Augusto il Nomade con radici

Dopo trent’anni il suo ricordo è sempre più vivo

Sono passati ormai trent’anni dalla scomparsa di Augusto Daolio, cantante dei Nomadi, pittore e poeta. Sarà che proprio lui amava definirsi “nomade con radici”, ma la sua impronta è rimasta nella sua Novellara come nel cuore di tantissime persone in tutta Italia. Ne parliamo con il Sindaco di Novellara Elena Carletti.

 

Sindaco Carletti, a trent’anni dalla perdita di questo grande artista, quali emozioni si riconoscono vive nel suo paese?

«Quella di Augusto è stata davvero una popolarità particolare. Una popolarità fatta certamente di grandi canzoni rimaste nella storia della musica, ma soprattutto conquistata concerto dopo concerto, chilometro dopo chilometro, con un carisma unico ed un bellissimo rapporto con le persone, con il popolo nomade, in una sorta di tour infinito che ha toccato, in trent’anni di carriera, paesi e città di tutta la penisola.

Dopo la sua morte, i Nomadi hanno proseguito e hanno così continuato ad alimentare un mito ormai senza tempo, conosciuto e apprezzato oggi anche da molti giovani. La storia dei Nomadi in questo senso è più unica che rara, poiché rari sono i casi in cui le band sopravvivono ai propri leader. I Nomadi invece hanno saputo raccogliere il testimone di Augusto e, senza tradire la propria storia, hanno tracciato una nuova strada, fatta di concerti, viaggi, tante iniziative di solidarietà (anche internazionali) e nuovi successi».

 

Oggi sono numerose in tutta Italia le vie, i parchi e i giardini intitolati a lui, ma è qui che, anno dopo anno, si è consolidato il mito di questo grande artista. Ci può raccontare quanto di lui c’è ancora a Novellara?

«Augusto Daolio ha sempre vissuto nel cuore del centro storico ed è lì, proprio di fronte alla Rocca, in una delle case più antiche, che ha costruito la sua casa-studio, tutt’ora abitata dalla compagna Rosanna Fantuzzi. Gli antichi portici parlano ancora di lui e della sua presenza, così come le Valli dove amava recarsi in bicicletta nei pochi momenti di pausa dei tour. Una vita semplice e straordinaria nello stesso tempo, fatta di solide radici e di lunghi viaggi tra musica e scoperta.

Augusto Daolio riposa nel cimitero a Novellara, proprio accanto all’ingresso. La sua tomba, scolpita dall’amico scultore Graziano Pompili, è una grande opera con bassorilievi. Negli anni il cimitero è diventato meta di pellegrinaggio dei fans da tutta Italia e numerosi sono sempre i ricordi e i doni lasciati, dai pacchetti di sigarette alle targhe, dai biglietti ai ritratti».

 

Ci sono altri luoghi simbolo a Novellara, pieni di storia e di ricordi della sua musica?

«Sì, sono tanti i luoghi che ricordano e celebrano Daolio. A lui è stata intitolata molti anni fa la sala civica all’interno della Rocca, dove Rosanna Fantuzzi ha lasciato numerosi quadri in esposizione.

Pochi anni fa è stato poi realizzato un grande murales, affidato all’estro dell’artista Alessio B., che ritrae una grande immagine di Augusto, tratta dall’ultimo servizio fotografico realizzato proprio nel 1992, a casa sua. L’immagine, che occupa tutta la facciata di un palazzo, è ben visibile nel retro della Rocca di Novellara, ed è già diventata una tappa imperdibile per chi lo ama.

Poi, a sud di Novellara, è stato da pochi anni inaugurato il parco Augusto Daolio, che è a tutti gli effetti un parco artistico, molto frequentato, contraddistinto da panchine particolari dipinte da diversi artisti e a lui dedicate».

 

Non sono solo i luoghi a celebrarlo in Paese, ma anche le iniziative. Ci racconta del Nomadincontro?

«Proprio così, sempre a Novellara a febbraio, nei giorni del compleanno di Augusto, si tiene il grande raduno annuale, il Nomadincontro. A questo tanto atteso appuntamento musicale non mancano mai grandi sorprese, amici di una vita, ma soprattutto progetti benefici e borse di studio. Ed è proprio in quei giorni che da tutta Italia pullman e gruppi di ammiratori raggiungono il paese per trascorrere alcune giornate respirando quell’aria nomade che è l’insieme di tante suggestioni ed emozioni, di canzoni ed immagini che portano ancora oggi le persone a cantare a squarciagola “Il paese”, ovvero una sorta di inno di Novellara, “...mi sento nel cuore un grande amore, per il paese dove son nato”».

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