In un periodo in cui la cucina spadroneggia in TV e sui social si snatura il concetto stesso di cucina, ecco spuntare un’idea innovativa di cucina mista a musica, dove non si può dire dove finisca una e cominci l’altra. “Food Ensemble” è un armonico binomio di musica e cucina che si fondono in un tutt’uno e dove a prevalere è solo il risultato finale: il piacere. Mi sono incontrato con Marco Chiussi, il componente correggese del trio (gli altri sono i reggiani Andrea e Francesco) per farci raccontare che cosa “spadellano” con la musica. Sono tre amici che condividono l’amore per la musica e per il cibo: il musicista, lo chef, il sommelier.
Da dove nasce l’idea e come si divertono i Food Ensemble?
«L’idea è nata per gioco. Dopo il primo approccio abbiamo iniziato a fare ricerche parallele sia per la cucina che per la musica, per riuscire a comunicare insieme questi due mondi. Nessuna performance è mai uguale alla precedente. Miscelando ingredienti e suoni, a volte preparando un piatto nasce una musica; altre volte da un suono nasce un piatto. Serviamo musica con i suoni che produciamo facendo cucina, e cerchiamo di offrire ai nostri commensali un›esperienza multisensoriale, li accompagniamo fino alla degustazione, in un turbine di variazioni dinamiche, cambi di profumi, di suoni e di rumori. Non è stato un processo immediato ed è difficile riuscire a spiegare con le parole cosa sia “Food Ensemble”: per capirlo bisogna viverlo.»
Piacciono più i piatti che preparate o l’idea di metterli in musica?
«Credo che l’idea prevalga nella fase iniziale, quando una persona decide di venire alla performance. Poi il fatto che si «degusti» al 100% sia la musica che il cibo lascia davvero il segno e si apprezza la performance nel suo insieme.»
Qual è il vostro miglior piatto? Ha un nome musicale?
«La nostra firma è sicuramente il “salmone marinato e scottato”. Si, i piatti hanno i loro nomi ma a volte dipende dagli ingredienti o dall’ispirazione del momento. Una frase che diciamo sempre al termine del piatto è: “State ascoltando il suono del Salmone marinato…”»
La base musicale e il piatto sono improvvisati al momento o c’è uno studio alla base?
«La parte musicale è suonata live, in parte improvvisata sul momento però su un canovaccio, perché dobbiamo essere certi che una determinata armonia si sposi con un determinato momento culinario; poi ogni operazione in cucina ha i suoi suoni (il triturare una verdura sul tagliere, un liquido versato nel bicchiere, lo sfrigolio della carne…) e quindi ogni piatto contribuirà alla sua canzone, avrà il suo ritmo. La cucina è studiata in modo da poterci permettere di servire 35 persone, per 4/5 portate, in un tempo totale di circa 1 ora e 15 minuti; quindi tutti i passaggi necessari per produrre, campionare, amplificare e assemblare i suoni avvengono mentre prepariamo il piatto in tempo reale. Cuciniamo in base ai prodotti di stagione, ai prodotti locali ma spesso ci lasciamo andare ad esperimenti.»
Come è stata percepita questa idea dal pubblico?
«Molto bene, chi partecipa alle nostre performance per la prima volta non ha ben chiaro cosa aspettarsi. Una volta dentro l’esperienza viene avvolto da profumi, suoni, sapori, ritmi, consistenze. L’attesa della creazione dei piatti prima di poterli degustare, unita allo sviluppo della musica prima di ascoltarla completa, crea un›attesa vibrante e giocosa. Ci siamo esibiti per ora solo in Italia, spaziando dalla Puglia fino alla Lombardia, dal museo di Barolo nelle Langhe all’ Umbria. Per il 2019 abbiamo alcune sorprese in serbo… comunque saremo a Seregno, al HT Factory, ed altre date usciranno a breve.»