Il calvario dei frutticoltori reggiani è iniziato nel 2015, quando la presenza della ormai famosa Cimice Asiatica ha reso evidente l’entità dei danni che è in grado di provocare sui frutti. Si chiama Halyomorpha halys, ed è una cimice molto simile a quella da sempre presente nel nostro territorio, distinguibile per la corazza marmorizzata di colore grigio-marrone. Arriva dall’Asia orientale ed è già sbarcata negli Stati Uniti e nell’Europa Centrale da molto tempo.
In Italia è stata individuata per la prima volta a Modena nel 2012 e da allora, per la sua pericolosità, è sorvegliata con la massima attenzione dai servizio fitosanitari competenti, in collaborazione con l’università di Modena e Reggio che ancora oggi coordina il sistema di monitoraggio.
L’insetto è un polifago con predilezione per le piante arboree ed arbustive, tanto che le colture più a rischio sono i frutteti e i vigneti, ma anche piante ornamentali e alcune ortive e colture in pieno campo. Le punture che l’insetto provoca sui frutti con il suo apparato boccale pungente li rende deformi, inconservabili ed immangiabili a causa delle sostanze iniettate.
Nel corso degli anni la sua diffusione sul territorio ed i danni provocati ai frutti in fase di maturazione è stata crescente, soprattutto a causa delle difficoltà del controllo chimico di questo insetto così coriaceo.
Di maggiore efficacia e massima sostenibilità ambientale sono risultati mezzi di difesa fisici costituiti da reti perimetrali installate per circoscrivere i frutteti ed evitare l’ingresso dello sgradito ospite fra i filari. Soluzioni tuttavia non applicabili ovunque e non in grado di condurre ad una riduzione di una popolazione sempre crescente del fitofago, che peraltro a fine stagione si trasferisce cercando riparo nelle abitazioni, in particolare nelle vicinanze delle finestre.
Il fenomeno sta quindi diventando anche un problema sociale. Per questi motivi la nostra regione si è duramente battuta per ottenere l’autorizzazione ad introdurre nelle nostre campagne l’ormai nota e attesa Vespa samurai: un antagonista naturale che, una volta validata la sua sicurezza applicativa, pare essere in grado di decimare la popolazione di Cimice Asiatica.
La Vespa samurai, Trissolcus japonicus, è una piccolissima vespa che non ha nulla a che vedere con le vespe che ben conosciamo ed è in grado di svilupparsi a spese delle uova di cimice impedendone la schiusa. Si tratta di un arma biologica più piccola di un millimetro, non aggressiva, che si nutre di polline e nettare ed è l’antagonista naturale della cimice asiatica. Anche questa è stata importata con un lungo iter burocratico/autorizzativo ed un altrettanto complesso processo di quarantena e di valutazione dei rischi, per verificarne l’eventuale impatto ambientale che potrebbe derivare dalla sua immissione in campo.
In regione confidano sul fatto che quando sarà possibile allevare, riprodurre ed introdurre in campo questo insetto diventi possibile riportare, con i tempi dovuti, la situazione sotto controllo. In questo modo la cimice asiatica non verrà sterminata, questo sarà praticamente impossibile, ma fortemente ridotta come entità di popolazione. Il segreto del successo di questa iniziativa dovrebbe consistere proprio nella costituzione di un equilibrio fra insetti, Cimice e Vespa, entrambi di importazione, che si garantiranno a vicenda la sopravvivenza. Se il primo venisse a mancare l’altro non avrebbe di che vivere a soccomberebbe a sua volta. A quel punto però si sarebbe ristabilita la condizione iniziale dei tempi della loro assenza sul nostro territorio.