inoltre si stanno affermando sul mercato le batterie di accumulo, che consentono di poter utilizzare l’energia autoprodotta anche nei momenti in cui non c’è il sole: ciò permette di superare il grosso limite di questa fonte energetica, cioè la disponibilità solo in presenza di irraggiamento solare. Oltre agli aspetti di risparmio bisogna sempre ricordare che ridurre il ricorso ad energia di origine fossile permette di contribuire a combattere i cambiamenti climatici in corso. Ben vengano quindi impianti sui tetti delle abitazioni e delle aziende: abbiamo tantissime superfici da sfruttare in questo senso. L’energia autoprodotta con il fotovoltaico permette anche di scaldare un edificio tramite una pompa di calore».
Il problema dello smaltimento dei pannelli, nodo molto discusso in passato, si è rivelato un problema reale?
«Nei costi iniziali dell’impianto era ed è prevista anche una quota legata allo smaltimento dei pannelli a fine vita, circa venticinque anni: questa operazione viene eseguita solo presso impianti di trattamento certificati ed autorizzati a svolgerla. I materiali che compongono i pannelli come vetro, alluminio, polimeri, silicio e rame sono riciclabili. Oggi anche quest’ambito è regolamentato da precise normative europee: per la crescente diffusione del fotovoltaico occorrerà dare impulso a nuove aziende in grado di recuperare le materie prime, creando così anche nuovi posti di lavoro».
Anche il Comune di Correggio ha investito in impianti fotovoltaici collocati sui tetti degli immobili pubblici, ottenendo importanti benefici economici, riducendo l’impatto ambientale e rappresentando un esempio virtuoso per gli studenti. Occorre continuare ad investire su questi impianti e contemporaneamente efficiente gli immobili, sostituendo i vecchi corpi illuminanti, molti dei quali ancora a neon, con le più performanti luci a led: ciò è già avvenuto su tutta l’illuminazione pubblica, che oggi consuma circa la metà rispetto al 2019.