Il 9 marzo scorso al centro sociale 25 aprile il Comune ha organizzato una conferenza di Alberto Pellai, noto psicoterapeuta dell’età evolutiva, autore tra l’altro del libro L’ètà dello tsunami: come sopravvivere a un figlio preadolescente.
I più di 150 tra genitori ed educatori presenti hanno seguito con attenzione le brillanti riflessioni del professor Pellai che, senza infingimenti, ha evidenziato le difficoltà che padri e madri vivono nel rapportarsi a ragazzini che precocemente hanno a che fare con rapidi e tumultuosi cambiamenti.
Come comportarsi di fronte all’invasione delle tecnologie informatiche, all’irrompere della pornografia, ai primi possibili approcci con alcool e droghe? Sono le domande più frequenti per padri e madri di giovani che si trovano ad attraversare un’età, quella fra gli 11 e i 14 anni, nella quale l’istinto prevale naturalmente sulla ragione, come è stato appurato dalle moderne scienze neurologiche.
Con la scoperta della propria sensualità, a partire dai 9-10 anni, i ragazzi presentano un cervello emotivo alle sue massime capacità di crescita. L’apice invece del cervello cognitivo è raggiunto solo tra i 16 e i 21 anni. Ecco perché tra gli 11 e i 14 anni è facile vederli impulsivi, eccitati, incapaci di adottare progetti e strategie a breve e medio termine. Difficilmente gli impulsi riescono ad essere regolati autonomamente.
I preadolescenti sono iperattivi, si sentono onnipotenti e mal sopportano regole e limiti.
La società odierna, che promuove interesse economici e non valori morali, li ha già individuati come potenziali consumatori vulnerabili e compulsivi, mentre la comunità educativa adulta fa fatica a costruire una strategia comune, che possa vedere schierate insieme famiglie e scuole.
Pellai, ad esempio, ha auspicato un’alleanza tra genitori e insegnanti per limitare l’uso di cellulari e affini a scuola. Ha invitati i genitori ad aprire un dialogo riflessivo con i propri figli sui temi della sessualità e della pornografia, così come sulle relazioni con i propri coetanei dell’altro sesso, cercando di evitare atteggiamenti estremi ed opposti: da una parte, comportamenti iperprotettivi che negando esperienze ed emozioni faticose e problematiche limitano però la crescita dei ragazzi e, dall’altra, un comportamento lassista e ultra permissivo che potrebbe farli sentire “orfani” dei propri genitori oltre che vulnerabili e irresponsabili.
Per il relatore la soluzione più ricorrente è quella della mediazione, del confronto costruttivo, evitando SÌ o NO categorici e immotivati.
Meglio contrattare, spiegare, rispondere anche ironicamente alle eventuali offese e aggressioni verbali, senza rinunciare a regole indiscutibili come il divieto di bere superalcolici in giovanissima età o di usare i social per diffondere immagini erotiche intime.
L’ esortazione di Pellai è stata quella di non lasciare sempre da soli i propri figli di fronte alle tecnologie informatiche che, oltre a grandi opportunità, presentano rischi da loro non prevedibili.
È poi bene dimostrare una coerenza di fondo tra ciò che viene a loro predicato e quello che i genitori praticano.
In conclusione Pellai ha sostenuto che sia bene avere un approccio laico all’educazione genitoriale e riflettere sui propri errori per aggiustare poi continuamente il tiro.
Il tutto «senza prendersi troppo sul serio, perché la perfezione non è di questo mondo».