Nei campi intorno a Correggio è apparsa una coppia di giovani lupi. Si presume si siano allontanati così tanto dal loro territorio in cerca di cibo. È tutto un dire tra la gente distanziata o congiunta o online. È la cosa più eccitante che sia capitata da molto tempo a questa parte. Quando arrivo, il lupo cammina dignitoso sull’argine del canale, sembra in posa. Una piccola folla si è radunata nel campo di fronte, tutti armati di cellulari e macchine fotografiche e di un entusiasmo a prova di mascherina. Lui gigioneggia come un attore consumato. Mi avvicino cautamente.
D – Come si sta, Lupo, qui a Correggio?
R – Sono un po’ frastornato da tutte queste attenzioni. Come voi che venite qui per il Liga, io sono semplicemente venuto a Correggio per vedere Lupo Alberto. Per noi è una star. Se potessi avere un suo autografo i miei figli sarebbero felici. Poi, non dico una penna di Marta La Gallina, ma un pelo di Enrico La Talpa spero proprio di portarlo a casa, anzi alla tana. Ma nessuno mi ha saputo dire dov’è la fattoria McKenzie.
D – Non vorrei deluderla, ma è difficile trovarla se non si è disponibili a entrare in un cartone animato.
R – Lei dice? Il mio amico che mi ha accompagnato sostiene che dovrei cercarla in via Lupi & Sabbietta.
D – Non mi risulta che lì ci sia la fattoria. Ma, visto che siamo sull’argomento, lei per caso sa chi era Sabbietta?
R – Allora: i Lupi erano quelli della famiglia del mio amico. In particolare Lupo Lapo, un pro-zio di secondo grado, aveva contratto un matrimonio di convenienza con una Lupa soprannominata “Sabbietta” per via del colore grigiastro della pelliccia: da qui negli anni “Lupi & Sabbietta”. Mi ha seguito?
D – L’ho seguita. Sa cosa deve fare? Cercare i famosi “Lupi di Canolo”. Li riconoscerà senz’altro: corrono dietro ad una palla che è diventata ovale a forza di essere strattonata di qua e di là. Chieda a loro dov’è la fattoria.
R – Non mi dica! I Lupi di Canolo sono di Correggio e non di Canolo?
D – Ma è sempre Correggio. Correggio è grande, Correggio è “città”!
R – Lo so. Ieri è venuta da me anche la sindachessa con due vigili urbani. Pensavo mi volessero rimpatriare. E invece mi dice: «Lupo, lei ha qualcosa di contrario se propongo che la nostra bellissima Correggio diventi “Città della musica e dell’ululato”?» Anzi, dico io, sono onorato. Potrei portare qui un sacco di amici per un bel concerto in piazza. Ma il comandante dei vigili evidentemente mi considera pericoloso e mi chiede: «Un lupo è una fiera, no? Lei si considera una fiera?». Beh, a vedere le nostre fauci e i nostri artigli qualcuno può pensarlo. In effetti mio padre mi raccontava dei tempi eroici in cui eravamo catalogate come belve crudeli. «Allora non si può fare» dice il comandante alla Sindachessa, «già dobbiamo gestire quelle di san Giuseppe, di san Quirino e di san Luca, e vogliamo aggiungere una quarta fiera?»
Il lupo scuote la testa, non sa cosa pensare dell’incontro col Comune. Intanto una bambina bionda con gli occhi azzurri e il cappottino rosso firmato Peuterey si avvicina e con voce gentile gli dice: «Mi fai fare un selfie per favore? Vedi, anch’io ho il collo col pelo di lupo». Il nostro lupo si rabbuia, due grosse lacrime gli scivolano sulle gote: «Nooo! Ma è zia Ermelina! È scomparsa da mesi. Ecco dov’era finita». In preda all’ira compie un balzo, abbranca la bambina e ne fa un sol boccone. Mormora: «Mi dispiace, ma c’è sempre un Cappuccetto Rosso a rovinare le belle favole!».
Poi sputa il collo di pelo griffato, volta le spalle e se ne va.