Il grande dibattito con cui è iniziato questo 2022 riguarda gli aumenti dei costi dell’energia. I prezzi di luce e gas sono altissimi e questo sta creando notevoli problemi: che si tratti di una grande azienda, del piccolo esercizio commerciale o della bolletta di casa, siamo tutti travolti da questa spirale dalla quale difficilmente possono esserci vie d’uscita nel breve termine. Gli aumenti sono senza precedenti: se solo due anni fa il gas costava sui 15€ a megawattora, a dicembre 2021 siamo arrivati a quasi 180€, e oggi il suo prezzo si attesta intorno ai 70€. Questi valori hanno conseguenze concrete: l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente ha stimato che una famiglia italiana media, nel primo trimestre di quest’anno, avrà un aumento di costi del 55% per la luce e del 41,8% per il gas. Ma perché sta succedendo?
Le cause sono grosso modo tre. La prima è l’improvvisa e rapidissima crescita della domanda di energia seguita alla fine della pandemia: i consumi sono ripartiti in modo talmente rapido e brusco che i fornitori non sono riusciti a stare al passo. I mesi di lockdown hanno alterato i ritmi di tutti gli attori della catena del commercio: la crisi riguarda l’energia ma anche le materie prime, i trasporti, le spedizioni. La seconda ragione è meteorologica: lo scorso anno in Italia c’è stato pochissimo vento, e questo ha indebolito una delle principali fonti di energia rinnovabile del nostro paese, ossia quella eolica. In ultima battuta, a influire è anche la complicata situazione geopolitica della crisi in Ucraina. Le forti pressioni che la Russia sta esercitando sull’Ucraina e sull’Occidente hanno trasformato il gas in un’arma: siccome la maggior parte del gas europeo proviene dalla Russia, è nell’interesse di Putin tenere sotto scacco i paesi occidentali stringendo i rubinetti delle sue fonti di energia. Se venisse a mancare del tutto il gas russo, l’Europa si troverebbe in una situazione catastrofica.
La particolare debolezza dell’Italia risiede nel fatto che dipende per oltre il 40% del proprio fabbisogno energetico dalle importazioni di gas naturale, diversamente da altri paesi europei. Inoltre, il nostro paese è molto indietro con lo sviluppo delle fonti rinnovabili, le quali garantirebbero una maggiore sostenibilità, anche in termini economici, di fronte a scenari come quello che viviamo oggi. La diffusione delle fonti di energia rinnovabili è bloccata nel nostro paese dalla burocrazia e dalla mancanza di progettualità, e così ci si trova a dover inseguire soluzioni momentanee per superare la crisi: il governo è già intervenuto con dieci miliardi di euro, e nel momento in cui viene scritto quest’articolo si sta discutendo su un ulteriore pacchetto di cinque miliardi. Si tratta di una quantità enorme di soldi, pari quasi ad un’intera manovra finanziaria, ma anche così gli effetti di questa crisi non verranno annullati, ma solo attutiti.
Da Nord a Sud si ascoltano in ogni paese le storie di chi sta facendo fatica a tirare avanti in queste condizioni, dai produttori baresi della Pasta Granoro agli artigiani delle vetrerie di Murano. Nel suo piccolo, anche a Correggio le storie di chi sta risentendo degli aumenti si moltiplicano. Qualche settimana fa, Carmelo Carcione, titolare della pizzeria La Briciola, ha dovuto esporre un cartello per comunicare gli ultimi aumenti dei prezzi. «Purtroppo, siamo in tanti nel settore della somministrazione a dovere comportarci in questo modo», spiega Carcione. «L’energia elettrica è quella che più di tutto ci tartassa. Siamo disarmati: abbiamo la sensazione che non si possa fare niente, e non sappiamo quanto aiuteranno i soldi del governo. L’unica cosa da sperare è che gli aumenti si fermino qui». A mancare sono anche le materie prime: costa di più non solo la carta per i cartoni delle pizze, ma perfino la stessa farina, il cui prezzo è cresciuto di circa il 10% in un anno.
Anche Ettore Sassi, presidente della Fornace di Fosdondo, spiega che gli aumenti stanno avendo conseguenze concrete: «In tutto il 2021, il prezzo del gas per noi è salito quasi del 500% e l’energia elettrica del 300%. Noi ne risentiamo particolarmente perché siamo grandi utilizzatori di energia. I prezzi sono sempre saliti e scesi, ma oggi la forbice è troppo ampia: l’energia adesso è il primo costo dell’azienda». Quello che le ditte si trovano costrette a fare, quindi, è aumentare i prezzi: ma a cascata questo ricade su tutti gli attori della filiera e, come giustamente riassume Sassi, «alla fine della catena qualcuno gli aumenti li deve pagare». E prosegue: «Le aziende ribaltano a valle l’aumento del costo, ma quando il cliente finale smette di recepire questi aumenti, lì si ferma tutto. Ci sono aziende che hanno visto mancare proprio le materie prime. Noi fortunatamente siamo ancora riforniti di tutto, ma abbiamo sentito di altre realtà in regione che hanno dovuto fare anche duecento aggiornamenti di listino in un solo anno».
In questo contesto, anche le Amministrazioni pubbliche stanno avendo impennate nei costi molto difficili da gestire. Lo scorso 10 febbraio, il Comune di Correggio ha preso parte ad un’iniziativa di sensibilizzazione cui hanno aderito circa tremila Comuni in tutta Italia. In quella occasione, sono state spente per mezz’ora le illuminazioni dei diversi centri storici. Piazza San Quirino e parte di Corso Mazzini sono così rimasti al buio, a testimoniare una crisi che riguarda sì aziende e commercianti, ma anche enti pubblici e singoli cittadini. Ci aspettano settimane complicate, in cui dovremo restare in equilibrio tra bollette più alte e prezzi ritoccati. I fondi stanziati dal governo avranno sicuramente un effetto positivo, ma la speranza è che questa possa essere un’occasione per ripensare il nostro rapporto con l’energia e con le fonti da cui dipendiamo, e per cercare di costruire un futuro più stabile.