Il calicanto è un bell’arbusto che fiorisce nella stagione più fredda. Il suo nome, di origine greca, significa appunto fiore d’inverno. I suoi fiori profumati, gialli e porpora, sono una pioggia di stelle – dice la leggenda – cadute sulla pianta per ricompensarla della sua generosa ospitalità data agli uccelletti.
La cooperativa Calicanto di Reggio Emilia, presieduta da Adrio Vezzani, è nata per volontà dei genitori e degli operatori per proporre a giovani e meno giovani disabili esperienze formative, come progettare, restaurare, vendere arredi e abbigliamento, riparare e vendere biciclette, fornire servizi.
Attraverso corsi di formazione, stage in aziende elaboratori, i giovani arricchiscono la loro autonomia e la loro abilità, preparandosi all’ingresso nel mondo del lavoro.
Quest’anno, col nome Bòun da Màt, gestiscono il chiosco all’interno del Parco della Memoria; ci si ristora, ma si può anche pranzare o cenare con gustose soluzioni a Km 0 e trascorrere serate in musica o altri momenti di aggregazione (per scoprirli, consultate la pagina Facebook BòundaMàt).
Qui ho conosciuto Cecilia Vezzani, psicologa, fanciulla delicata come il calicanto e bionda come i suoi fiori, che con dolcezza ha rattoppato tante problematiche familiari e sociali legate alla disabilità e che, anche al parco, con pazienza e intelligenza, colma molte situazioni scomode nel coinvolgere diversi giovani, che l’aiutano nell’allestimento delle serate musicali.
Cara Cecilia, come sei giunta a questo chiosco di Correggio?
«La nostra cooperativa aveva già collaborato col Comune quest’inverno nel temporary store in centro, insieme ad altre cooperative. Per questa esperienza c’è stato un bando pubblico e noi, che avevamo già gestito una storica gelateria di Reggio (ex Romana) abbiamo accettato di buon grado di misurarci anche a Correggio».
Come sta andando?
«L’inizio è stato decisamente impegnativo, ma ora sono molto soddisfatta, soprattutto a livello umano grazie al contatto con tante categorie diverse di persone.
Con Lorenzo Campani, che vive questa avventura con me, condivido una grande passione per la musica; così abbiamo organizzato varie serate musicali, teatrali e proseguiremo con esposizione di quadri e atelier di pittura. Durante gli eventi la gente risponde bene.
Saremo qui fino a tutto settembre, con entusiasmo e idee nuove, musica e laboratori».
Nella vostra cooperativa quali disabilità incontrate?
«I più numerosi sono i down, poi c’è la sindrome di William e dei ragazzi autistici. Ci sarebbe tanto da dire sugli aspetti psicopatologici, cognitivi, genetici, ma forse non è questa la sede più adeguata.
Ma non lavoriamo solamente con le disabilità. Al Centro Simonini, in via Merulo a Reggio, è arrivata adesso una decina di rifugiati. Lì ci sono insegnanti, educatori e poi … ci sono io. Con noi imparano la lingua e un mestiere».
E questi GIG (giovani in giro)?
«Al martedì pomeriggio, qui al parco, collaboriamo con alcuni educatori del Comune, denominati educatori di strada, che fanno un lavoro stupendo con i ragazzi: vanno nelle piazze e nei parchi e con noi fanno writing, dipingendo con bombolette di colori grandi superfici. Assieme ad alcuni loro ragazzi coinvolgono anche i nostri del parco».
Cecilia mi mostra con orgoglio questo grande disegno, al centro del quale comparirà la scritta “Bòun da Màt”, che proprio oggi verrà terminata.
Poi mi prepara un ottimo caffè.