Che non ci siano più le mezze stagioni è un dato di fatto. Soprattutto, anno dopo anno, stiamo vivendo situazioni dove le anomalie climatiche non fanno sconti agli eccessi. Quest’anno in particolare abbiamo dovuto convivere con la siccità innanzitutto ma anche con minime eccessive e massime senza mezze misure.
L’andamento siccitoso particolarmente anomalo aveva iniziato a preoccuparci già sul finire dell’inverno. Con il passare dei mesi le cose sono ulteriormente peggiorate. Il deficit idrico da allora si è ulteriormente aggravato visto che ad oggi i millimetri di pioggia attesi ma non caduti sul territorio correggese sono addirittura 380. Millimetri di pioggia che equivalgono a litri di acqua per metro quadro di superficie. È come dire che siamo in ritardo con la piovosità di circa 7 mesi. Condizioni che per tutto l’inverno non hanno permesso al terreno di immagazzinare acqua nemmeno negli strati profondi. A subire le conseguenze di questo inaridimento dei suoli sono state un poco tutte le colture a partire dai seminativi e da quelle con apparato radicale più superficiale. Tanto che nelle campagne le irrigazioni sono iniziate con ampio anticipo rispetto alla consuetudine e per certi versi si inizia seriamente a temere che, avanti di questo passo l’acqua, quest’anno rischierà di essere contingentata.
Ad aggravare ulteriormente la situazione ci si mettono anche le temperature massime che già da diversi giorni sono abbondantemente al di sopra della media. E questo nonostante la primavera sembrasse non voler mai decollare basti per esempio ricordare le gravi brinate che per tre notti consecutive, il 20, il 21 ed il 22 aprile, hanno portato il termometro anche a – 2 gradi centigradi a primavera inoltrata. La media delle temperature minime di aprile è stata di 2 gradi inferiore rispetto a quella dello scorso anno. Questo però al di là del fenomeno della brinata, che non si verificava da anni ma che ha sempre caratterizzato la nostra pianura, visto che anche maggio e giugno hanno fatto registrare minime medie rispettivamente di 2 e 3 gradi inferiori rispetto al 2016. In compenso la media delle temperature massime, quelle che si verificano di giorno e contribuiscono ad accentuare il fenomeno della siccità, sono state superiori di 2 gradi centigradi rispetto a quelle dello scorso anno. Quelle di giugno addirittura di 4 gradi. Una situazione che inevitabilmente ha anche accentuato la forbice di escursione termica fra la temperatura massima del giorno e la minima della notte che sono state sempre intorno 15° gradi con un massimo di 17° nel mese di giugno. Ovviamente l’anomalia di questi valori si evidenzia solo nel momento in cui le temperature minime e massime vengono analizzate in forma distinta. Dal punto di vista matematico in effetti minime troppo fredde e massime troppo calde producono una media della temperatura del tutto in linea con quella caratteristica del nostro territorio quando nella realtà il disagio arrecato è ben differente. È per questo che oggi più che mai occorre rafforzare l’attenzione per le colture e per le varietà autoctone che da sempre si sono adattate alle anomalie del nostro clima e con il mutare dello stesso si sono a loro volta adeguate ad assecondarlo al meglio.