Troviamo nella cultura popolare molti modi di dire e molte storie che prendono come riferimento l’asino attribuendogli particolari caratteristiche.
Iniziamo questa disamina con alcuni giochi di parole che ci introducono al tema.
A s’nas, a s’nas / Si nasce, si nasce
a s’nas, a s’mor. / si nasce, si muore.
Pare essere una semplice considerazione sulla condizione umana ma in realtà cambiando la posizione agli apostrofi si trasforma il significato delle parole e della frase. Diventa un’amara constatazione sulla impossibilità, qualora si sia nati stolti, di cambiare la propria indole, il proprio destino.
Asnas a s’nas / Asinacci si nasce
asnas a s’mor. / asinacci si muore.
Questa possibile trasformazione nei nomi ma permanenza nei fatti, viene confermata da un altro modo di dire:
Chi nas esen / Chi nasce asino
al mor sumer./ muore somaro.
Non c’è possibilità che un asino nel tempo evolva la propria condizione e… si trasformi in cavallo.
Surrogato del cavallo
Il cavallo è un animale veloce, elegante, intelligente… L’asino, per il suo aspetto e per le sue attitudini è considerato il “parente povero”, la brutta copia del cavallo. Scherzosamente si dice:
L’è un caval cun a gl’ureci lunghi… un esen!/ È un cavallo con le orecchie lunghe… un asino!
Comunque, quando non si dispone del massimo, ci si accontenta di quello che si ha utilizzandolo al meglio.
Quand a n’gh’è mia i cavai,/ Quando non ci sono i cavalli,
a trota anca j’esen./ trottano anche gli asini.
Capacità di sopportare grandi fatiche
L’asino è utilizzato dall’uomo come animale da lavoro e per il trasporto di persone e merci.
Traina carretti, trasporta pesanti some anche su vie impervie e sconnesse.
È più robusto del cavallo, ha grande resistenza, sopporta grandi fatiche accontentandosi di alimenti poveri.
Quando indugia o si concede delle pause viene anche percosso. Per questo si usa dire:
Lavurer cme n’esen./ Lavorare come un asino.
Stuf cme n’esen./ Stanco come un asino.
Fedro aveva efficacemente descritto questa condizione.
“Chi nasce sventurato non lo è solo da vivo ma anche da morto. I sacerdoti di Cibele sono soliti andare con un asino carico di bagaglio e quando, dopo avere tanto faticato e preso botte, l’asino muore, lo scuoiano e con la pelle fanno dei tamburi per divertirsi. Ragion per cui lui che sperava di non prendere più botte, dopo la morte continua a prenderne”.
Stupidità e testardaggine
L’asino è un animale ostinato con un forte istinto di conservazione. È testardo nei comportamenti e spesso pare non comprendere quello che gli viene comunicato e i compiti che gli vengono assegnati. In molte occasioni mantiene un atteggiamento assente e irremovibile. Appare incapace di comprendere e di decidere. Per questo motivo agli studenti svogliati e poco intelligenti veniva assegnato il copricapo con le lunghe orecchie da asino. Dalla cultura classica ci viene la storia dell’Asino di Buridano. L’apologo racconta di un asino che posto tra due mucchi di fieno identici non riesce a decidere quale mangiare e… per questo muore di fame.
T’è propria n’esen / Sei proprio un asino… (hai comportamenti stolti)
Inaffidabilità
Di una persona incostante che cambia continuamente opinione e comportamento si dice:
Al sta in un pinser / Sta su di un pensiero
cme n’esen in un sinter. / come un asino in un sentiero.
Di chi si comporta in modo illogico e sconsiderato:
Da un esen t’en t’po aspeter che di chels. / Da un asino non ti puoi aspettare altro che dei calci.
Dotazione sessuale
Una delle caratteristiche che maggiormente connota l’asino è la sua prestanza sessuale.
Pare essere dotato di un membro di grandi dimensioni e di due enormi testicoli che vengono presi come riferimento nei detti popolari.
Di un uomo superdotato si dice:
Al gh’a la voja d’esen / Ha la voglia dell’asino…
Di uomo molto ricco:
L’è pin ed sold cme n’esen pin ed maroun / Ha abbondanza di soldi come un asino ha abbondanza di testicoli.
Tutte le informazioni che vi sono state fornite permetteranno di riconoscere a prima vista un asino e di poter cogliere i vari aspetti del suo comportamento e della sua indole; anche se a tale scopo pare essere molto più utile il talento naturale che già si possiede:
Per cgnoser n’esen a gh’n’in vol n’eter./ Per riconoscere un asino ce ne vuole un altro.
Non ci rimane che verificare questa ipotesi con un vecchio gioco:
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