Cheerleading: non chiamatele ragazze Pom Pom

Acrobazie per stupire

Il Cheerleading è uno sport che richiede grande preparazione fisica, tecnica e concentrazione.
Nato negli USA, poco diffuso in Italia, a fatica sta cercando il proprio spazio nel nostro panorama sportivo.
Per di capirne di più ho scambiato un paio di riflessioni con Martina Amadei, nostra concittadina e capitano delle Flames di Carpi.

L’immaginazione collettiva si sofferma sulle ragazze pom pom…
«Innanzitutto è bene mettere in chiaro che non siamo le solite ragazze pom pom come si pensa generalizzando, con minigonna, tacchi alti e capelli sciolti che animano partite e altri contesti sportivi… Quello è intrattenimento, mentre sia cheerdance (cheer senza prese in cui ci si esibisce con pom pom) che cheerleading (quello che faccio io) sono due vere e proprie discipline sportive».

Chiarito questo punto, in che cosa consiste il vostro sport?
«È il giusto mix tra ginnastica, sincronia nei movimenti, ballo e canto.
Il cheerleading è uno sport di squadra, nel quale s’impara a prendersi cura (fidarsi ad occhi chiusi) delle proprie compagne, ad ascoltare e a mettersi in gioco.
Gli ingredienti fondamentali sono: costanza, fatica, determinazione e sopportazione del dolore, perché i piccoli o grandi infortuni sono all’ordine del giorno (è considerato uno degli sport di squadra più pericolosi al mondo)».

Che risultati avete ottenuto?
«Sono alcuni anni che partecipiamo alle gare e abbiamo vinto diversi titoli nazionali. Quest’anno, il 1° marzo, ai campionati nazionali della nostra Federazione, la FICEC, siamo salite sul podio (seconde). Abbiamo preso anche parte ad esibizioni importanti: campionati nazionali di pallavolo, il Final Eight e l’All Star Game per il basket, esibizione all’Olimpico ad una partita di campionato (Roma-Milan). Più recentemente, giovedì 12 marzo, abbiamo preso parte alle riprese per il video della nuova canzone di Marco Ligabue».

La giuria su che cosa si basa per stilare una classifica?
«Viene dato un punteggio in base alla difficoltà, alla riuscita dell’esercizio, alla sincronia e all’impressione generale».

Da dove nasce questa tua passione?
«Ho iniziato a sei anni facendo ginnastica artistica e mi ricordo che fin da piccola ho desiderato di essere una Flames. Con gli anni sono entrata nella squadra agonistica e il passaggio dalla ginnastica al cheerleading è stato graduale».

Dove vi allenate?
«Facciamo parte della Polisportiva Nazareno di Carpi e ci alleniamo tre volte a settimana al Palazzetto dello Sport, per un totale di sei ore.
Le attuali allenatrici, Miriam e Maddalena Bigarelli, sono anche atlete».

Essendo uno sport minore, può comunque dare qualche prospettiva per il futuro?
«All’estero è uno degli sport fra i più ammirati e praticati e spero tanto che diventi sempre più famoso anche in Italia.
Per quanto riguarda gli sbocchi lavorativi, in futuro mi piacerebbe allenare e la FICEC propone dei corsi di formazione tenuti da allenatori, anche stranieri, e giudici di livello internazionale.
Guardando il video su YouTube “140 Flames Senior” di FICEC TV si può ammirare la complessità degli esercizi e la preparazione atletica che occorre.

Per progredire non si può far altro che provare e riprovare e più si diventa brave più le prese sono rischiose. Ma senza tentare e senza “crosta” non si va da nessuna parte.
Quindi concludo dicendo che le vere cheerleader hanno molte più “palle” (scusami il termine) di sportivi che praticano altre discipline molto più considerate».

Mi raccomando quando le incontrate non chiamatele ragazze pom pom…

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