Quando Luciano chiama, Correggio risponde. Nonostante i posti ridotti e il distanziamento anti-Covid, è un teatro Asioli che risuona gremito quello che accoglie il rocker correggese per la presentazione ufficiale della sua autobiografia “É andata così, Trent’anni come si deve“, edita da Mondadori e scritta a quattro mani col giornalista-dj Massimo Cotto, che è stato anche l’intervistatore d’eccezione della serata. Un evento, ci piace ricordarlo, organizzato dalla casa editrice in collaborazione col Comune e Primo Piano, come da espressa richiesta di Ligabue e del fidatissimo manager Claudio Maioli: la serata è stata trasmessa in streaming, nonostante qualche piccola difficoltà tecnica, dal sito del quotidiano La Repubblica.
Proprio a Maioli sono toccati i saluti di rito e l’introduzione dei due mattatori della serata. Un paio di divertenti siparietti lo hanno visto calarsi nei panni di un vero roadie, gli assistenti di palco dei concerti, come quando ha portato in scena le bottigliette d’acqua per dissetare gli oratori ed una specie di “ruota della fortuna”, escamotage creato per movimentare la serata: ad ogni suo spicchio è stato assegnato un tema presente nel libro, che Luciano avrebbe poi dovuto argomentare, aggiungendo anche qualche chicca.
Dopo una fitta trattativa sui “passaparola” a sua disposizione, Luciano si è lanciato a capofitto nel racconto appassionato dei suoi trent’anni di avventure sui palchi: dal primo San Siro agli otto spettatori di Ravenna durante il primo tour, passando per il Campovolo e per la “difficile” accoglienza a sputi e parolacce, trasformatesi poi in acclamazione, allo stadio di Venezia. Una cosa è certa: a Ligabue piacciono tutti i palchi, nessuno escluso, perché sono davvero il suo habitat naturale. Racconta di averlo capito a 27 anni, quando ne calcò uno per la prima volta, ovviamente a Correggio, al Centro Culturale Lucio Lombardo Radice: terminata la performance, scese dal palco folgorato e disse a Maioli che voleva farlo per tutta la vita. Una promessa mantenuta.
Non solo aneddotica, però: il nostro compaesano non perde occasione per lanciare alcuni messaggi e riflessioni. La più importante è quella sulle fake news, di cui è rimasto lui stesso vittima in tempi recenti poiché “accusato” di essere il misterioso cantante paparazzato in atteggiamenti intimi con un altro uomo: bisogna fare molta attenzione alla veridicità delle fonti ed ai titoli ingannevoli, ammonisce Luciano, un tema che, in qualità di organo di informazione, non possiamo far altro che sposare. A questo concetto si ricollega anche il titolo del volume: “É andata così” diventa una decisa risposta non solo alle leggende metropolitane che lo riguardano, ma anche ad altri volumi che hanno immortalato la sua carriera in modo disinformato, senza il benché minimo coinvolgimento dell’interessato.
La serata scorre veloce nel ricordo dei tanti incontri e collaborazioni, con un pensiero speciale rivolto al papà Giovanni ed al difficile momento della sua scomparsa: Ligabue restituisce al pubblico l’immagine di una famiglia felice ed unita, come testimonia la presenza in platea della mamma Rina.
L’evento si conclude con una riflessione sul futuro, “un’idea” che deve confrontarsi con la realtà del momento in cui viviamo: non a caso i suoi album fotografano sempre i vari periodi della sua vita. Come afferma giustamente Cotto, Ligabue è senza dubbio il cantautore italiano più ancorato al presente ed il più abile nel raccontarlo. E allora il futuro? Bisogna sempre augurarsi, ci dice Luciano, che il meglio debba ancora venire, senza dimenticare il pragmatismo e la “testa quadra” così cari ai reggiani. Chi meglio di noi può capire quest’ottica!
Un grazie a Luciano e Claudio per aver coinvolto Primo Piano e per portare sempre Correggio nel cuore: non c’è dubbio, questo bel volume sarà un successo!