Arriva una bocca a cuore, profilo di almeno una quarantina di denti bianchissimi e dietro c’è Cindy, raggiante.
Ho conosciuto Cindy Swain ad una grigliata qualche anno fa.
Mentre io mi abbuffavo di carne e patatine fritte come se fossi in finale al contest di “Man vs Food”, lei, con estrema grazia ed equilibrio, alternava una forchettata di verdura ad un goccio d’acqua e un sorriso ad un boccone di pane.
Da quel giorno Cindy, l’americana dal sorriso squillante, è diventata per me sinonimo di equilibrio.
Equilibrate e belle sono le ricette del suo “Italicana Kitchen”, un blog bilingue italiano inglese che unisce la cultura italiana e americana tramite ricette sane fatte con ingredienti di stagione.
Sì, le sue ricette sono proprio belle, perché nel concetto di cibo-equilibrio, per Cindy, la bellezza è armonia e proporzione, come diceva il buon vecchio Pitagora (che d’armonia se ne intendeva più che di cibo, essendo stato il primo vegetariano della cultura occidentale).
Io sono pronta e curiosa. Lei, a parlare, comunicare e sorridere, lo è sempre.
Ecco la prima domanda per mettere a proprio agio più me che lei.
Parlandoci sinceramente, da chef di toast a food blogger affermata, dimmi qual è stata la tua peggior ricetta in cucina?
«Era un esperimento per alleggerire una ricetta della tradizione americana: il “banana bread” -(sposto lo sguardo temendo che lo possa intravedere nelle mie pupille mentre già me lo sogno… il mio banana bread burroso e cioccolatoso…)- Misi miele al posto dello zucchero, olio di cocco al posto del burro… alla fine era immangiabile. D’altronde nelle ricette da forno è tutta una questione di equilibrio chimico e la creatività deve essere bilanciata. Sai, a volte mi capita di provare le ricette due o tre volte: voglio che siano eccellenti per i miei lettori!»
Due profumi americani e due italiani legati al cibo che ti accendono i ricordi?
(Ci pensa meno di un attimo: è più preparata di Proust!) «Americani: il burro di noccioline e il coriandolo fresco che usavamo nei piatti messicani. Profumi italiani: il basilico e il pomodoro con la buccia e le foglie. -(Mi guarda, ma è dall’altra parte del mondo ora)- Posso aggiungerne un altro all’America? Le fragole. Mia mamma aveva un orto sconfinato e io la aiutavo a raccoglierle. Hanno un profumo!»
L’equilibrio nelle tue ricette è importante; ma anche le tue origini sembrano un ingrediente fondamentale.
«La creatività. La verità è che in America si sperimenta, ci s’inventa quello che la tradizione non dice. Siamo un popolo di tanti popoli e non troviamo strano abbinare, mescolare la cucina italiana con quella messicana. In Italia quello che cucini è come quello che vedi: millenario. Le ricette narrano la tradizione così come le città raccontano la storia antica dell’Italia. È più difficile osare nella cucina italiana».
Il New York Times ha eletto il “cacio e pepe” come piatto del momento ad Hollywood.
La cucina italiana arriva oltreoceano senza più storpiature?
«Si, è arrivata anche la cucina genuina italiana! Bisogna spiegare che replicare una cucina autentica richiede studio e ricerca. Quando vado in America e tengo corsi di cucina o promuovo prodotti italiani, insisto molto sul concetto di “conoscenza”. Spiego che il Parmigiano Reggiano non è il “Parmesan cheese”! Dopo aver spiegato agli Americani cosa devono cercare in un prodotto italiano, purché sia autentico, sono disposti a pagare di più».
Facci ridere: raccontaci cosa pensavi degli Italiani prima di venire in Italia.
«La pasta: pensavo non poteste vivere senza».
E invece?
«Invece è proprio cosi, siete pasta-dipendenti» (ride).
Sette anni in Italia, un accento da fare invidia ad Heather Parisi e un impegno continuo nella diffusione di una cucina italo-americana sana. Dove possiamo seguirti?
«Il mio blog, Italicana kitchen, è il posto migliore per conoscermi e seguire le mie attività. Lì ci sono le mie ricette spiegate foto per foto e un paio di altre sezioni a cui tengo molto: “slice of life/una fetta di vita”, ideato per aiutare gli artigiani italiani a promuovere i propri prodotti in America e “food for tought/cibo per la mente”, una sezione più poetica dove parlo di temi “grandi”. Tra le altre attività, sono ospite su Radio Bruno tutti i martedì alle 8, sono impegnata in vari show cooking in Italia e corsi privati di cucina e degustazioni in America, scrivo su “Italia Magazine” e “Wine tourism magazine”».
Sono soddisfatta e proprio mentre sto per darle un grande abbraccio e ringraziarla del suo tempo, mi guarda e mi chiede: «Posso dirti qual è il mio sogno nel cassetto?» Io, che adoro collezionare i dream-box, soprattutto quelli degli altri, trovandoli di grande ispirazione, la guardo con due occhi più grandi di due uova all’occhio di bue.
«Voglio condurre un programma di cucina e aiutare gli italiani in una promozione intelligente dei prodotti negli Stati Uniti».
Eh sì! La sua mente, il suo approccio sono orientati al pianeta, all’equilibrio vivace e multietnico, alla valorizzazione delle tradizioni inserite però in un contesto sociale che cambia. Non c’è che dire: Cindy Swain è una food blogger dal futuro!
Un amore di Swain
La storia d’amore di Cindy Swain con Correggio ve la devo raccontare a patto che non vi commuoviate. Arriva per lavoro sette anni fa: vuole rimanere un anno, imparare l’Italiano e scrivere un romanzo.
Il romanzo prende forma, anzi vita: succede che Cindy, amante di film oltre che di viaggi, cucina, libri e in generale delle cose “belle”, incontra il suo principe azzurro, un correggese doc, mentre noleggia un film al video noleggio (…il gene Spielberg). Succede pure che si sposano e che vivono felici e contenti a Correggio, il paesino che lei definisce “una metropoli” rispetto al suo, nello Stato di Washington, dove c’era a malapena un semaforo. L’atmosfera però è la stessa: le persone si salutano gridando mentre pedalano, fare la spesa è un rito sociale e la ciambella sulla tavola dice che è domenica.
McM