È scomparsa lo scorso agosto, all’età di 93 anni, Innocente Casarini. Molti a Correggio la conoscevano come la partigiana Tina, staffetta nella 77ª brigata Sap fratelli Manfredi. Ma Innocente è stata impegnata tutta la vita, soprattutto sul fronte dell’emancipazione femminile: fu attivista nell’Udi (Unione difesa donne) e costante presenza nel Centro correggese delle Donne del mondo, che riunisce donne italiane e straniere nel segno del reciproco scambio. Qui riportiamo la testimonianza di Gianna Radeghieri, operatrice FILEF nel Centro.
Carissima Innocente,
che strano, non ti ho mai scritto una lettera e la prima che ti scrivo non saprò dove spedirtela.
Ci sono rimasta un po’ male che te ne sei andata e sono sicura che anche tu avresti accettato di prenderti ancora un po’ di tempo. Nonostante gli acciacchi so che avevi ancora delle cose da fare, da ascoltare, da conoscere, da comunicare. Penso che tu avresti potuto vivere in eterno senza mai preoccuparti di avere esaurito un solo argomento.
E un pchino ci contavo che tu fossi eterna. Avevamo un progetto con le Donne del Mondo. Quando in Comune c’è stata la consegna delle medaglie agli ex partigiani correggesi, alcune donne straniere si sono molto interessate al fatto che anche donne avessero partecipato ad una guerra ed avevano espresso il desiderio di saperne di più. Chi avrebbe potuto rispondere alle loro domande meglio di te, che hai creduto sempre nell’importanza di passare la storia e le esperienze vissute? E avevi dato, con entusiasmo, la tua disponibilità a raccontare, ancora una volta, quel pezzo così importante della tua e della nostra vita. Sarebbe stata importante la tua testimonianza per loro che hanno vissuto altre battaglie ma camminano
su di una strada che non è la loro.
Contavamo sulla tua guida perché tu sei una delle persone che questa strada l’hanno scelta e tracciata. Speriamo non sia diventata meno sicura, ora che te ne sei andata.
Mentre ci penso mi sembra di vederti arrivare al Centro [delle Donne del Mondo, in corso Cavour, ndr], piano piano. Aprire la porta e mettere dentro la testa «Posso entrare? Disturbo? Mi fermo poco, poi devo andare…». Non era mai vero niente perché entravi tranquillamente tra le nostre rassicurazioni al riguardo, non disturbavi per niente e non avevi poi tutta quella fretta… Il Centro era il posto giusto per te che hai sempre creduto nel ruolo determinante delle donne nella società.
Dovevi conoscere e, ancora una volta, contribuire ad aiutare la giusta collocazione per queste nuove arrivate. Avevi ben capito che se erano lì era perché decise e pronte a camminare sulla tua (nostra) strada.
Ti interessavi alle persone e, nonostante tutto quello che avevi da dire, sapevi ascoltare.
Non ti hanno portato via Tina; eri così minuta e leggera, quello che la morte ha potuto toglierci era ben poca cosa rispetto a quello che di te ci è rimasto.
Le tue battaglie come resistente, come donna, come cittadina… hanno cambiato il nostro mondo. Sei e sarai nei nostri passi e nelle nostre voci, nel nostro presente e nel futuro non solo nostro.