Caro Marziano ti scrivo

Le imprese di Ettore

Caro Marziano Galattico,

ti scrivo perché sta arrivando il Natale e, si, certo, sono emozionato, ma il fatto è che mi sento anche un po’ a disagio e tu sei l’unico che di Natali non sa nulla, e paradossalmente l’unico che potrebbe capirmi o almeno non contraddirmi.

L’anno scorso di questi tempi io non ero neppure nato. Me ne stavo annodato nella pancia del Grande Battito, coccolato dal tepore indimenticabile dell’acqua, da vortici di musica confortanti e movimenti dolci.
Di notte i miei profili quasi trasparenti si confondevano con il buio e la luce di giorno era soffusa, di quelle che ti fanno pensare anche se non hai nessun pensiero pesante, di quelle che ti fan venire voglia di the caldo e libro mentre fuori nevica.
Non ridere se ti dico che quello è stato il più bel Natale della mia vita.

La mamma e tutti i miei famigliari aspettavano me. Mi aspettavano come si aspettano i cambiamenti importanti. Senza fretta e con molta speranza.
Non hai capito? Ok, mi spiego meglio: hai mai aspettato, Galattico, che cuocessero i capelletti perché avevi fame? Ecco, non quell’attesa.
Parlo dell’attesa di quando prometti a qualcuno di tornare sapendo che lo farai davvero. Parlo di questo. Di quando l’attesa non è mai senza speranza ma ne divide il cammino.
Sarà stata questa sensazione nitida e lenta di attesa reciproca, di luci soffuse… ma fatto sta che i miei cari mentre aspettavano con pazienza me hanno imparato un po’ ad aspettare anche Lui e io… io ho sperimentato questa attesa che sapeva di promessa.
Il mio buio, la luce fioca e temperata da lettura e questa calma lenta e piena di speranza è il mio più bel ricordo del Natale.
Mi capisci, Galattico?

Sta tornando il Natale e io sapevo che fosse così rumoroso, così abbagliante, così rosso e ciccione. Io avevo capito che fosse silenzioso e illuminato dalla luce delle candele, non dei LED.
Cerca di capirmi, Galattico, non sto dicendo che questa storia dei LED intermittenti, dei pacchetti e pandori non mi piaccia, anzi: sono elettro-frizzato dall’emozione ma ho molta paura che non sarà come il Natale dell’anno scorso.

Dimmi una cosa: tu Galattico lo vedi il nostro Natale da lassù? Lo vedi che la Terra si lucida e il buio scompare, lo vedi dappertutto o solo in qualche pezzo del Mondo? Se agito le mani con una candela in mano riesci a vedermi? Lo vedi che ho paura del caos?
Pensami questa sera prima di dormire e prega, recita, canta e balla perché quest’anno il Natale assomigli al più bel Natale della mia vita.

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