Oggi su corso Mazzini infuria il mercato. Le donne dell’est e del sud all’alba hanno già fatto razzie dei migliori affari ma adesso è il turno delle indigene, della fruttaeverdura e del companatico. Un giovane straordinariamente stonato soffia dentro un povero sax di fronte allo storico presidio dei Testimoni di Geova, la zingara dalle cento sottane fa del bene lungo i portici e ogni spigolo è sorvegliato da un gentile questuante di colore che ti saluta. Insomma, il mercoledì a Correggio è una rappresentazione popolare.
Arriverà il tempo che i bar verranno sostituiti da una folla di facchini di Amazon che ti porteranno la consumazione direttamente sulla scrivania o mentre rampi sulla ciclette o mentre ti chiedi disperato come fare a passare il tempo; ma oggi i bar a Correggio accolgono ondate di viaggiatrici che entrano ed escono, quasi la risacca di un mare di persone. Al mercoledì i posti ai tavolini non possono essere difesi a lungo, vengono contesi con ferocia e raffinate strategie, nessuna cliente è disponibile a far sconti. Eppure ci sono uomini che resistono con una sola, scarna consumazione: gli “stanziali” hanno una “certa” età, loro sono una miniera di ricordi e di informazioni preziosissime per un raccoglitore di notizie qual è un giornalista locale.
D – (estraendo taccuino e matita) Cos’è successo che sembrate la tribù dei musi lunghi?
R1 – Niente, stavamo parlando di uno
D – Uno chi?
R2 – Uno… Giuseppe…
D – Giuseppe chi?
R2 – Ma sì, Giuseppe, dai… quel Giuseppe… (schioccando le dita) coso… il fratello di… di… di coso
D – Sai quanti Giuseppe ci sono a Correggio? Forse Giuseppe “Fifòla”?
R3 – Ma quale Fifòla! Giuseppe il figlio di… bagai… (rivolto al compagno) come si chiama il padre di Giuseppe?
R1 – (innervosito) Se lo sapessi non saremmo qui da due giorni a strologare
R2 – (rivolgendosi all’intervistatore con severità) Ma dai! Lo devi conoscere anche tu, abbiamo fatto l’avviamento insieme. Io e il fratello di… come c—o si chiama… Giuseppe il fratello di… dai! Possibile che non ti ricordi?
D – Ah, sono io che non mi ricordo! Rossi? Giuseppe Rossi?
R3 – Ma cosa dici, Rossi è il cognome di “Ghignon”
R1 – Ghignon chi?
D – Facciamo così: si parte dalla A e la si combina a turno con tutte le lettere dell’alfabeto, e poi la B e così via… di solito funziona. Con una combinazione di due o di tre lettere dovrebbe venirvi in mente
R3 – E secondo te che cosa stiamo facendo da stamattina? Siamo arrivati alla Z e c’è venuto in mente di tutto ma non il cognome di Giuseppe… tanto che cominciamo a mettere in dubbio che si chiami Giuseppe
R2 – Perché se fosse così dovremmo ricominciare da capo ed affrontare una missione impossibile: trovare le generalità di Bagaglio Coso, ripartendo dalla A e con tutte le combinazioni
D – Va bene, non importa. Che ha fatto questo tizio, chiamiamolo per comodità “Giuseppe”?
R1 – È stato investito da uno. Con la macchina…
D – Dove?
R1, R2, R3 – (lungo sospiro) Eh!
D – Nooo, non ditemelo!
R3 – Sai quella strada lunga che va in campagna… asfaltata
R2 – Dritta…
R1 – Per essere dritta è dritta. Via… via … ce l’ho sulla punta della lingua
R3 – Dove ci sono le ville… secondo me finisce per “- ini”
R1 – O “- etti”? Sicuro, finisce per “- etti”
R2 – Non dico di no, potrebbe finire in “– etti”; però non mi dispiacerebbe nemmeno che finisse con “- ore”, mi suona meglio
D – (sfiduciato) Siamo messi male
R3 – (si arrabbia con l’intervistatore) Ma insomma, anche tu, che ci sarai passato mille volte!
D – (riponendo matita e taccuino) Lasciamo perdere. Non si può trascrivere questa conversazione
barista – (ad un gruppo di signore del tavolo vicino) Vi servo qualcosa?
R4 (bionda) – Quell’intruglio che mi hai dato ieri
barista – Ieri? Ti ho servito… fammi pensare… ah sì, un cocktail… come si chiama… il … “il coso”…
R5 (bianca) – No, non quello; quell’altro… quello con la cosa… sai, la bagaglia…
D – Ma allora è un’epidemia! Poi protestiamo perché a scuola non si studia più la storia: ma a che serve se Garibaldi diventa “Coso fu ferito, fu ferito in una gamba, Coso che comanda…” e Badoglio “il generale Bagaglio”? Saranno gli alieni che ci succhiano i neuroni
R1 – Bravo, non ci avevo pensato: sono sicuramente loro, gli alieni, che ci confondono! Senti che mi è successo. Dico a mia moglie «Dai che stasera facciamo l’amore» e lei risponde con un tono che potrei sospettare di derisione «Ma riesci a trovare il tuo “coso”?» E io mi metto a pensare, non riesco a ricordare a che si riferisce. Mia moglie si vede ha deciso di darmi un’ultima occasione… mi sollecita «E allora ti decidi? O non ti ricordi più?» Coso… coso… penso intensamente… chissà qual è l’oggetto che devo trovare… niente… basta non pensarci, se ci penso non mi ricordo sicuramente… maledizione… adesso mi metto a fischiettare alla finestra e vedrai che mi viene in mente… Mia moglie sentendomi fischiettare si è offesa «Guarda, tieniti pure il tuo “coso”!» Chi, Zuppiroli? dico io… ecco (è trionfante, con un sorriso che gli va da un orecchio all’altro) ecco: Giuseppe si chiama Amedeo Zuppiroli!