Quest’anno ricorre un anniversario importante per la vita culturale della nostra città: cinquant’anni fa, precisamente l’8 maggio 1971, venne inaugurata la nuova Biblioteca Comunale. Era collocata dove ora si trova la galleria delle esposizioni e si articolava sostanzialmente in due parti.
Innanzitutto la sezione di pubblica lettura, composta da tre sale, delle quali una dedicata ai ragazzi: cosa allora rarissima nelle biblioteche italiane. Allestita e attrezzata in modo moderno, funzionale e confortevole al tempo stesso, disponeva di un fondo librario di circa 7.000 volumi, diversi abbonamenti a periodici e circa 55 posti a sedere. In queste sale i volumi erano disposti a scaffali aperti e ordinati secondo la classificazione decimale Dewey. Si trattava di una scelta tecnica a monte che scaturiva da una motivazione culturale e politica innovativa: creare le condizioni organizzative per consentire il più largo accesso alla Biblioteca, per renderla accogliente e facile da usare, per valorizzare l’autonomia dei suoi frequentatori. Era una soluzione che la poneva fra le pochissime biblioteche italiane impostate su questo modello. Altro elemento importante era l’orario di apertura: ben 26 ore settimanali dal lunedì al sabato, comprese due aperture serali. Le sezioni di conservazione, a loro volta, ospitavano diversi fondi librari con più di 40.000 volumi, metà dei quali antichi.
A Correggio una Biblioteca Pubblica esisteva da quasi due secoli. Dopo diversi traslochi e traversie era stata collocata e riorganizzata nel Palazzo dei Principi durante gli anni del fascismo. Più o meno con quella sistemazione aveva ripreso a funzionare dopo la guerra. Si trattava però di una sorta di Biblioteca-Museo – non a caso era collocata nelle sale dove ora è allestito quest’ultimo – più adatta ad essere conservata che ad essere usata, certamente poco consona ad essere fruita da quei ceti popolari ai quali intendevano rivolgersi i nuovi amministratori.
Il pubblico aveva accesso solo alla sala di consultazione (la Sala del camino): un ambiente austero, freddo, poco illuminato, dotato di tavoli e sedie antiche di cui si aveva timore servirsi. Lì erano collocati i cataloghi (che si intravvedono in basso appoggiati alla parete nella foto in b/n), strumenti preziosi per il reperimento delle fonti disponibili, ma altrettanto respingenti per il pubblico meno esperto e acculturato, a partire dai ragazzi. Essi costituivano però l’unico intermediario per l’accesso ai libri – peraltro in gran parte vecchi, in tutti i sensi – senza la possibilità di curiosare fra gli scaffali e sfogliare i libri prima di sceglierli.
Il passaggio da questa situazione alla realtà inaugurata nel 1971 richiese quasi dieci anni di impegno da parte degli amministratori dell’epoca. Oggi sembra scontato, ma allora occorsero molto coraggio e grande determinazione per affermare, nei principi e nei fatti, il carattere necessario delle spese per la scuola e la cultura, di contro alla facoltatività dichiarata dalla legge. Scontrandosi con norme relative al funzionamento dei Comuni in gran parte risalenti al regime fascista, con gli organi di controllo governativi pronti a frustrare ogni “fuga in avanti” (che altro non erano che tentativi di dar corso alle indicazioni del Titolo V della Costituzione, del quale invece la maggioranza parlamentare continuava a rinviare l’applicazione).
Così gli amministratori comunali correggesi furono fra quelli che decisero di ricorrere all’indebitamento attraverso la contrazione di mutui, quando si trovarono impossibilitati a trovare un’altra strada per finanziare investimenti considerati fondamentali per lo sviluppo della propria città. Per fortuna quegli amministratori – in primis il Sindaco Renzo Testi e gli Assessori alla Pubblica istruzione Angelo Giampietri e, soprattutto, Nive Veroni (*) – ritenevano che lo Stato sociale fosse fatto anche di teatri e di biblioteche. Naturalmente essi erano supportati da una convinzione diffusa nel PCI locale, tanto da averla dichiarata nei programmi elettorali. Poterono inoltre godere della fondamentale collaborazione di tecnici competenti e motivati: in primo luogo il direttore della Biblioteca Alberto Ghidini (scomparso nel giugno scorso), ma vanno altresì ricordati i consigli e l’appoggio di Luigi Balsamo, dal 1965 al 1973 responsabile della Soprintendenza bibliografica dell’Emilia-Romagna.
Il risultato fu il restauro e la riprogettazione dell’uso sociale del Palazzo dei Principi, che divenne sede di un centro culturale polivalente articolato in: Galleria delle esposizioni e Sale per le attività culturali (allestite già a partire dai primi anni Sessanta), Archivi Storici (riordinati nel 1968), Fonoteca (inaugurata nel 1974), Museo (per il cui riallestimento e apertura si dovettero però aspettare ancora vent’anni) e Biblioteca, la quale doveva costituire “il centro gravitazionale” dell’intero complesso. Fu progressivamente incrementata, inoltre, l’attività di promozione ed elaborazione culturale. A completare quell’importante e innovativo progetto di “rinascimento” delle Istituzioni culturali comunali il 18 novembre 1973 arrivò anche l’inaugurazione del Teatro Asioli, completamente rinnovato e restituito alla disponibilità pubblica. Tutto questo con decisioni prese dal Consiglio Comunale quasi sempre all’unanimità e, inoltre, con un coinvolgimento attivo dei cittadini che, pur con tutti i suoi difetti, né prima né dopo ha avuto eguali.
I risultati in termini di fruizione della nuova Biblioteca furono immediati ed eclatanti. Nel 1972 furono registrate 20.492 presenze e 10.016 prestiti (a fronte dei 3/4.000 che costituivano la media annuale negli anni Sessanta); in soli 20 mesi dall’apertura più dell’8% dei correggesi si iscrisse alla Biblioteca. Tutti ne erano orgogliosi, anche coloro che non l’avevano ancora utilizzata, perché comunque si riteneva servisse ai cittadini e ai giovani in particolare. Per iniziativa della cartolibreria Scaltriti, alcune immagini della nuova Biblioteca divennero cartoline: anch’esse degne, assieme ai tradizionali monumenti ed opere d’arte, di rappresentare il meglio della città.
Il successo della Biblioteca non fu solo locale: divenne uno dei modelli al quale si ispirarono altre realtà che in Italia stavano nascendo o si stavano rinnovando, diventando così meta di molte visite da parte di amministratori e bibliotecari provenienti da tutta Italia.
Da allora è trascorso mezzo secolo. Nel frattempo le istituzioni culturali correggesi hanno avuto diversi sviluppi. Magari ci sono aspetti criticabili, ma non si può certo dire che esse si siano impoverite: di sedi, mezzi, prestazioni, centri di documentazione, orari di apertura, attività. Né si è spenta la voglia e la capacità di progettare e realizzare attività e servizi innovativi. Dopo il rinnovamento delle sedi della Biblioteca “G. Einaudi” e del Piccolo Principe, nel 2003, le presenze degli utenti e i prestiti si sono moltiplicati, rispettivamente, per quattro e nove volte rispetto al 1972. Tutto questo ha fatto guadagnare un alto gradimento da parte dei correggesi e ha procurato riconoscimenti anche a livello nazionale. Tuttavia la data di nascita della moderna biblioteca correggese penso rimanga l’8 maggio 1971. Dopo si è migliorato, e anche molto, ma a partire da quel che già c’era.
(*) È appena uscito un libro dedicato alla sua vita, di cui parliamo nella pagina che segue.