Nel passato, più che oggi, la vendemmia era un momento rituale e assumeva un significato sociale e di comunione piuttosto forte. Nei vigneti si riunivano amici, parenti e vicini di casa, tutti insieme a lavorare per poi festeggiare con un ricco banchetto. La vendemmia cade nel periodo autunnale che, nell’antichità, coincideva con l’epilogo della stagione fruttifera, la discesa agli inferi, il viaggio nell’Ade. La terra si chiude per ricominciare un nuovo ciclo, ma prima ci dona l’uva e la possibilità di mutarla in vino.
Le prime testimonianze della vendemmia risalgono al 10.000 a.C. riferite alle zone della Mezzaluna Fertile (Medio Oriente). Qui la raccolta dell’uva si inseriva in una vera e propria cerimonia religiosa di ringraziamento agli dei per i frutti riservati dalla terra all’uomo.
I primi reperti archeologici riportanti alla presenza della Vitis vinifera, sono stati rinvenuti in alcuni siti degli odierni territori della Cina (7.000 anni a.C.), della Georgia (6.000 a.C.), dell’Iran (5.000 a.C.), della Grecia (4.500 a.C.) e della Sicilia (4.000 a.C.).
Un albero come l’olmo era il testucchio sul quale s’appoggiavano le viti, per questo i grappoli, che stavano molto in alto, erano raccolti per mezzo di scale e panieri con uncino. Dai cesti, le uve venivano prima buttate nelle bigonce in cima al campo, poi trasportate alla cantina di casa o a quella cooperativa per la trasformazione in vino.
Già nella Genesi dell’Antico Testamento la vite viene presentata come un bene particolarmente prezioso, simbolo di prosperità e amore di Dio, la bevanda della vita che sa donare consolazione e gioia e sa curare la sofferenza dell’uomo. Contestualmente alla celebrazione eucaristica il vino ha assunto un significato essenziale per la religione cristiana, così nei secoli bui dell’Alto Medioevo furono i monaci ad occuparsi e tramandare la coltivazione della vite che, altrimenti, sarebbe andata perduta.
Anticamente si faceva del vino un uso medicale, per disinfettare e lavare le ferite, per favorire la cicatrizzazione, unito ad erbe e miele, e come stimolante prima delle battaglie. I bambini alla nascita si lavavano con il vino, e prima dell’uso del latte di vacca la colazione del mattino era la zuppa di pane e vino.
‘Ancora una volta posso sentire la profondità e l’emozione del legame che unisce il vino alla letteratura e alla nostra cultura’, scriveva il concittadino scrittore Pier Vittorio Tondelli. ‘Il vino è il grande serbatoio di vita e di immaginario’.