Dieci bottoni di madreperla, piccoli; una cerniera di 20 centimetri; una spagnoletta di cotone bianco per la macchina da cucire; mezzo metro di nastro gros grain blu. La lista era scritta a mano su un foglietto a quadretti spiegazzato, perché lo stringevo forte per non perderlo. Come tante altre volte mia madre mi aveva affidato il compito di andare ad acquistare l’occorrente per il suo lavoro. Era una delle commissioni che facevo più volentieri. Destinazione: il negozio dell’Aderita, detta Derita, in Piazza S. Quirino, dall’altra parte della Chiesa, proprio dietro al monumento ad Antonio Allegri. Quelle liste naturalmente erano sempre diverse e anche molto più lunghe, perché dall’Aderita si è sempre trovato di tutto.
È stata la “merceria” correggese per antonomasia, punto di riferimento sicuro per chi nella nostra zona ha lavorato di sartoria o semplicemente era appassionato di cucito, ricamo o lavoro a maglia. Ho usato i verbi al passato perché proprio un mese fa, alla fine di dicembre, “L’Aderita” ha chiuso. «È arrivata l’ora della pensione anche per me» spiega sorridente e determinata la Renza, nipote amatissima della titolare storica del negozio, appunto Aderita Fantuzzi.
Renza Guidetti è la figlia di Laura Santini, nata dal matrimonio tra Aderita e Augusto Santini che tutti ricordano come il responsabile della macchina dei bottoni, quell’attrezzo, per intenderci, che magicamente (almeno agli occhi dei bimbi che accompagnavano la madre o la nonna nel negozio di piazza San Quirino) sfornava bottoni ricoperti di stoffa di ogni tipo e colore, secondo le necessità della sarta o della arzdòra (perchè negli anni in cui Aderita e Augusto erano in negozio anche la semplice donna di casa era un’abile sarta, ci si doveva arrangiare). Il deus ex machina del negozio comunque era l’Aderita. Nata nel 1900, subito dopo la guerra iniziò la sua esperienza di commerciante, “ereditando” la merceria da una certa Marietta che la considerava come una figlia. L’Aderita si rivelò una commerciante nata: «Riusciva a venderti una spagnoletta rossa anche se tu l’avevi chiesta bianca» racconta Renza con gli occhi che le ridono, ricordando le abilità della nonna. «Poi, a chiacchiere, come lei ce n’erano poche – racconta – vivendo tutto il giorno nel cuore di Correggio sapeva tutto di tutti. La resi felice quando, dopo le scuole medie, decisi di lavorare con lei in negozio. Ero la sua “coca”. Di lei ho sempre apprezzato il buon umore, la voglia di essere attiva. Ci ha lasciati nel 1972, ma la sua presenza qui, dietro al banco, c’è sempre stata, prima accanto a mia madre Laura e a me, poi a farmi compagnia quando sono rimasta sola a gestire il negozio».
Dentro ai pochi metri quadrati zeppi di gomitoli, passamanerie, spagnolette e bottoni, Renza è stata testimone di grandi cambiamenti di costume, dagli anni 60 sino ai nostri giorni: «Quando ero ragazzina tutte le donne sapevano ancora cucire. Con il passare degli anni saper usare ago e filo, ricamare o lavorare a maglia non è più stata una necessità. La clientela è diventata sempre più anziana e le giovani che si avvicinano al cucito lo fanno più per hobby che altro». Il negozio della nonna Aderita ha dato a Renza tante soddisfazioni, soprattutto la possibilità di rimanere tutto il giorno, comunque, in contatto con le persone. «La decisione della chiusura – spiega con un filo di tristezza – dipende dal fatto che non c’è più nessuno della nostra famiglia a raccogliere il testimone».