Nel mese di luglio ci ha lasciati a ottant’anni Mario Zanni, titolare del bar di San Martino in Rio al quale, a detta di molti giornali, si sarebbe ispirato Ligabue per scrivere la nota canzone. Anche Primo Piano vuole omaggiarne la memoria, unendosi al cordoglio di chi l’ha salutato per l’ultima volta.
Allo stesso tempo, però, vogliamo provare a ricostruire l’origine della canzone e i motivi che l’hanno ispirata. Il brano, come tutti ricorderanno, faceva parte del disco d’esordio del nostro rocker e ne costituisce, secondo molti, una delle prove migliori. E così Mario è diventato la figura del barista per antonomasia. Del barista, più che del barman. E nemmeno dell’oste, parola che rimanda a un immaginario della generazione precedente, quella di Guccini, per intenderci.
Mario, il personaggio della canzone, rappresenta un po’ tutti i Mario della bassa. È diventato un archetipo, così come solo la grande musica popolare può fare.
Ma è stato lo stesso Luciano a rivelarci, in un’intervista rilasciata a “Correggio Mon Amour”, che, in realtà, il vero Bar Mario per lui era il Bar Tubino. Quello che, come la generazione dei correggesi da quarant’anni in su ricorderà, era ubicato all’inizio di Corso Mazzini, zona porta Modena, al posto dell’attuale Benetton.
Gestione fratelli Radeghieri, ancor prima dell’Adriana. Anche la compagnia di amici di Marco Ligabue, fratello minore di Luciano, era solita ritrovarsi lì e per questo era detta “compagnia del Tubino”.≤Un bar molto popolare, che ai tempi di Peppone e Don Camillo era vissuto come un bar di sinistra, mentre con gli anni perse sempre più quest’aura romantica per diventare il classico bar di paese. Quello in cui andavano tutti, dai ragazzini che giocavano a flipper, poi affiancati dai primi videogame, agli anziani che passavano le giornate alle busche: due tavoli da biliardo, i gelati artigianali d’estate, la dama e gli scacchi per gli ultimi appassionati, il ritrovo serale delle compagnie di giovani che vi sostavano delle ore senza obblighi particolari di consumazione… Come non pensare al “Bar Sport” di Benni o al “Postoristoro” di Tondelli?
Nell’ultima intervista che ha rilasciato per il nostro giornale, Luciano ci ha confidato, con un po’ d’amarezza, che oggi non può più frequentare i “bar Mario” come una volta. Ha provato a ricostituirne uno simile in quello che è diventato, da diversi anni, il buen retiro per lui e i suoi amici, in un casolare ristrutturato in mezzo alla campagna. E ha aggiunto che ama darsi appuntamento con la sua compagnia in un gruppo Whatsapp: “Non è esattamente come vedersi di persona”, ci ha detto, “ma almeno è un modo per sapere che gli altri ci sono e far sapere agli altri che anche tu ci sei per loro”.
Mario lo ritroviamo in altre tre canzoni del Liga: la celeberrima “Certe notti”, “I duri hanno due cuori” e “Walter il mago”. Durante un tour negli stadi, Mario compariva sul palco, impersonato dal “fido Maioli”. Così come non potremo mai dimenticare l’interpretazione che ne dà Guccini in “Radio Freccia”, anche se il personaggio del film si chiama Adolfo. E Bar Mario, infine, è il nome del fan club ufficiale di Ligabue.
Poi c’era il Mario del Bar River di San Martino in Rio, quello in cui il Liga e la sua prima band, gli OraZero, facevano tappa dopo le prove. Mario Zanni, che da poco ci ha lasciato, ci ha sempre tenuto a farlo sapere in giro – e come dargli torto, del resto? – e generazioni di fan di Ligabue si sono recate da lui in pellegrinaggio, sperando di ritrovare l’atmosfera del locale che si respira nella canzone.
Luciano non ha mai del tutto smentito, soprattutto per affetto nei confronti della persona.
Ma le canzoni, almeno quelle riuscite – e “Bar Mario” lo è – prendono spunto dalla realtà per deformarla, attraverso la lente di chi ha ricevuto in dono la capacità per farlo. Per questo il ricordo di Mario durerà in eterno. Di lui e di tutti i Mario che hanno gestito bar in qualche remota provincia d’Italia.