Chernobyl

Chernobyl: correggio non dimentica

Mirca Riccò: con "Ciao" un aiuto ai bambini bielorussi

Chernobyl? Presente.
La mostra del fotografo reggiano Erik Messori, che sta per concludersi in questi giorni al Palazzo dei Principi, porta queste due parole nel titolo. Parole eloquenti, per dire che la più grande tragedia nucleare dell’umanità non è un capitolo chiuso e archiviato nella nostra fragile memoria, ma è un dramma che, trent’anni dopo, vive ancora nel presente. Vive nei cinque milioni di persone che abitano in zone della Bielorussia e dell’Ucraina dichiarate ufficialmente contaminate, vive nei tanti bambini che ancora nascono con tumori e leucemie, vive negli incendi di quei boschi che propagano il dannato cesio nell’aria, vive negli irrisolti problemi di sicurezza del sarcofago in cemento che copre il reattore esploso.
«Le immagini della mostra sono crude, agghiaccianti» dice Mirca Riccò «ma la realtà che si vive là lo è ancora di più. Ogni volta che vado in quei villaggi, torno con un macigno nel cuore e sempre più animata dalla voglia di fare qualcosa per quelle famiglie sventurate, per quei bambini senza sorriso».

Mirca Riccò è co-fondatrice e presidente di “Ciao – Correggio Insieme”, l’associazione di volontariato che compie dieci anni e che ospita, presso famiglie correggesi ogni settembre, bambini tra i sette e i nove anni provenienti da due villaggi delle zone più colpite vicino alla Centrale di Chernobyl.
Sono 98 i bambini che hanno fatto tappa a Correggio, in questi dieci anni, per quel soggiorno di cinque settimane.

[blockquote text=”QUEI BIMBI, PER IL SOLO FATTO DI ALLONTANARSI
DALLE ZONE CONTAMINATE POSSONO VEDER RIDURSI
LA LORO CARICA RADIOATTIVA FINO AL 50%” show_quote_icon=”yes” text_color=”#3d3d3f” width=”100%” quote_icon_color=”#7ab41d”]

Per loro «un passaggio che riconcilia con la vita, riporta il sorriso e crea un legame con famiglie che cercano di lenire la loro sofferenza con generosità» spiega Mirca. Quei bimbi, per il solo fatto di allontanarsi dalle zone contaminate dove vivono, possono veder ridursi la loro carica radioattiva fino al 50%, avere cure mediche specialistiche e fare un’esperienza relazionale che lascia il segno. «Da non credere è il divario che, noi e loro insieme, sperimentiamo nel livello di vita. Le cose che noi diamo per scontate, come fare la doccia, usare il bagno, per loro sono una novità assoluta. Laggiù la povertà e il degrado civile sono impressionanti. E in quei settembre di accoglienza che sconvolgono il nostro tran tran famigliare, l’ingiustizia di questo divario ci viene scaraventata addosso, disarmante» confessa Mirca.
ChernobylLe 20 famiglie di “Ciao – Correggio Insieme”, comunque, non fanno solo questa opera di accoglienza. «La nostra solidarietà arriva nelle scuole dei villaggi bielorussi da cui vengono quei bambini, dotandole di servizi igienici, serramenti, strumenti didattici ed entra all’Ospedale Maggiore della città di Gomel, con attrezzature e supporti per la chirurgia pediatrica» ricorda Mirca.
Correggio? Presente, dunque.
Trent’anni fa, laggiù collassava un reattore; dieci anni fa, quaggiù germogliava una bella Associazione. Anniversari simbolici. La terribile nube della radioattività; la confortante luce della solidarietà. Non dimentichiamo, né l’una, né l’altra.

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