Chirurgia della mano, opera di alta precisione

Filippo Pantaleoni, specialista, un talento in crescita

Conoscete la regola delle diecimila ore? Uno psicologo svedese ha affermato che per eccellere in una qualsiasi disciplina servono diecimila ore di allenamento che, calcolando un impegno full time di otto ore giornaliere, si traducono in tre anni di esercizio.

Filippo Pantaleoni, medico chirurgo specializzato in microchirurgia della mano, è uno di quei professionisti che ricerca la perfezione nella sua disciplina, attraverso l’allenamento e lo studio continui. Certo, la natura è stata generosa con lui in fase di assegnazione di talento, ma gli spetta il merito, e non è poco, di essersene preso cura con impegno e massima costanza. «Ho iniziato a frequentare la Chirurgia della Mano dal terzo anno di medicina: durante gli anni della specialità, spendevo sempre il mio tempo libero in quel reparto, fermandomi oltre il mio orario di lavoro. Mi appassionò fin da subito la sua complessità: mentre l’ortopedia si fa largo tra nervi, vasi e tendini per arrivare all’osso, la chirurgia della mano li cerca per lavorarci sopra».

La Chirurgia della Mano di Modena ha una lunga storia. Nasce infatti tanto tempo fa per merito del professor Augusto Bonola, il quale poi, nel 1962, fu anche tra i fondatori della Società Italiana di Chirurgia della Mano (SICM). Il logo della SICM è infatti la mano scolpita nella cancellata del vecchio Ospedale Civile Sant’Agostino di Modena, forgiata nel XVIII secolo dal famoso fabbro Giambattista Malagoli, con sotto la citazione di Iulius Casserius “rimatur manus apta manum, mens erue mentem” (la mano abile del chirurgo disseziona la mano, la mente ne supporta la comprensione). Credo proprio che il professor Bonola, come lo è il dottor Roberto Adani, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia della Mano e Microchirurgia del Policlinico di Modena, sarebbe orgoglioso di Filippo. Vincitore nel 2021 del FESSH Travel Award in Austria e della BSSH International Visiting Fellowship nel Regno Unito, programmi internazionali che lo hanno portato a visitare i più rinomati Centri europei, ad oggi è considerato una delle promesse della Chirurgia della Mano.

 

Qual è il tuo prossimo passo, Filippo?
«Ti ringrazio per queste parole, ma sono solo una persona appassionata del proprio lavoro. I programmi internazionali sono stati certamente stimolanti e mi hanno permesso di assistere ad interventi avanguardistici. In questa specializzazione il futuro è sempre già oggi, perché gli strumenti a disposizione in sala operatoria, le tecniche chirurgiche e la fisioterapia post-intervento sono in continua evoluzione. È quindi assolutamente necessario conoscere e studiare quello che fa il resto del mondo per restare costantemente aggiornati.

Ora però, vorrei portare in Italia quello che ho imparato all’estero: anche per questo ho accettato l’incarico di tutor al Corso Avanzato di microchirurgia italiano che si svolge annualmente a Napoli, ideato e organizzato da alcuni chirurghi appassionati che credono fortemente nella possibilità di far diventare l’Italia un punto di riferimento internazionale per la Chirurgia della Mano».

Filippo incrocia le mani sul tavolo con calma serafica e io non posso fare a meno di guardarle e pensare che quelle stesse falangi ricuciono vasi sottili come capelli. Gli chiedo perché la microchirurgia della mano non si affida alla robotica. «I robot sono lenti. Per lavorare su porzioni di tessuto cosi piccole serve precisione ma anche una certa velocità. Il laccio emostatico, che viene posizionato nell’arto del paziente per potere lavorare in ischemia e quindi senza sangue, può essere mantenuto per non più di due ore. Mentre studiavo e abitavo a Correggio sono diventato amico di un macellaio che mi riservava sempre le ali di pollo più piccole. Le portavo a casa, le posizionavo sotto al microscopio che mi ero acquistato e poi iniziavo ad esercitarmi un’ora dopo l’altra alla ricerca di una sutura migliore, di una tecnica più precisa».

Per ora Filippo rimarrà con noi in Italia. Ha firmato un contratto al Policlinico di Modena dove il dottor Adani, lungimirante guida della Chirurgia della Mano, continua il suo programma di formazione e cura di nuovi talenti come Filippo. Chi ha detto che l’America è solo in America?

Condividi:

Leggi anche

Newsletter

Scroll to Top